Il campionato di Primavera 2 non è mai formalmente stato annullato, a differenza di quello al piano superiore. Così la SPAL è rimasta appesa in una stagione nella quale aveva conquistato ancora una volta i playoff e si preparava ad affrontarli col favore dei pronostici.
Gli eventi hanno preso una piega ancora più inaspettata a fine luglio, quando la SPAL ha deciso di congedare mister Luca Fiasconi per rimpiazzarlo col più giovane Giuseppe Scurto. L’allenatore siciliano, al pari del collega, stava conducendo la Primavera del Trapani agli spareggi grazie ad un’eccellente rendimento nel girone B del campionato.
Fiasconi lascia dopo una stagione monca da 37 punti in 18 partite, non senza un certo senso di sorpresa. Ne abbiamo parlato direttamente con lui all’indomani dell’ufficializzazione dell’arrivo del suo sostituto in panchina.
Mister: secondo posto in campionato, certezza aritmetica dei playoff, squadra convincente. Come mai non è stato riconfermato?
“Proprio qualche giorno fa mi è stato comunicato che per me non c’è più spazio, che la prossima stagione non sarò più l’allenatore della Primavera. Io ero contento del lavoro svolto e penso che anche la società lo fosse. Però a volte non conta solamente quello che succede in campo. La società ha giustamente tutto il diritto di cambiare, al di là di come un allenatore fa, quindi non c’è risentimento da parte mia. Non ho niente da rimproverare alla società: per gli otto mesi in cui sono rimasto a Ferrara sono stato trattato veramente bene. Il vero rammarico è di aver… finito senza aver finito, perché purtroppo il campionato è stato interrotto e non è più ripreso. Chiudo consapevole di aver contribuito a creare una buona squadra, che avrebbe giocato i playoff da protagonista”.
Pensa che avrebbe meritato la conferma?
“Penso di sì, però questo non sta a me giudicarlo. Potete giudicarlo voi. Dal punto di vista dell’impegno ho fatto il massimo e dato tutta la mia professionalità. Ho fatto qualche errore che a posteriori avrei gestito in maniera diversa, come accade ogni anno nel percorso di un allenatore. Alla fine sono i numeri che raccontano la stagione: nel girone di ritorno stavamo viaggiando con otto punti di media in più rispetto all’andata e sono tanti. Quindi sinceramente ci speravo. Una cosa che dico a tutte le persone che incontro è che ci sono alcuni posti dai quali sei quasi contento al momento di andartene, perché non ti ci trovi bene. Mentre quest’anno sarei rimasto volentieri, perché a Ferrara e alla SPAL non mancava nulla. È bello fare l’allenatore a Ferrara: è un lavoro che ti gratifica, a differenza di altri posti”.
Chi ha apprezzato il suo lavoro è stato Luigi Di Biagio, che nell’ultima conferenza stampa ha elogiato i ragazzi della Primavera che hanno esordito in prima squadra, oltre ad averle fatto personalmente i complimenti.
“Ho sentito la conferenza stampa e mi ha fatto piacere questa cosa, ma deve essere condivisa. Chiaramente non è merito solamente mio, ma di tutta la società. Ritengo che la SPAL a livello di settore giovanile stia lavorando bene. Quest’anno aveva quasi tutti ragazzi di proprietà (circa il 90% dei tesserati), a differenza degli anni precedenti. A parte quelli che avete visto con la prima squadra ce ne sono tanti altri bravi, dai 2002 che giocano con me ai ragazzi del 2004 di Rivalta, che sono veramente promettenti.
Noi della Primavera sentiamo di aver contribuito, e vorrei spendere una parola di ringraziamento anche per il nostro preparatore atletico Carlo Oliani, che in questo momento li sta allenando insieme allo staff della prima squadra. Mi fa piacere che Di Biagio abbia riconosciuto il valore e l’impegno che stanno mettendo i miei ragazzi e fa piacere che, quando sono impegnati in primasquadra, facciano vedere delle buone cose. Tra l’altro io tutt’ora mi sento con quasi tutti: prima della partita mi chiamano perché hanno magari la sensazione di poter giocare e questi sono tutti attestati di stima che fanno piacere”.
