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Arriverà la fase 2 della pandemia anche per il calcio, ma allo stato attuale si è lontani da un piano operativo in grado di mettere d’accordo tutti e in maniera efficace. Il pericolo di una ripartenza zoppa o peggio ancora in ordine sparso è tangibile e non è di grande aiuto rilevare come la politica sembri avere le idee tutt’altro che chiare in materia.

UEFA
Martedì 21 aprile si è tenuta la riunione in videoconferenza tra i vertici dell’organizzazione e i rappresentanti delle 55 federazioni affiliati. La Uefa ha chiesto uno sforzo per portare a termine i principali campionati dei rispettivi paesi, in modo da garantire continuità alle competizioni continentali, stabilendo le squadre qualificate. Spiega Sky Sport nel suo riassunto: “L’ideale è che le competizioni nazionali si concludano senza cambiare i propri format, ma nel caso non fosse possibile si accetterebbero anche delle variazioni di formula, ad esempio con l’introduzione di play-off e play-out. La data limite per chiudere i campionati – nel caso italiano la serie A –sarà il 3 agosto, giorno in cui le 15 federazioni che non dovranno passare attraverso i turni preliminari avranno l’obbligo di comunicare i nomi delle squadre qualificate alle coppe della stagione 2020/21. E se un Paese, a causa del coronavirus, non riuscisse a portare a termine il proprio campionato? In quel caso, la Uefa ha detto di aspettare giovedì quando, in occasione della riunione del Comitato Esecutivo, verranno svelate le linee guida per stilare le classifiche sulla base di tre elementi: equità, trasparenza e meriti sportivi“.

GOVERNO ITALIANO
Il ministro dello sport Vincenzo Spadafora ha in programma di incontrare i rappresentanti del mondo calcistico italiano (dalla serie A alla serie D) nella giornata di mercoledì 22 aprile. Le dichiarazione rilasciate due giorni fa sia dallo stesso Spadafora (“Non do per certi né l’avvio del campionato né degli allenamenti il 4 maggio, se prima non esistono le condizioni per il Paese“) che da ministro della salute Roberto Speranza (“Con più di 400 morti al giorno, con una situazione sanitaria di questo tipo, con sincerità il calcio è l’ultimo problema di cui possiamo occuparci“) non fanno sperare troppo bene, infatti secondo La Gazzetta dello Sport l’incontro in programma servirà solo per guadagnare tempo. Spiega Valerio Piccioni: “E’ possibile che ci possa essere un’apertura parziale, ovvero la possibilità di riprendere gli allenamenti individuali. Ma questo via libera riguarderà soltanto la prima parte della ripresa, quella in cui sarà possibile osservare distanziamento che il protocollo della commissione medica della Figc ha fissato in due metri“. In altre parole il governo vuole procedere per gradi, senza fornire corsie preferenziali al calcio in un momento nel quale non è chiaro quali saranno tempi e modalità di ripartenza per le altre attività economiche italiane. E’ possibile quindi che da Roma possa arrivare, più avanti, una sorta di via libera condizionato per la ripresa degli allenamenti (con relativi controlli sanitari) e ci si riservi di decidere in un secondo momento se sarà opportuno o meno autorizzare la disputa delle partite, ovviamente a porte chiuse.

FIGC
Già nella scorsa settimana la federazione ha consegnato al governo l’elaborato finale relativo al protocollo per la ripresa dell’attività elaborato dal comitato medico scientifico incaricato dal presidente Gravina. Questo il riassunto sintetico fornito dalla stessa Figc: “Il lavoro della Commissione raccomanda il ritiro chiuso almeno per il primo periodo di allenamento (modello preparazione estiva), propedeutico alla piena ripresa dell’attività e con la sorveglianza del medico sociale e/o del medico di squadra. Il ritiro sarà preceduto da uno screening (72-96 ore prima di iniziare) a cui si dovrà sottoporre tutto il gruppo squadra. Tali indagini prevedono, oltre all’esecuzione del test molecolare rapido e del test sierologico, un’anamnesi accurata, una visita clinica (valutazione degli eventuali sintomi e misurazione della temperatura corporea) ed esami strumentali e del sangue. Peraltro, su input della stessa Figc che, per facilitare l’espletamento di tutte le procedure di screening e favorire una migliore organizzazione logistica, è previsto si possa prendere in considerazione la possibilità di consigliare una ripartenza a tre velocità: priorità alla Serie A, per poi proseguire con Serie B e Serie C. Il luogo per l’allenamento deve essere ovviamente sanificato (intendendo per luogo sia il Centro Sportivo sia le palestre, gli spogliatoi e gli alberghi qualora i club non abbiano una propria sede per il ritiro). Il protocollo poi si incentrerà nella gestione del ritiro con attenzioni specifiche alle varie attività di allenamento e sull’organizzazione per l’impiego delle diverse strutture, compresa la sala medica e fisioterapica“. Sky Sport ha realizzato un video, disponibile online, in cui vengono spiegati tutti i dettagli di questo elaborato protocollo (composto da 47 pagine) che sta sollevando parecchi dubbi. In serie A potrebbe essere applicato senza troppe difficoltà da meno della metà delle squadre e per le categorie inferiori rappresenterebbe un ostacolo quasi insormontabile. Ad esempio la SPAL, per quanto abbia ammodernato notevolmente il centro sportivo “Gibì Fabbri”, non ha a disposizione una foresteria nella quale ospitare il ritiro permanente della squadra, né può contare su uno spazio comune per i pasti dell’intero gruppo. Il club dovrebbe quindi trovare una soluzione alternativa, presumibilmente una struttura alberghiera, ovviamente con un aggravio in termini di costi.

