L’approdo alla SPAL di Giorgio Zamuner in qualità di direttore sportivo con contratto fino al 2021 ha conferito nuovo vigore all’inevitabile dibattito sulle scelte societarie biancazzurre. Da chi si aspettava un nome più altisonante a quelli che accostano il nome di Zamuner a un sostanziale ridimensionamento delle ambizioni, c’è sostanzialmente l’imbarazzo della scelta.
Tuttavia se c’è qualcosa che la storia recente della SPAL insegna è che a fare le fortune di un club non è solo il talento dei singoli, ma la qualità complessiva dell’organizzazione, che deriva dalla capacità di mettere insieme persone in grado di lavorare in sintonia, pur mantenendo i propri tratti peculiari. La formula magica del quadriennio d’oro 2015-2019 è stata sostanzialmente questa e ha permesso di smentire pronostici e previsioni tutti al ribasso.
Per cui non deve stupire se la scelta del nuovo ds alla fine ha visto in corsa due nomi non esattamente di primo piano come quelli di Balzaretti e Zamuner. Il primo, a differenza del secondo, può contare su una maggiore notorietà derivante dalla sua carriera da calciatore, ma a conti fatti i vantaggi si sarebbero fermati lì, visto che Zamuner frequenta gli ambienti del calcio non-giocato da ormai vent’anni e ne ha alle spalle cinque in ruoli dirigenziali operativi. Balzaretti, giusto per la cronaca, si è occupato per un paio d’anni di scouting e prestiti di giovani calciatori nei ranghi della Roma.
Chi storce il naso forse sottovaluta il contesto nel quale certe scelte sono state fatte: nel calcio sconvolto dalla pandemia di certezze (sportive e non) ce ne sono poche e per tanti professionisti la strategia migliore è quella dell’attesa di tempi più chiari da decifrare. Il potere di attrazione di un club come la SPAL sta molto – ma non esclusivamente – nella categoria e per il momento questa è decisamente incerta, anche se le probabilità pendono con decisione verso la serie B. Va da sé che la SPAL stessa non poteva permettersi di attendere ulteriormente per programmare il proprio futuro, qualunque scenario esso riservi.
Che poi, a voler essere pignoli, non è che nella rubrica dei dirigenti sportivi a spasso abbondassero i nomi in grado di scaldare i cuori di una tifoseria. A partire dal 65enne Stefano Capozucca che è si è separato a dicembre dal Genoa, si fa presto a scorrere la lista di chi può vantare qualche esperienza in serie A nell’ultimo anno è rimasto senza un ingaggio. Ci sono Nember, Foschi (!), Romairone e Mirabelli (!): davvero l’ingaggio di qualcuno di questi, ammesso venisse anche solo preso lontanamente in considerazione negli uffici di via Copparo, avrebbe potuto dare (sulla carta) più garanzie di Zamuner?
La risposta è verosimilmente “no”. In compenso l’ex centrocampista potrà contare su alcuni indiscutibili vantaggi rispetto agli altri candidati. Conosce già le persone chiave dell’attuale dirigenza e ha già avuto modo di lavorarci, seppure nella veste di procuratore. Considerato l’importante requisito della compatibilità caratteriale con Walter Mattioli, non si tratta di una cosa da poco. Si potrà obiettare che alcuni dei suoi assistiti (Brevi, ma non solo) non abbiano brillato in biancazzurro, ma questo non ha niente a che vedere con le sue capacità manageriali (o forse sì, in senso positivo). Il suo rapporto con Davide Vagnati era (ed è) buono e per quanto nessuno dei due lo vorrà mai ammettere esplicitamente, è verosimile che il ds uscente abbia adeguatamente preparato il terreno per il suo successore, caldeggiando la candidatura di Zamuner. C’è poi la sempre utile conoscenza della città, dei tifosi, insomma dell’ambiente. Zamuner ha giocato a Ferrara e ci è rimasto una volta smesso di fare il calciatore: sa perfettamente cosa significa la SPAL per chi ce l’ha a cuore e ha ben presente quale tipo di patrimonio rappresenti per il territorio.
Non solo: Zamuner viene da una profonda delusione, la retrocessione in serie C con il Padova, e si porterà dietro motivazioni extra per dimostrare che si è trattato di un incidente di percorso dopo le buone stagioni vissute con i veneti e prima ancora con il Pordenone. Non ha mai condotto campagne acquisti per squadre di serie A o di serie B con ambizioni di promozione, ma questo non significa che non sia conosciuto nell’ambiente: non c’è poi tutto questo affollamento nel panorama di procuratori e ds e non sarà un problema per lui arrivare alle persone giuste. A proposito di persone: con uno staff dell’area tecnica ormai ridotto all’osso (Specchia e Bernardelli hanno seguito Vagnati a Torino), Zamuner avrà il giusto margine di manovra per attorniarsi di persone fidate con le quali progettare la SPAL del futuro, con o senza Luigi Di Biagio, che comunque è tenuto in alta considerazione tanto da Mattioli, quanto dai Colombarini. Per ridare vigore all’organizzazione e rimetterla al centro di una filosofia vincente, si tratta di presupposti decisamente importanti.
foto: ufficio stampa SPAL