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Diciotto giorni fa, era il 23 giugno, Walter Mattioli fissava così l’orizzonte per l’eventuale conferma di Luigi Di Biagio sulla panchina della SPAL:

Stiamo parlando con lui per portare avanti questo progetto, logico che se dovesse perdere dodici partite su dodici ci sarebbero dei problemi, dobbiamo anche vedere come finisce questo campionato prima di fare certi ragionamenti.

L’en plein di sconfitte per fortuna non c’è stato, ma la progressione è quantomeno preoccupante. Quattro partite perse su cinque, di cui due chiuse già nel primo tempo (Sampdoria e Udinese) senza che la SPAL potesse dare l’impressione di rimetterle in discussione. Zero gol fatti, sei subiti negli ultimi 180 minuti. Il beffardo pareggio casalingo col Milan pare aver inabissato quasi definitivamente il morale della squadra e non a caso Di Biagio ha esternato preoccupazioni evidenti sia pre sia post partita contro l’Udinese.

Il trittico di scontri diretti sul quale il tecnico aveva riposto fiducia e speranze si sta rivelando disastroso e l’ultimo atto in programma domenica a Genova rischia di certificare una disfatta su tutta la linea. E rimarrebbero altre sei stazioni di una pietosa via Crucis.
Anche lo stesso Mattioli aveva lasciato trasparire molte aspettative su questo strano finale di campionato e ora avrebbe tutto il diritto di sentirsi tradito. Sempre dall’intervista del 23 giugno pre SPAL-Cagliari, l’ultima rilasciata pubblicamente dal presidente:

“Per la salvezza serve una grande impresa, lo sappiamo. Ma non abbiamo niente da perdere, viste come si sono messe le cose. Ce la metteremo tutta, questo è sicuro. Continuo a pensare che questa squadra non meriti questa posizione classifica soprattutto per quello che sono poi i valori dei singoli giocatori. Quindi non ci resta che dimostrare quanto in realtà vale la SPAL”.

Non solo non si sono visti i presupposti per la grande impresa, ma nemmeno lo spirito di chi ce la sta mettendo tutta e se la gioca con la consapevolezza di non aver alcunché da perdere. E se le recenti esibizioni certificano l’effettivo valore di questa SPAL, allora siamo in presenza di un errore di valutazione piuttosto evidente.

Le buone vibrazioni tra Di Biagio e il triumvirato Mattioli-Colombarini-Colombarini erano ai massimi livelli prima della pandemia e ora bisognerà capire se e quanto i risultati dell’ultimo mese incideranno effettivamente sulla valutazione del suo lavoro. L’ex commissario tecnico della U21 ha una lista di attenuanti piuttosto corposa (situazione difficile in partenza; niente mercato; rosa sempre incompleta; infortuni a raffica; la sosta forzata), ma sa perfettamente che un finale di umiliazioni sportive finirebbe con l’indebolirlo notevolmente in vista di una stagione di ricostruzione. Iniziare una nuova stagione col marchio del perdente non piace a nessuno, va da sé. Basterà la stima dei dirigenti per dargli una base stabile?