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Una sconfitta come quella di lunedì scorso fa male, anche per chi è un professionista ed è abituato a certe situazioni. E’ indiscutibile e va da sé che il morale nell’ultima settimana non deve essere stato un granché dalle parti di via Copparo, a prescindere dall’ultimo posto che dal 2017 a oggi non era mai stato effettivamente occupato.

La SPAL torna in trasferta con diversi obiettivi: schiodare quei maledetti zero alla voce “punti fatti” e “gol fatti” e interrompere un digiuno di gol che dura proprio dall’ultimo Udinese-SPAL in ordine di tempo. 18 maggio 2019: biancazzurri spensierati e già certi della salvezza aritmetica, travolti con un 3-0 nel primo tempo, autori di un’orgogliosa rimonta fino al 3-2 nel secondo. Sembra passata una vita e invece gran parte di quella SPAL c’è ancora e deve ritrovare lo spirito che l’ha resa temibile anche lontana da Ferrara nella scorsa stagione.

Deve farlo anche per un pubblico che per l’ennesima volta ha dimostrato di volerci essere nella buona e nella cattiva sorte. Mille e passa biglietti venduti per una partita di inizio novembre, a quasi 250 chilometri da casa, con la squadra sul fondo della classifica. Acquistati da gente che vuole stare al fianco della SPAL e farle capire che “Mai sola” non sono solo parole impresse su uno striscione o prese in prestito dalla campagna abbonamenti, sono proprio una filosofia per chi ama questa squadra e quello che rappresenta.

Se al gruppo guidato da Semplici fosse servito un ulteriore segnale di vicinanza e di forza, eccolo servito: i tifosi ci sono, ci credono, sacrificano tempo e affetti nella loro domenica e si aspettano di essere ripagati da una squadra in grado quantomeno di mettere in discussione il risultato. Di non afflosciarsi di fronte ad un eventuale svantaggio, ad un episodio negativo. Lottare, diventare cattiva se necessario pur di strappare punti preziosi dalle mani di una diretta concorrente.