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Vale la pena sottolinearlo: era da un bel po’ di tempo che al “Mazza” non si vivevano cinque o sei minuti così concitati come quelli vissuti alla mezz’ora di SPAL-Fiorentina. L’annullamento del gol di Valoti e la conseguente assegnazione del rigore per il fallo di Felipe su Chiesa hanno infiammato il pubblico ferrarese, colpito in pieno dalla scientifica crudeltà del procedimento, oltre che da un comprensibile senso d’ingiustizia per un gol (meritato) eliminato dal tabellino.

Lasciando da parte l’aspetto emotivo (e non è facile), vale la pena ricostruire i motivi che hanno indotto Pairetto e il VAR Mazzoleni ad agire come hanno fatto, basandosi esclusivamente sull’edizione 2018 del Regolamento del Giuoco del Calcio pubblicata dall’Associazione Italiana Arbitri.

Nella sezione relativa al protocollo VAR viene immediatamente specificato il ruolo del Video Assistant Referee (nel caso di SPAL-Fiorentina, Mazzoleni):

1. Un VAR è un ufficiale di gara, con accesso indipendente ai filmati della gara, che può assistere l’arbitro soltanto in caso di “chiaro ed evidente errore” o “grave episodio non visto” in relazione a:
a.rete segnata / non segnata
b.calcio di rigore / non calcio di rigore
c.espulsione diretta (non seconda ammonizione)
d.scambio d’identità (quando l’arbitro ammonisce o espelle il calciatore

Nel caso del contatto tra Felipe e Chiesa (sul quale non entriamo nel merito, almeno in questa sede), Mazzoleni ha scelto di richiamare l’attenzione di Pairetto in base al punto B, ritenendo che il collega avesse palesemente sbagliato a valutare l’entità del contrasto o non l’avesse visto del tutto (malgrado un posizionamento che dalle immagini appare buono).

A caldo si è dibattuto molto sull’impatto enorme che l’annullamento del gol e il successivo ribaltamento del punteggio ha avuto sulla psiche dei giocatori della SPAL. E questo ha generato un’ampia discussione sull’effettiva crudeltà della procedura, sollevando principalmente un interrogativo, tra i tanti: perché l’arbitro non ha fermato il gioco per ricontrollare l’azione incriminata? La sezione del regolamento relativa alle pratiche di revisione recita così:

• L’arbitro può avviare una “revisione” per un potenziale “errore chiaro ed evidente” o un “grave episodio non visto” quando:
– il VAR (o un altro ufficiale di gara) raccomanda una “revisione”
– l’arbitro sospetta che qualcosa di grave non sia stato “visto”
– se il gioco è già interrotto, l’arbitro ne ritarda la ripresa
– se il gioco non è ancora interrotto, l’arbitro interrompe il gioco quando il pallone è in una zona / situazione neutra (di solito quando nessuna squadra è impegnata in un’azione d’attacco)

L’ultimo paragrafo è quello che ci interessa di più. Tra il fallo di Felipe e la rete di Valoti sono trascorsi appena 33 secondi. E il pallone è transitato solo per pochi istanti in una zona neutra (così come definita dal regolamento), nel momento in cui è stato liberato dall’area e passato a Schiattarella per l’avvio dell’azione del contropiede. Per cui il momento successivo più indicato per la cosiddetta “On Field Review” (la revisione al monitor da parte dell’arbitro) è diventata l’interruzione del gioco in seguito al gol di Valoti.
A questo bisogna aggiungere il tempo tecnico per la revisione delle immagini da parte di VAR e A-VAR fuori dal campo: verosimilmente Mazzoleni e il suo collega Ranghetti hanno utilizzato quei 33 secondi per rivedere il contrasto da tutte le angolazioni disponibili. E’ paradossale, ma viene spontaneo pensare che se l’azione della SPAL fosse durata anche solo trenta secondi in più, probabilmente non sarebbe accaduto il finimondo (durato quasi quattro minuti) a cui abbiamo assistito.

In tribuna stampa si è dibattuto molto anche sul tempo impiegato da Pairetto per la On Field Review, con i ventidue in campo in totale apprensione sulla linea laterale. A questo proposito, il regolamento stabilisce due principi, tra gli altri:

Non c’è un limite di tempo per il processo di revisione poiché l’accuratezza della decisione è più importante della rapidità nel prenderla.

L’arbitro è l’unica persona che può prendere la decisione finale; il VAR ha lo stesso status degli altri ufficiali di gara e può solo assistere l’arbitro

Insomma, in termini procedurali tutto è stato fatto secondo il manuale. Peccato che nel giudizio della vicenda rimangano in ballo tutti gli elementi soggettivi, a partire dall’effettiva entità del contatto tra Felipe e Chiesa, e l’eventuale accentuazione delle conseguenze da parte dell’attaccante della Fiorentina.