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Al minuto ottantasei di una gara già chiusa da tempo, Leonardo Semplici ha deciso di regalare l’esordio nella Scala del Calcio al classe 2002 Federico Zanchetta, centrocampista centrale della Primavera, che è diventato così il terzo prodotto del vivaio a giocare coi grandi nel corso della stagione. Prima di lui era toccato a Jaume Cuellar (sempre in Coppa Italia, contro il Lecce) e Georgi Tunjov (più di una semplice passerella nel match di campionato contro la Roma e riproposto da titolare nel ruolo di esterno sinistro), entrambi più anziani di un anno.

A differenza dei compagni provenienti dall’estero, che sia la tropicale Bolivia o la gelida Estonia, Federico ha sicuramente una storia meno errante, priva del fascino dello straniero, ma non meno meritevole di essere messa alla luce. Federico nasce a Gaglianico, alle porte di Biella, da una famiglia che vive per il calcio. Il nonno Lino è stato un allenatore molto noto e amato nella zona, mentre il padre Andrea ha collezionato oltre 120 presenze in Serie A con le maglie di Inter, Reggina, Chievo e Lecce, prima di vincere da allenatore due scudetti di categoria con l’Inter Under 17 nelle stagioni 2016-2017 e 2018-2019.

Un destino che dunque sembrerebbe già scritto, ma poi ci vogliono vocazione e dedizione e Federico ha dimostrato di avere entrambe, oltre che un talento fuori dal comune. A soli dieci anni il ragazzo accetta di vestire la maglia dei più grandi rivali calcistici del padre, quella della Juventus, entrando così nel vastissimo vivaio bianconero, in cui resta per sei anni. Nel 2016/2017 vince il campionato nazionale Under 15 (segnando nella decisiva vittoria per 2-0 contro l’Inter) e nella stagione successiva veste per circa 120 minuti complessivi la maglia azzurra della Nazionale di categoria, contro Albania, San Marino e Armenia.
Con l’Under 17 scende in campo 24 volte su 26 (di cui la metà da titolare), segnando due reti, entrambe difficilmente dimenticabili visto che sono arrivati nei due derby col Torino, vinti per 2-1 e 2-0. Memorabile il secondo, quando con una punizione chirurgica ha sorvolato la barriera granata sotto gli occhi dei suoi tifosi. La Juve arriva prima nel proprio girone di campionato, ma ai playoff scudetto (vinti dall’Inter di papà Andrea) viene travolta dall’Atalanta ai quarti di finale (3-0 e 4-1). Si consola alzando la Future Cup ma in estate decide di cedere al corteggiamento della SPAL ed abbandonare per la prima volta il Piemonte. Il club biancazzurro infatti lo vuole con insistenza per ricoprire il delicato ruolo di regista nella neonata squadra di Luca Fiasconi, un incarico che nella stagione precedente era stato coperto con ottimi risultati prima da Esposito (oggi in prestito al Chievo) e poi da Rizzo Pinna (ora al Palermo, in serie D).

Con la squadra di Fiasconi, Zanchetta si guadagna subito una maglia da titolare al centro del campo, proprio alla destra dell’amico Tunjov. In questa prima metà di stagione il ragazzo ha messo a referto undici presenze (su dodici) ed un gol (contro l’Hellas Verona), fino ad essere convocato per la prima volta da Semplici proprio contro la sua Juventus, il 28 settembre. Un match vinto dai campioni d’Italia grazie al gol del più grande interprete nel suo ruolo, Miralem Pjanic, con un tiro che chissà quante volte Federico ha sognato di replicare alla perfezione.

Pur dovendo ancora maturare (compirà 18 anni a marzo) si tratta di un giocatore agile, tecnico, con visione di gioco, bravo a fornire assist sia con passaggi filtranti sia con lanci lunghi, e che non si tira indietro quando si tratta di calciare rigori o punizioni. Nella Primavera biancazzurra ha finora ricoperto il ruolo di regista in un 4-3-3, stessa posizione ricoperta negli ultimi anni in bianconero, dove ha saputo adattarsi anche al ruolo di centrocampista di sinistra. Con l’ingresso a San Siro è diventato il più giovane debuttante dell’era-Semplici: un primato platonico, in attesa di traguardi più concreti.