La diffusione del virus Sars-CoV2 è tutt’altro che uniforme in Europa, ma nonostante questo la Uefa va avanti con la linea della fermezza: i campionati di calcio devono essere conclusi, anche a costo di sconfinare nel mese d’agosto e di dover mettere mano al complesso reticolo di norme e regolamenti relativo alle scadenze di bilancio e di mercato. Questo è il messaggio della riunione in videoconferenza tra i vertici del calcio continentale e i rappresentanti delle 55 federazioni affiliate. La federazione olandese, la KNVB, si è anche fatta scappare un’indicazione attraverso un tweet: la Uefa avrebbe fissato la scadenza del 3 agosto per la conclusione delle competizioni nei vari paesi che osservano il tradizionale calendario che va da agosto a maggio.
Si tratta di una linea che ha sostanzialmente due obiettivi principali: preservare i giganteschi interessi economici che ruotano attorno a campionati nazionali e coppe europee ed evitare che l’annullamento dei vari tornei possa portare a una tempesta di contenziosi legali quasi inestricabili. Il presidente della Figc Gabriele Gravina sembra essere d’accordo, malgrado l’Italia stia pagando un prezzo pesantissimo a causa della pandemia e diversi territori rimarranno segnati a lungo dalle sue conseguenze. In un’intervista a TMW Radio, il presidente federale ha ribadito il suo pensiero: “Superata questa emergenza dovremo ripartire, tracciare un percorso e il calcio si sta interrogando sulle modalità di questa ripartenza. La priorità assoluta è la conclusione dei campionati. E’ una esigenza per definire gli organici ed evitare una estate piena di contenziosi legali. Ciò non toglie che la federazione deve valutare anche altre ipotesi. Io ho coinvolto il nostro comitato scientifico, ricca di illustri professionisti che conoscono bene questo settore, per capire una procedura che deve essere attuata dalle società per mettere sotto il massimo controllo le nostre società. Fino al 18 aprile ci dovrebbe essere il lockdown, l’ipotesi è partire dal 20 di maggio o in un’ultima analisi ai primi di giugno, potremo a luglio definire i nostri campionati. Sappiamo che sono ipotesi, vogliamo dare un messaggio di speranza a tutti i cittadini, ma sappiamo che il calcio è un settore che passa in secondo piano nella lotta al virus“.
In altre parole, per Gravina bisognerà trovare una maniera per giocare le 124 gare rimaste in sospeso in serie A: “Annullare il campionato credo sia abbastanza complicato, con un torneo che ha visto la disputa di oltre due terzi del calendario. Ci sarebbe una grave ingiustizia che porterebbe ad un’emergenza legale durante un’emergenza epidemiologica. Non è il momento per questi ragionamenti, ma è chiaro che chi ha il diritto a partecipare ad un campionato diverso, parlo della Serie B, sarebbero le prime due, non certo la terza, che dovrebbe affrontare i playoff. Nessuno può rivendicare la promozione da terza in classifica. Ripeto che comunque farò di tutto per la definizione dei campionati in campo, una estate in tribunale non sarebbe un atto di grande responsabilità“.
La Lega di Serie A, riportano i principali quotidiani sportivi, sembra essere tutt’altro che compatta per quanto concerne le prospettive di ripresa. C’è un fronte (guidato da Lazio, Napoli, Roma e Lecce) che vorrebbe far ripartire il campionato, mentre un altro (con in testa Brescia, Torino, Sampdoria e Genoa) considera insensato riprendere, di fronte alla situazione sanitaria del Paese e le oggettive difficoltà che si presenterebbero per quanto concerne la preparazione fisica. C’è poi il tema, non secondario, di possibili nuovi casi di contagio. Spiega Gazzetta dello Sport: “Logico immaginare (per calciatori e staff, ndr) un percorso fatto di screening e monitoraggi. D’altronde è chiara una cosa: se un solo calciatore dovesse risultare positivo in corsa, tutti i progetti di ripartenza finirebbero nel cestino. Il tutto senza dimenticare che la stagione dovrà ripartire e terminare in un solo modo, a porte chiuse. La riapertura degli stadi in questo momento è un orizzonte lontanissimo“.
