A sei partite dalla fine di questa interminabile stagione, a tenere in gioco la SPAL resta solo l’aritmetica, mentre il futuro in serie B incombe. Al centro sportivo “G.B. Fabbri” di via Copparo, Luigi Di Biagio incontra la stampa nella solita conferenza della vigilia, dovendo fare i conti con la difficile situazione che circonda tutto l’ambiente spallino, resa ancora più delicata dalle considerazioni del presidente Walter Mattioli nel corso dell’evento di martedì degli sponsor. Ecco di seguito le dichiarazioni del mister in vista del match di cartello contro l’Inter.
Mister, cosa ci possiamo aspettare dalla SPAL in questa ultima parte di campionato?
“Potremmo riprendere le ultime interviste col rischio di essere ripetitivi. Per essere come qualche tempo fa stiamo cercando quel qualcosa in più che non sto vedendo ed è lecito e doveroso avere una reazione che sto cercando a tutti i costi, ma che anche domenica non c’è stata. Abbiamo perso dando qualcosa in più, ma non facendo bene sotto tutti i punti di vista. La squadra però non è rassegnata perché dai segnali che mi danno in allenamento non ho mai avuto questa percezione, anche se in questo momento è lecito pensarlo. Credo che i due risultati che non siamo riusciti a portare a casa all’ultimo minuto contro Cagliari e Milan abbiano contribuito, cambiando l’inerzia di questa seconda fase della mia gestione: lo dico sempre che occorre dividere la prima e la seconda fase”.
Quando arrivò a Ferrara disse che non si spiegava come questa squadra potesse essere ultima: la pensa ancora così oppure il suo pensiero è cambiato?
“Confermo quello che dissi il giorno della mia presentazione. Secondo il mio pensiero, giocando una volta a settimana, potevamo fare un certo tipo di calcio che non è uscito. La squadra non sta giocando bene e mi dispiace perché le mie squadre hanno sempre dimostrato di poter giocare un ottimo calcio: nelle prime tre gare era avvenuto questo e giocando una volta a settimana avevo la consapevolezza di poter fare un’impresa che dopo è svanita, per tante motivazioni. Comunque io lotterò fino alla fine per restare e fare bene, perché ci sono le condizioni per ricostruire insieme come la società mi ha sempre dimostrato. Anche dopo queste dichiarazioni, questa mattina il direttore sportivo mi ha spiegato le considerazioni del presidente e da parte mia c’è massima concentrazione sulla partita contro l’Inter e non ho altri motivi per pensarla diversamente. Sono arrivato che eravamo ultimi in classifica ed è normale che bisogna fare più punti, giocare meglio e dare una sterzata: gli obiettivi sono cambiati e dobbiamo cercare di avere digita fino alla fine. Ora l’obiettivo è non arrivare ultimi e spendere le restanti energie fino all’ultima gara, non ci sono altri obiettivi”.
Avrà sicuramente sentito le dichiarazioni del presidente Mattioli. Cosa ne pensa?
“Io penso che un presidente possa e debba esternare dissenso nel momento in cui non arrivano risultati e soprattutto le prestazioni, per cui condivido il suo pensiero. Bisogna giocare meglio e avere anima per lottare fino alla fine, cosa che sono sempre abituato a fare da tutta la vita. Per quanto riguarda la mia permanenza, fino a pochi giorni fa parlavamo di giocatori sia per la serie A che per la serie B, ma è chiaro che poi le cose possono cambiare. Credo che il presidente abbia fotografato bene la situazione e mi fa piacere quando dice che non siamo pronti a giocare ogni tre giorni: non l’ho detto io, ma lui, però condivido in pieno perché è uno dei nostri principali problemi in questo momento”.
Quindi, se dà uno sguardo al futuro, lei continua a vederlo in biacazzurro anche nella prossima stagione?
