Luca Fiasconi, nuovo tecnico della SPAL Primavera, non poteva certo immaginare un esordio così palpitante alla sua prima panchina ufficiale. La sua SPAL non ha deluso le attese, battendo 2-1 il Brescia con una rimonta clamorosa nei minuti finali e raccogliendo i primi tre punti della lunga scalata verso l’obiettivo: la promozione nel campionato Primavera 1, sfumata per un soffio l’anno passato. Nella prima conferenza post match del campionato, il nuovo allenatore ha parlato di diverse cose, dalla vittoria all’esordio alle ambizioni dei suoi ragazzi, fino ad un’idea di calcio che può rivelarsi vincente se esibita nella giusta maniera:
“E’ stato un esordio difficile che forse un pochino mi aspettavo, anche se il finale ha emozionato notevolmente e possiamo definirci felici per come sono andate le cose. Giocavamo contro una squadra più esperta di noi, con molti elementi che avevano già giocato lo scorso campionato Primavera e quindi più esperti, più abituati a reggere la pressione. Per fortuna i nostri sono stati bravissimi a tenere duro fino alla fine e a non mollare dopo il gol subito, che forse ci stava penalizzando in modo eccessivo. Alla fine credo che la rimonta sia stata lecita e abbiamo portato a casa una vittoria meritata, grazie a due gol molto belli“.
Uno di questi segnato da Cuellar, al secondo anno con la Primavera spallina: “E’ un giocatore che, quando si accende, fa la differenza. Deve essere bravo lui a migliorare sempre di più e a trovare la continuità nel rimanere dentro la partita per i novanta minuti. A mio parere ha dei colpi da categoria superiore, speriamo di dargli tutto il supporto necessario per farlo esprimere al meglio. Siamo un gruppo nuovo, composto da tanti ragazzi arrivati dall’Under 17 dello scorso anno. La società, io e i calciatori siamo molto ambiziosi e non ci vogliamo precludere niente. Rispetto allo scorso anno siamo ancora più giovani rispetto alla normalità di una squadra Primavera, ma con più qualità nelle nostre corde. Dobbiamo avere la pazienza di far crescere ogni elemento con tutta la calma del caso, senza fissare un tempo limite per questo processo. La speranza è che questo momento duri chiaramente il meno possibile, ma secondo me possiamo diventare molto competitivi. Non so dire ora come ora quando saremo realmente al cento per cento, l’obiettivo è quello di raggiungere il massimo delle potenzialità per ogni singolo componente della rosa, poi la classifica diventa una diretta conseguenza”.
Dalle questioni di campo si passa poi a quelle legate alla nuova realtà in cui il mister si è calato, anche se qualcosa era già conosciuto: “Sono venuto spesso a seguire gli allenamenti lo scorso anno, avendo la fortuna di conoscere mister Semplici e buona parte del suo staff, oltre a Davide (Vagnati, ndr) di cui sono amico da diverso tempo. La SPAL è sempre stata una società amica per me, qui si lavora bene e c’è grande organizzazione. Non manca niente. Siamo a stretto contatto con la prima squadra e si respira l’aria di calcio vero, e questo non può che far bene ai ragazzi. Bisogna stare attenti a mantenerli però coi piedi per terra, perché è facile per gente della loro età sentirsi già ‘arrivati’ e abbassare la concentrazione in un attimo. Direi che ci sono tutte le condizioni per lavorare bene ed esibire quello che cercherò di trasmettere ai ragazzi: un’idea di calcio non certo innovativa, ma efficace se coltivata e allenata. Penso che bisogni sempre adattarsi alle caratteristiche della squadra, senza partire da preconcetti che non possono essere cambiati. Mi piace un’idea di calcio offensivo, aggressivo, in cui i giocatori devono essere bravi nell’uno contro uno sia in fase offensiva sia difensiva, allenando anche però la parte mentale oltre che quella fisico-tattica. Bisogna però fare le cose per gradi senza affrettare il processo di assimilazione dei concetti, altrimenti si rischia di fare troppa confusione“.
“Coi ragazzi mi trovo benissimo, quelli della loro età hanno meno malizia rispetto ai calciatori già formati e questo concetto si sposa bene con una qualità che sento di possedere in grandi dosi: la pazienza di fronte a caratteri totalmente diversi l’uno dall’altro. La differenza tra allenare i professionisti ( esperienza vissuta dal mister tre anni fa col Tuttocuoio) e allenare i ragazzi sta tutta qui: la facilità nel lavorare sulla testa dei calciatori, cosa più complicata quando hai a che fare con un calciatore già pressoché formato. Forse coi grandi c’è più possibilità di venir tradito, mentre coi piccoli questo non può succedere“.