Addirittura, e questo l’ha confermato lo stesso Gravina nell’intervista a TMW Radio, è allo studio un’ipotesi di spostamento del campionato nelle regioni del sud, dove la pandemia ha inflitto danni minori. Riporta Repubblica: “La Lega ha studiato anche un’altra possibilità: spostare, alla ripresa della stagione, a giugno, alcune partite al sud, in Sicilia e in Calabria (in campo neutro e a porte chiuse). Poi questa ipotesi è tramontata: ma non è escluso che a maggio, quando le squadre torneranno ad allenarsi, qualcuna, magari della Lombardia o del Piemonte, possa andare in ritiro a Palermo o Reggio Calabria, dove ci sarebbero maggiori condizioni di sicurezza. Comunque, se ne parlerà più avanti“.
Tra i presidenti di serie A più critici sullo scenario della ripartenza c’è Massimo Cellino, numero uno del Brescia. In un’intervista rilasciata a Gazzetta dello Sport, l’ex patron di Cagliari e Leeds non ha usato giri di parole: “Le linee guida dell’Uefa sono inattuabili e irresponsabili. Dopo aver perso questa stagione rovineremmo anche la prossima, che invece sarà decisiva per ripartire. A Brescia abbiamo i camion che trasportano i morti, siamo al centro dell’epidemia e le date sono tutte sballate. I giocatori vengono da 45 giorni di inattività e servirebbe un mese d’allenamento solo per rimetterli in forma, altrimenti rischierebbero infortuni continui. Purtroppo in Lega continuerà a esserci il solito casino, a molti della salute non frega nulla, pensano solo ai loro interessi. Lotito l’altro giorno mi ha urlato che voglio chiudere il campionato per non retrocedere. A me di retrocedere frega nulla: finora ce lo siamo meritato e anch’io ho le mie colpe. Per finire entro giugno ci aspetta un tour de force impossibile e rischioso e per prolungare ulteriormente la stagione servirebbe cambiare tutte le regole nazionali e internazionali: contratti dei giocatori, bilanci, scadenze con le banche, calciomercato, preparazione. Un caos assoluto. Questa stagione non ha più senso e se ci costringeranno a tornare sono disposto a non schierare la squadra e perdere le partite 3-0 a tavolino per rispetto dei cittadini di Brescia e dei loro cari che non ci sono più“.
Diversa la lettura che fa un altro presidente di una rivale per la salvezza della SPAL, ossia Saverio Sticchi Damiani del Lecce. Queste alcune delle sue considerazioni contenute in una lunga intervista al Corriere dello Sport-Stadio: “Pensare di ripartire prematuramente, senza che la situazione sanitaria si sia in qualche misura normalizzata e senza preoccuparsi di come garantiremo ai giocatori e a tutto il personale coinvolto la tutela della salute, certamente sarebbe sbagliato. Ma il tema del dopo, del riavvio della serie A che abbiamo dovuto interrompere, va affrontato. Dico solo che, se non si dovesse riprendere a giocare, questa stagione non può essere omologata, non può emettere verdetti. Sarebbe insensato chiedere scudetto e retrocessioni a un campionato che s’interrompe bruscamente a dodici partite dalla fine per cause di forza maggiore. L’unica eccezione, immagino, dovrebbe riguardare le squadre da qualificare alle competizioni europee. Assegnare un titolo o addirittura decidere chi perde la categoria non sarebbe razionale. Sinceramente in questo momento io non me la sento di riprendere, con tutti quei morti. Ma se la situazione migliorasse e ci venisse chiesto questo sacrificio occorrerebbe giocare per far ripartire l’industria calcio. Lo dico contro i miei interessi: se riprendiamo, il rischio di retrocedere sul campo è grosso, con sette-otto squadre che fanno assembramento in classifica lì in basso. Sono certo che tutti i presidenti della A hanno ben presente l’interesse generale del calcio, che è quello di ripartire. Se ciò non dovesse accadere, sarebbe per la mancanza di idonee condizioni sanitarie e non per il beneficio che magari qualcuno riceverebbe dalla cristallizzazione dell’attuale organico della serie A. Ripeto: gli esperti e la politica diranno se e quando si potrà riprendere, noi dobbiamo garantire le condizioni di sicurezza e il limite di tempo oltre il quale non si può slittare“.
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