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Non si può non partire dalla curva Ovest. E’ fondamentale ricordare i ragazzi che sono stati gli artefici di questo movimento che pochissimo a che vedere col calcio, almeno inteso nella moderna accezione. Ancora una volta una coreografia, volta a ricordarci quanto sia importante il passato, quanto i legami rimangano saldi oltre lo spazio ed il tempo, nella mente e nel cuore di chi resta. Se oggi siamo questa splendida anomalia, molto lo dobbiamo a chi la S.P.A.L. l’avuta nel cuore negli anni, e ora tifa da secondo anello. Senza distinzione, senza patenti, senza differenze, l’amore e il rispetto nascono dai gesti concreti e tangibili.

“Voglio però ricordarti com’eri, pensare che ancora vivi, voglio pensare che ancora mi ascolti e come allora sorridi… e come allora sorridi”.

Il dolore è personale, ognuno lo vive a modo proprio. Abbracciarsi, srotolar striscioni e sventolar bandiere, aiuta ad asciugare le lacrime e stempera la malinconia. In settimana i ragazzi/e dell’Otto Settembre si sono recati in pediatria all’Ospedale di Cona e hanno vissuto una giornata con i piccoli pazienti. Basterebbe solo questo per capire.
Hanno giocato coi bimbi e hanno portato regali, insegnando l’importanza dell’aggregazione, della comunanza, del sentirsi parte di un tutto, che li avvolge intorno ad una sciarpa bianca e azzurra. Insieme ai piccoli pazienti hanno disegnato un striscione, colorato a tante mani, colorate a loro volta. Qui, ragazzi miei, non parliamo più di sport: la classifica, il Var, gli avversari, il rotolar della palla… non c’entrano più nulla. Il centro sociale, la casa del popolo che dal curvone straborda in ogni angolo della città, diventa un insieme di valori difficile da descrivere con le parole. La curva Ovest non ha bisogno di pubblicità, non ha bisogno di proporsi: siamo in clima di elezioni, ma a noi non toccano. La curva fa politica a modo suo, in maniera democraticamente anarchica, dimostrando con atti concreti l’attaccamento alla città e non solo alla maglia.
Credetemi, provate a viverla senza pregiudizi: la curva Ovest vi sorprenderà.

Poi è vero abbiamo anche giocato contro il Napoli. Partita vera, nessuno con le infradito, voglia di vincere. Il Napoli secondo in classifica, pieno di campioni, ha avuto grossi momenti di difficoltà contro la beneamata. Primo tempo di stampo partenopeo, ma non abbiamo demeritato. Immenso rigore non concesso dall’arbitro su Petagnone neppure chiamato da aldaVar. Magari ci stava pure l’espulsione di Koulibaly, ma tant’è.
Gol del Napoli al 4’ della ripresa. Ma noi ci siamo. Alex Meret ci dimostra – dopo i saluti – di essere un fuoriclasse del ruolo, prende tutto, pure le mosche. L’infinito Sergio Gel si procura un rigore al 36’. E qui faccio un appello ai genetisti: studiatelo e clonatelo. Classe, grinta, eleganza, visione di gioco, atletismo, professionalità, altruismo, senso della porta, elevazione, acrobazia, tocco di palla, controllo, Sergio Floccari sindaco di Ferrara. Petagnone la mette per il quindicesimo sigillo. Dimenticavo di dirvi che tremiamo di fronte allo squadrone, infatti giochiamo a tre punte: Ante7 si fa sentire, Meret continua a miracoleggiare. Al 42’ Rui segna un eurogol. Il nostro Messi dei Balcani, Marko Jankovic entra e ci piace un sacco. Modulo a tre punte e una mezza punta. Petagnone disturba Marko su un gol già fatto, poco prima ce ne annullano un altro per fuorigioco di Ante, prendiamo a pallonate Alex. Ma finisce 2-1 per loro.
Cioè, avete capito chi siamo e come giochiamo? Dieci occasioni da gol contro la seconda forza del campionato italiano, decimo posto ancora lì, un sacco di squadre dietro.
Siamo forti e giochiamo da favola, grazie S.P.A.L. Forza vecchio cuore biancazzurro.

Ode a te curva Ovest,
ci conosciamo da tanti anni,
sono parte di te, quanto tu lo sei di me,
non sono tra i migliori, ma tu non ci fai caso.
Chi non ti conosce, spesso non ti capisce,
no, non sei in odor di santità,
ma insegni ai moralisti,
una gran bella umanità.
Sboccata, grezza e radicale,
il sapore anarchico,
di chi le regole se le da,
prima che siano gli altri, ad importi la loro volontà.
L’aggregazione, l’appartenenza,
di chi vuol vivere,
anche fuori dai recinti dello stadio,
la tua insanabile voglia di resistenza.
Grazi a te curva Ovest,
per liberarmi l’anima,
per suturar ferite,
molto al di fuori, delle semplici partite.
Dai retta a me,
chi ti ritiene, solo espressione,
di quello stolto, gioco del pallone,
non può capire, che tu sei, la guarigione.