Qualunque scelta avesse fatto la SPAL per riempire la casella del direttore sportivo avrebbe generato scetticismo e giudizi affrettati: è una dinamica standard nel mondo del chiacchiericcio digitale e per questo non deve stupire se Giorgio Zamuner inizierà la sua terza parentesi biancazzurra con qualche critico da smentire.
Gli scettici stanno soprattutto sottolineando la brevità del curriculum dello Zamuner ds, così come giudicano modesti i risultati conseguiti finora nella sua carriera. D’altra parte il ricordo della retrocessione in serie C del Padova 2018-2019 è ancora fresco e pesa inevitabilmente nel giudizio complessivo. Per avere un quadro d’insieme un pochino più completo abbiamo chiesto aiuto al collega Stefano Viafora, direttore responsabile di PadovaSport.tv.
Stefano, l’avventura di Zamuner a Padova iniziò nel 2016, con la squadra in Lega Pro, appena risalita dalla serie D.
“Il suo primo colpo di teatro fu la scelta di Oscar Brevi come allenatore, un nome uscito decisamente a sorpresa. Zamuner ereditò una squadra costruita da Fabrizio De Poli, con alcuni ingaggi di cui non riuscì a liberarsi. Integrò la rosa con buone intuizioni come il centrocampista Dettori, alla fine tra i migliori. A ottobre la società era orientata a esonerare Brevi dopo risultati altalenanti, Zamuner però lo difese a spada tratta e alla fine ebbe ragione: dalla partita dell’ultimatum (Padova-Reggiana a ottobre, vinta 2-0) fino alla fine Brevi non ne sbagliò più una. Zamuner ne uscì rafforzato, almeno fino ai playoff: il Padova uscì al primo turno contro l’Albinoleffe. Zamuner però qualche mese prima aveva rinnovato il contratto di un altro anno e rimase per allestire una nuova squadra. Se si dovesse dare un voto, direi 6“.
La scelta si rivelò essere azzeccata, con il cambio in panchina e un mercato di un certo spessore.
“Sì, la stagione 2017/18 è stata il fiore all’occhiello dei suoi tre anni padovani. C’è da dire che il girone era meno complicato (non c’erano più Venezia e Parma), perché le principali antagoniste erano Reggiana, Sambenedettese e Sudtirol. Con Bisoli in panchina quel campionato fu dominato dall’inizio alla fine e quello fu davvero il primo e vero Padova di Zamuner. Costruì una squadra con elementi di esperienza per la categoria (Belingheri, Bindi, Cappelletti, Contessa, Madonna, Pulzetti, Trevisan), abbinandoli a prestiti di giovani come Capello o Ravanelli che alla fine valsero anche discreti premi di valorizzazione. In quell’annata riuscì anche a concludere una munifica cessione del giovane Cisco (prodotto del vivaio) al Sassuolo. Due gli acquisti che non si rivelarono del tutto all’altezza delle aspettative: Sarno e Pinzi. Anche qui, se si dovesse dare una valutazione, sarebbe un 9“.
Si arriva quindi alla sciagurata stagione 2018-2019, con la B a 19 e il Padova neopromosso che punta alla salvezza dopo quattro anni di assenza dalla categoria.
“Il terzo anno di Zamuner è stato senz’altro il più complicato, anche se nella valutazione delle sue responsabilità ci sono delle attenuanti. In particolare il budget che gli venne messo a disposizione era risicato e si dovette puntare molto sui prestiti. Alla fine se ne contarono nove. I più importanti furono quelli di Clemenza (dalla Juventus) e di Bonazzoli (dalla Sampdoria, l’anno prima alla SPAL) che però resero un po’ a intermittenza. Bonazzoli fu comunque il miglior marcatore della squadra con 8 gol in 35 partite. A gennaio, con la squadra ultima in classifica, Zamuner tentò la campagna acquisti della disperazione con l’arrivo di giocatori fuori forma e probabilmente non troppo motivati come Morganella, Andelkovic, Lollo, Mbakogu e Cocco. In quella stagione ci fu anche un certo via-vai sulla panchina: Bisoli, parentesi di Foscarini, ritorno di Bisoli e infine Centurioni promosso dalla Primavera. In sintesi Zamuner finì col pagare scarse disponibilità economiche, ingerenze da parte della proprietà nella scelta della formazione e le tensioni tra tifosi e squadra. Oggettivamente ci fu poco da salvare e il voto più adeguato è un 4, perché di giocatori adeguati di fatto non ne indovinò“.