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Il capitano Sergio Floccari ha reso importanti dichiarazioni a Dazn nel post-partita di Parma-SPAL. E’ il caso di leggerle attentamente, per capire lo stato d’animo non solo del numero dieci spallino, ma dell’intero spogliatoio.

Partiamo dal presupposto che il nostro paese sta vivendo un momento di difficoltà, molto delicato. Oggi, dopo le direttive adottate dal governo, il nostro sindacato ha preso una posizione riguardo a quella che poteva essere la tutela della salute dei calciatori. Anche se a un rischio minimo, siamo comunque esposti. E’ chiaro che noi non abbiamo voluto prendere una decisione unilaterale per staccare la spina al campionato, perché comunque le parti coinvolte sono tante e conosciamo l’importanza del calcio e del suo indotto per tante persone che ci lavorano attorno. Oggi ci siamo presentati perché le istituzioni hanno preso delle decisioni in merito. Però quello che dispiace è che mentre eravamo in campo siamo stati richiamati dentro. Le riflessioni sono diverse: la prima è che richiamare le squadre in un momento del genere non è affatto bello per i calciatori, né per chi guarda in tv. Bisogna interrogarsi soprattutto sul tipo di messaggio che viene trasmesso fuori. In questo momento tutti dovremmo mandare lo stesso messaggio perché il momento è troppo delicato ed è giusto essere compatti. Il modo e il tempo della decisione sono stati sbagliati, si poteva pensare prima e non sul momento. Penso sia stato un errore abbastanza importante“.

La seconda riflessione, al di là di tempi e metodi sbagliati, riguarda tutto quello che sta succedendo fuori. Siamo nel bel mezzo di un’emergenza sanitaria, il nostro sindacato ha preso una posizione ed è stato giusto così. Credo sia il caso di chiedersi se è opportuno continuare o no. Non solo per il calcio, ma per tutto quello che c’è fuori. Ci sono tante componenti da tutelare, me ne rendo conto, dai tifosi alle tv. Ripeto: è giusto condividere le decisioni, ma con modi e tempi certi. Non possiamo trasmettere instabilità e confusione. C’è un problema e va affrontato, punto. Ci atteniamo alle decisioni delle istituzioni, ci sono persone preposte a valutare i rischi. Sono cose che spettano a chi ne ha la responsabilità. La differenza sta davvero nel messaggio che vogliamo trasmettere all’opinione pubblica“.

In queste circostanze, con le porte chiuse, ti rendi realmente conto del fatto che il calcio è fatto per la gente. Che ci sia pubblico, tifo, passione. Il calcio nasce da questo. Quando ci si trova in situazioni del genere è una tristezza, è un po’ la morte del calcio. Però bisogna anche capire che ci sono dei momenti in cui bisogna preservare la salute, in questo caso dei tifosi“.