Tra una settimana si riprenderà a parlare – pur faticosamente – di questioni di campo, ma nel frattempo i riflettori rimangono accesi sui dirigenti della SPAL. Per questo non sorprende che il Corriere dello Sport-Stadio proponga un’intervista a Giorgio Zamuner nell’edizione del 16 giugno.
Il nuovo direttore sportivo ha colto l’occasione per parlare di nuovo delle sue sensazioni e fare qualche parallelo col passato: “Quella della SPAL è una maglia che ti rimane dentro, soprattutto per uno che ha vissuto delle stagioni come le mie. Sono stato trattato da giocatore importante e la gente mi ha voluto bene. Non mi sono mai staccato da Ferrara dopo aver toccato qui l’apice della mia carriera. Ripenso a quegli anni e all’entusiasmo trascinante del pubblico, che era comunque composto ed educato. Qui si lavora e si sta bene. Dovessi rivedermi in un calciatore di oggi della SPAL direi Valdifiori, almeno per caratteristiche tecniche e per il ruolo, anche se siamo fisicamente diversi. Fu Gibì Fabbri a inventarmi mediano davanti alla difesa. Quando arrivai a Ferrara facevo la mezzala. Lui invece mi disse di stare lì, andare avanti e segnare. Spiazzò anche me, arrivai a nove gol, quindi ebbe ragione“.
Zamuner ha anche detto di aver sostanzialmente beneficiato della benedizione del suo predecessore nella corsa al posto di ds: “Con Vagnati il rapporto viene da lontano e si è intensificato nell’ultimo anno, quando ho frequentato un po’ l’ambiente. Ha speso buone parole e mi ha dato sicuramente una grossa mano, sapendo che sono una persona seria. Davide lascia un’eredità pesante, ha scritto la storia della SPAL col ritorno in serie A dopo quasi cinquant’anni. Ora la situazione è un po’ complicata, ma è stato fatto un lavoro notevole e ritengo che la squadra abbia le possibilità per provare a restare in categoria“.
Tra le altre cose Zamuner ha anche confermato di essere stato vicino alla FeralpiSalò (serie C) prima della telefonata di Walter Mattioli (“Mancava poco, poi è arrivata la SPAL, un’opportunità irrinunciabile“) e di volersi tuffare nel calciomercato solo quando l’orizzonte sarà più chiaro: “Ora è prematuro, anche se bisogna iniziare a ragionarci. La mia impronta è rivolta soprattutto alla prossima stagione, ora posso fare poco se non conoscere i giocatori. Vorrei costruire una squadra tecnica e aggressiva. Però ora dobbiamo stare concentrati su questi due mesi: siamo sfavoriti, ma non dovremo lasciare nulla di intentato. Lo dobbiamo ai tifosi, alla proprietà e alla nostra professionalità“.