Le presentazioni degli ultimi arrivati Bonifazi, Castro, Cerri e Zukanovic è stata l’occasione per Davide Vagnati per fare un punto generale sul mercato di gennaio della SPAL andato in archivio ormai due settimane fa.
“La questione dell’attaccante è molto semplice: il nostro precedente allenatore voleva un calciatore che conoscesse già il calcio italiano e non avesse difficoltà con la lingua. La scelta quindi era abbastanza limitata. Come ben sappiamo la nostra società ci mette sempre nelle condizioni di svolgere al meglio il nostro lavoro, ma non c’era la possibilità di investire altri soldi, a meno che ci fosse cessione di certo livello. In questa sessione di mercato abbiamo venduto Petagna al Napoli, peraltro rifiutando tanti soldi per un trasferimento immediato. E’ stato fatto un sacrificio pur di continuare a inseguire l’obiettivo e penso che sia stata comunque un’operazione importante. La SPAL ha fatto il secondo incasso in assoluto nel mercato di gennaio e questa mi pare sia stata una cosa scarsamente sottolineata“.
“Le nostre prime scelte erano Iago Falque e Caprari e fidatevi se vi dico che abbiamo osato fin troppo per le nostre possibilità economiche. Iago ha preferito andare in una piazza che conosceva già, Caprari ha scelto il Parma. Abbiamo provato a prendere Livaja come alternativa, ma purtroppo l’AEK Atene si è comportata in maniera non troppo professionale, malgrado ci fossero già accordi con club e calciatore. Hanno voluto forzare una trattativa che volevamo portare a termine con un impegno economico importante, ma ci sono state poste condizioni improbabili. Al di là di questo, sono convinto che lo scambio Cerri-Paloschi ci possa comunque portare qualcosa in più di quello che avevamo nel reparto d’attacco. Ritengo che la squadra sia migliorata, perché abbiamo dato via Kurtic che è un grandissimo giocatore, ma aveva chiesto di andare via e negli ultimi mesi non si era espresso all’altezza delle sue qualità. Penso che da una parte siamo stati bravi a ottimizzare la cessione di un 31enne e prendere due giocatori come Castro e Dabo, aggiungendo quindi un elemento al reparto. Dietro abbiamo fatto un grande investimento su Bonifazi, che va considerato di proprietà della SPAL a prescindere dalla categoria, e ci potrà dare una mano non solo nel presente. Penso si tratti di un investimento che ci potrà portare qualcosa anche a livello finanziario. Zukanovic invece ha grande personalità e penso possa aiutarci molto a gestire certi momenti critici delle partite“.
“A fine mercato c’erano le possibilità per prendere calciatori come Matri o Adebayor, ma per una serie di motivi non abbiamo ritenuto di fare questa mossa. Eravamo arrivati a offrire anche 10 milioni per un altro calciatore (la cui identità è rimasta riservata, ndr), ma non abbiamo avuto il via libera. E prendere tanto per prendere non fa parte della nostra mentalità. Cercavamo un giocatore in grado di farci fare il salto di qualità in avanti, perché Di Francesco da solo non è riuscito a incidere come ci aspettavamo, anche per i problemi fisici. Semplici lo ha schierato in attacco per diverse ragioni, anche se lo avevamo preso per fare l’esterno destro. Per quanto riguarda il mercato degli svincolati non credo interverremo, perché a un giocatore sena squadra, per quanto buono, serve tempo per entrare in condizione e nei meccanismi. A noi invece servono punti subito. Abbiamo fiducia nella personalità e nelle qualità di Di Biagio, i giocatori si sono messi tutti a disposizione e ho visto facce un po’ diverse. Normale che una novità porti una naturale curiosità tra i ragazzi, speriamo già da sabato di vedere un approccio diverso“.
“Nessuno ha mai detto che la SPAL di quest’anno è più forte di quella dell’anno scorso, così sembra che siamo dei matti. Siamo convinti fermamente che la squadra non dovrebbe avere questi punti in classifica, quello sì. I numeri espressi finora in campionato non rispecchiano il nostro valore: non dico dovremmo essere decimi o tredicesimi, ma credo che la squadra abbia i valori per stare in gioco con le altre che lottano per la salvezza. Questo divario con la quartultima mi dispiace e al tempo stesso mi fa riflettere perché sono autocritico. Però rimango convinto che questa squadra possa e debba dare molto di più. La cosa che mi sta dispiacendo è sembrare che in società siamo impreparati o cadiamo dal pero. Sapevamo cosa volevamo e potevamo fare, il problema è riuscire a realizzare certi progetti. Se abbiamo fatto 31 milioni di cessioni vuol dire che questa società ha un futuro importante ed è la cosa fondamentale. Sapevamo chi potevamo prendere, lo stesso Semplici era convinto dello scambio Cerri-Paloschi. Poi abbiamo provato a prendere un attaccante e non ci siamo riusciti per tanti motivi. All’ultimo giorno è oggettivamente difficile prendere un attaccante, a meno di prendere tanto per prendere o andare sul mercato straniero. Da quel punto di vista penso che si possano fare comunque cose importanti, l’esempio dell’Atalanta è sotto gli occhi di tutti, con giocatori stranieri presi a poco e poi rivenduti“.
“La cessione di Igor ha rappresentato un opportunità e penso che il giocatore, nel periodo con noi, sia andato anche oltre le aspettative. Si parla di un 1998 che arrivava da un campionato di livello inferiore come quello austriaco e che dopo cinque mesi aveva richieste da Atalanta, Fiorentina e Napoli. Questo significa che i margini di crescita li ha eccome. Ma operazioni come quella di Igor la SPAL dovrebbe farle più spesso da qui in avanti. Una cessione così remunerativa è da auspicare per tante altre volte nel futuro. Prendere un giocatore a pochissimo e rivenderlo dopo cinque mesi a 7-8-9 volte tanto non è una cosa che capita tanto spesso. Quello che vorrei che passasse è che non bisogna guardare solo al campo: noi come società cerchiamo di migliorare ogni aspetto della nostra azienda, dalle strutture al personale. Per farlo servono risorse che devono arrivare anche dalla compravendita di calciatori perché qui non abbiamo un magnate in grado di mettere dentro 60 milioni all’anno, ma nemmeno 20 o 30. Per costruire il tesoretto dobbiamo essere bravi sul mercato. In questi anni sono stati fatti degli errori in mezzo a tante cose positive. E’ chiaro che vogliamo mantenere la categoria con ogni mezzo possibile, ma bisogna rendersi conto del fatto che il vero tesoro è rappresentato da una società seria e importante“.
“Uno dei nostri punti di forza è avere una proprietà e un presidente ferraresi, che conoscono la città e danno l’anima per mantenere la squadra ad alti livelli. Indipendentemente dalla categoria, io vedo una strada illuminata davanti a noi e nel calcio di oggi mi pare una cosa tutt’altro che scontata. Lo abbiamo visto anche qui nel corso delle gestioni precedenti. Invece ora abbiamo grandi potenzialità. Io come manager ho il dovere di guardare al futuro, ma se vogliamo rivolgerci al presente credo che anche solo lo sforzo per prendere Bonifazi a titolo definitivo dimostri le nostre intenzioni“.