LEGA
Consiglio e assemblea di Lega tra lunedì e martedì hanno votato all’unanimità per la prosecuzione del campionato. “L’Assemblea della Lega Serie A – si legge nel comunicato diffuso martedì 22 aprile – ha confermato, con voto unanime di tutte le venti società collegate in video-conferenza, l’intenzione di portare a termine la stagione sportiva 2019-2020, qualora il governo ne consenta lo svolgimento, nel pieno rispetto delle norme a tutela della salute e della sicurezza. La ripresa dell’attività sportiva, nella cosiddetta Fase 2, come già evidenziato in passato, avverrà in ossequio alle indicazioni di Fifa e Uefa, alle determinazioni della Figc, nonché in conformità ai protocolli medici a tutela dei calciatori e di tutti gli addetti ai lavori“. La compattezza si deve a due fattori, spiega Alessandra Bocci su La Gazzetta dello Sport: la necessità di avere credibilità agli occhi del governo e mantenere un forte potere contrattuale nei confronti dei licenziatari dei diritti tv, che intendono operare un taglio alle risorse. Lunedì si era diffusa l’indiscrezione relativa a una fronda di sette o otto club (tra i quali ci sarebbe stata la SPAL) contraria alla ripresa, o comunque fortemente scettica. Nelle successive 24 ore la ricostruzione è stata un po’ modificata e ora si fa menzione di una serie di quesiti tecnico-regolamentari ai quali le autorità dovrebbero rispondere in maniera chiara prima di riavviare il campionato: si va dai protocolli sanitari alla durata dei contratti, passando per mercato e scadenze tributarie. Per chi vuole approfondire, La Gazzetta dello Sport ha elencato le varie questioni in un articolo online.

AIC
Il consiglio direttivo del sindacato dei calciatori ha pubblicato un comunicato stampa nella giornata di lunedì 20 aprile: “Abbiamo analizzato e riflettuto sul protocollo predisposto per la ripresa degli allenamenti dei calciatori professionisti. Sono stati chiariti alcuni dubbi e richiesto ulteriori approfondimenti da sottoporre alla commissione. Come già espresso in passate situazioni, l’AIC sottolinea l’importanza che a trattare la materia siano gli specialisti medici a garanzia delle misure precauzionali da mettere in atto per la ripresa. La volontà dei calciatori e delle calciatrici è, e sarà sempre, quella di tornare al più presto in campo con le più ampie garanzie di sicurezza per tutti gli addetti ai lavori. Un aspetto, molto sentito dall’intero consiglio, riguarda l’attuale contesto del Paese che, seppur con intensità diversa da regione a regione, è ancora in una fase emergenziale. La volontà di tutti gli atleti e le atlete è di poter tornare a svolgere il proprio lavoro così come tante altre categorie professionali, senza apparire privilegiati o usufruire di corsie preferenziali sui controlli medico sanitari. Si è sottolineato, nella lunga chiacchierata con il dottor Della Frera, come l’esigenza e la volontà di tornare ad allenarsi e poter ricominciare a svolgere il proprio lavoro in sicurezza rischia di dover superare lo scoglio strutturale di buona parte delle realtà professionistiche. L’auspicio è di poter avere il più alto numero di società in grado di ripartire, qualora le condizioni generali del Paese lo permettano“.