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Non che ci fosse bisogno di ulteriori conferme, ma la SPAL farebbe bene a tenersi stretta Sergio Floccari, a prescindere dai suoi intenti di carriera. Un’ulteriore testimonianza della sua saggezza arriva da una bella intervista realizzata da La Gazzetta dello Sport, in cui il numero dieci biancazzurro non esclude affatto di poter proseguire un altro anno nelle vesti di calciatore.

Vediamo. Fino a dicembre due microfratture al piede mi facevano pensare di mollare a fine anno. Poi da gennaio mi sono ripreso e quindi devo pensare se smettere oppure no. Se diventare allenatore oppure no. A salvezza acquisita, spero, se ne parla anche meglio. Qui ho trovato passione, semplicità, la tendenza a vedere il bicchiere sempre mezzo pieno, l’abbraccio che la città ha verso la squadra. Spero non cambi mai“.

FLOCCARI… IL NORMALE – “Al giorno d’oggi la normalità, quindi la semplicità, non fa audience. Ora non c’è argomentazione, dialogo, la cosiddetta piazza: spingi un tasto, aggiungi un ‘mi piace’ e magari lo fai perché ne vedi trecento e segui la massa. L’andazzo è questo. L’altro giorno Petagna, Schiattarella e Paloschi mi hanno fatto iscrivere a Instagram, perché poi se fra qualche anno i miei figli me lo chiederanno, non vorrò fare la figura del vecchio suonato. Ecco: a un certo punto un amico mi ha detto ‘ti taggo’. Eh? Mi che? Non voglio fare lo zio, ma una volta nei ritiri giocavi a carte, parlavi. Sia chiaro: la tecnologia è il tempo che va, mi piace, è giusto che scorra. Ma la normalità di cui parlavo è una storia da scoprire: nella SPAL l’80% dei miei compagni ha storie bellissime da raccontare“.

SPAL-JUVE – “E’ stato detto di tutto sulla formazione schierata da Allegri: intanto la SPAL aveva già battuto Roma e Lazio, quindi è in un momento in cui fa certe prestazioni. Poi credo che certi discorsi possano essere poco rispettosi per chi c’era e penso che guardare gli altri non vada bene. L’ho imparato a Sassuolo. Nell’anno dei 16 punti a gennaio fummo tutti bravi a isolarci e pensare a noi stessi, senza fare punti, tabelle, paranoie varie. E ci salvammo. Anche questo è un elisir per ogni volata, come quella di oggi che è tiratissima“.

GLI STUDI – “A Padova mi iscrissi all’università: Storia e Filosofia, materie che mi piacevano. Poi, cambiando squadra, ho continuato a pensare solo al calcio e non ho dato alcun esame“.