Doppio lavoro (!) questa settimana, un appuntamento freddo ma immancabile. La Coppa Italia ingiustamente snobbata dai più a me ha sempre regalato delle grosse soddisfazioni. Tanto che non vedevo un match di Coppa forse dall’eurogol che fece Schiavon, o forse no. Per la miliardesima volta cito SPAL-Cagliari e poi di seguito SPAL-Torino, con goal su rigore di Danilo (Ferrari). Ma io dico, ma cosa v’importa del torneo, della categoria, basta che giochi la S.P.A.L., basta vedere quei colori, basta esserci. Ma capisco possa essere un pensiero minoritario.
Cosa devo dirvi, io sentivo la partita già dalla mattina, in cantiere assieme ai colleghi, provavo quel friccicore che solo lei sa darmi. E’ una malattia? No. E’ una terapia.
Quindi arrivano le 5 del pomeriggio, io e il mio amico Cavallo fumiamo il cane, sgommiamo dal Morteo (baracca di cantiere anni Cinquanta) facendo le fiammate della DeLorean. Parcheggio come da sei/sette anni a questa parte dietro l’Hotel Orologio, tappa al solito barettino per un corroborante punch e via siamo dentro. Poca gente, tanto freddo, occorre una bevanda calda… con la cannella. Il mister onora il torneo e noi con lui. La curva, per pochi intimi, bella, erotica, vicina e compatta.Diversi anziani della piccionaia visti a bassissima quota a dare una mano alla gioventù. Io e Cavallo ci piazziamo in quarta fila, sogno un pallone da colpire di testa, ma non arriva.
Si canta, si canta tutti, senza interruzioni, senza freni, senza ma e né e però. Sembra una curva da Lega Pro: lo dico come complimento ovviamente. Dal basso, dietro ad un bandierone, senza vedere un picchio della partita sembra di essere in trasferta. Bello, decisamente bello.
Tra il primo e il secondo tempo, verso il bar grande, incontro gente che da del tu alla letteratura. Ci facciamo un selfie che non mandiamo a Marce, ma siamo li, nel nostro ambiente, nel nostro stadio, nella nostra curva e con la nostra squadra. Ah dimenticavo, siamo 4-0 per noi, loro sono in gita, noi no. Li stiamo facendo su come una paglia, ce li stiamo fumando come una Lucky Strike dopo un cocomero, in una torrida notte d’agosto. Fa freddo, ma ho caldo.
Sono a quattro metri dalla balaustra, ho il megafono in faccia, la curva alle mie spalle, la fanzine dell’8 settembre ci ricorda dove eravamo il 9 dicembre del 2012. Giocavamo in casa, proprio come ieri, contro il Tuttocuoio. Vigliacc al treno, la squadra che da sempre io pensavo fosse la rappresentativa della Bata e invece è la compagine di un paesello di 7mila anime. La curva era piena di vuoti, si sentiva il rimbombo del pallone tra i piedi dei giocatori. Ecco ieri sera si respirava la voglia di esserci, senza dietrologie, senza le pippe dei mille mister da social network. Ci sei, la giochi, canti. Ogni partita è una finale del torneo Paolo Mazza del 1985, molto meglio di una intercontinentale in Giappone.
Bene, io sono felice di esserci stato, in una curva volenterosa, con la voce e con il cuore, come il coro: “Tutti i bambini / devon cantare / i ragazzi han bisogno di voi… alé alé / alé alé…”. Ed i bimbi delle giovanili in gradinata hanno capito il concetto di partecipazione, appartenenza, alzandosi e cantando con noi. Mi sono pure cimentato in una pogatina, sulle note di… una vecchia canzone che cantavano sempre gli ultrà, ma ero in una fila di ragazzini, troppo teneri per un cinghiale di mezzo secolo. Ecco alla prossima, vado giù al piano terra, dove c’è la roba grossa, prenderò un po’ di botte. Ma sarò contento. Chi molla è vicentino e mangia i gatti. Noi siamo ferraresi e mangiamo i cappelletti. Mi ricordo una vecchia canzone, che cantavano sempre gli ultrà, non ricordo più bene le strofe, ma faceva la la la la la. Adoss e forza (stra)vecchio cuore biancazzurro.
Cristiano Mazzoni presenterà il suo nuovo libro “I pensieri del Comandante” domenica 8 dicembre alle 18.30 al circolo Arci “Blackstar” di via Ravenna 104.