“Il mio futuro è l’ultimo dei problemi perché oggi ho il dovere di lottare fino alla fine. Quando le cose non vanno bene la pillola la prendo tutta e sarò l’ultimo ad andarmene da questo centro sportivo dopo l’ultima partita di campionato, indipendentemente da quello che accadrà. Sull’eventuale permanenza già un mese fa per me era la risposta era un Sì incondizionato: se avessi vinto o perso dieci partite per me era indifferente ed una volta che avevo detto sì era sì, anche se mi avesse chiamato il Real Madrid. Purtroppo si è verificato l’opposto e non posso farci niente, se non provare a fare di più, perché sono l’allenatore e ho grosse responsabilità. Tutto questo nonostante le problematiche risalgano al primo di luglio dello scorso anno. Ma non voglio stare qui a fare l’elenco perché sarebbe superficiale cercare giustificazioni per quello che sta accadendo, non è nel mio stile. Non mi sento tradito da nessuno perché i ragazzi danno tutto in allenamento e poi sono impauriti in partita, non so per quale motivo: nelle prime gare rispondevano in maniera positiva, ma poi col ritorno sono venute meno le certezze che prima avevamo. Mi dispiace perché ho sempre dimostrato di giocare un bel calcio: contro la Sampdoria non era tutto da buttare, stavolta col Genoa non abbiamo fatto un tiro in porta e quindi dobbiamo essere realisti. Ma non scappo, non è una cosa che faccio“.
Dato che questa SPAL ha dimostrato di poter tutto sommato dire la sua contro le grandi, domani sera contro l’Inter potrebbe esserci qualche stimolo in più?
“Abbiamo fatto bene con le grandi per uno stimolo in più? Non lo so, faccio io la domanda. Non sarebbe una bella cosa perché significa che ci sono dei problemi e bisogna migliorare. Al di là di questo occorre mettere tutto da parte ed entrare in campo in maniera spregiudicata, altrimenti la situazione diventa più umiliante e non ce lo possiamo permettere. I ragazzi sono i primi ad essere delusi e demoralizzati, ma dobbiamo reagire immediatamente, nel rispetto della città, dei tifosi e della dirigenza. Avere di fronte l’Inter non può non portare stimoli e di conseguenza ci potrebbe aiutare a dare una scossa nel momento in cui non vediamo la luce. Poi quando non arrivano i risultati diventa difficile e dobbiamo cercare di più la palla, sovrapporci coi terzini ed andare di là, senza pensare che siccome abbiamo l’Inter non bisogna rischiare: occorre essere spregiudicati come in altri momenti della stagione”.
Diamo uno sguardo all’infermeria: come stanno Fares, Valoti e Di Francesco? Il fatto che i primi due siano potenziali uomini mercato condiziona il loro impiego?
“Se Di Francesco è al top per me è un titolare: sta molto meglio, ma anche oggi dovrò vederlo in campo aperto. Oggi potrebbe essere utilizzato perché sta molto meglio rispetto ad una settimana fa. Valoti e Fares stanno male e non vengono impiegati per questo motivo, nel momento in cui li vedrò un po’ meglio la speranza è che Mattia possa essere disponibile per Brescia, mentre Fares non lo so perché ancora non si allena con noi ed occorre valutare di volta in volta. Credetemi o no, tutto ciò non dipende dal mercato, ve lo posso assicurare“.
Considerato il periodo particolare, ha qualcosa da dire a tutti i tifosi che, oltre a non poter entrare allo stadio, si sentono quasi “traditi” dall’atteggiamento della squadra in campo?
“Ai tifosi il messaggio va dato in campo: sto parlando anche troppo per un dovere nei vostri confronti (della stampa, ndr) dicendo le stesse cose che in campo poi non si vedono, quindi mi sono anche stancato di spendere delle parole. L’ho detto a loro anche l’altro giorno che dobbiamo parlare poco e pedalare di più, cosa che non sta avvenendo non perché non c’è voglia ma perché siamo bloccati ed impauriti. Mi dispiace perché in questo periodo ho percepito un grandissimo rapporto con città, tifosi, società e staff e mi dispiacerebbe non proseguire questa esperienza allo stesso tempo brutta, per la situazione, ma bellissima. Qui c’è tutto per ripartire e per ricostruire e la mia speranza è fare bene queste sei gare perché voglio far parte della ricostruzione della SPAL e quando mi prendo a cuore una situazione la voglio portare fino al termine. Questo dipenderà da quello che faremo vedere, ma vi assicuro che con la testa sono qui. Le partite bisogna giocarle con un certo atteggiamento a prescindere che poi si vincano o si perdano. Ecco perché penso sia condivisibile gran parte di quello che ha detto il presidente”.