Come giudica la prestazione dei ragazzi che hanno esordito in Serie A?
“Horvath e Cuellar sono stati in campo troppo poco per essere giudicati. Iskra è entrato e ha giocato una mezz’ora con grande personalità, in cui ha fatto molto bene. Ho avuto modo di confrontarmi con Di Biagio un mese fa e mi ha parlato positivamente di tutti i ragazzi che erano con lui. Lì ho capito che presto li avrebbe fatti esordire, che stavano lavorando nella maniera giusta e che aveva stima di loro. Spero che lo possano dimostrare nel corso dei prossimi anni. Sono giovani e ancora devono crescere per diventare giocatori veri, però hanno le potenzialità per farlo”.
Conoscendoli da vicino, pensa che per loro sia meglio rimanere alla SPAL in B o invece accumulare più esperienza in Serie C?
“I 2002 ancora sono giovani per andare a fare un campionato di professionisti, che sia B o C. Horvath e Iskra sono due ragazzi che l’anno prossimo potrebbero alternarsi tra prima squadra e Primavera. A mio avviso per loro sarebbe il percorso più giusto che la società possa fargli fare. Per quanto riguarda i ragazzi del 2001 (che in Primavera sarebbero fuori età, ndr), il percorso migliore per loro dovrà stabilirlo il futuro allenatore, insieme a società e procuratori. Durante il ritiro estivo si dovrà capire se saranno in grado di fare un percorso in B da protagonisti, o quantomeno qualche spezzone; altrimenti è meglio fare un percorso più lineare come ha fatto Strefezza. Farsi le ossa in C per poi essere più pronti l’anno successivo. Però è necessario che, qualora restino in prima squadra, abbiano spazio, perché se devono rimanere per fare tre partite allora è meglio vadano in C”.
Entrando nel dettaglio e parlando quindi di Tunjov e Cuèllar, i due che appaiono favoriti per restare alla SPAL, quali pensa siano le principali lacune da colmare per giocarsela in serie B?
“Hanno due personalità completamente diverse. Tunjov è veramente bravo, con delle potenzialità veramente importanti, ma deve diventare più… figlio di buona donna, più cattivo. Ecco, l’ideale sarebbe che i due fossero miscelati (ride, ndr); mischiare il carattere di Georgi con quello di Jaume. Cuèllar ha un carattere più spigoloso, più istintivo: si butterebbe da tutte le parti e ha altre qualità. Entrambi però hanno bisogno di stare con i grandi, di allenarsi con gente esperta e capire da soli quello che gli manca. Parlando in generale, alcuni calciatori lo capiscono ed esplodono, altri non riescono a fare questo passo e rimangono un po’ nel limbo. Loro hanno tutte le potenzialità per diventare giocatori. Penso che per entrambi sia meglio andare a giocare dove sono apprezzati, che sia in B o in C. Se l’allenatore del prossimo anno li apprezzerà è giusto che restino in prima squadra in B. Se invece l’allenatore non li riterrà pronti è giusto fargli fare un percorso come quello di Strefezza e tanti altri ragazzi. Mandarli in una categoria inferiore dove troverebbero più spazio, dove si sentirebbero più apprezzati e dove potrebbero imparare stando con i grandi, che li farebbero diventare più smaliziati”.
In questa stagione della Primavera si è fatto notare anche il classe 2001 Aziz Sare, che però non ha ancora trovato spazio in prima squadra.
“Aziz è già pronto per giocare con i professionisti. Penso che sia il classico giocatore per cui il percorso più giusto sia quello di andare a fare un campionato da protagonista in C. È un giocatore disponibile, che corre tanto, che mette tanta intensità ed è già pronto caratterialmente. È umile ed è un gregario perfetto, uno che in qualunque posto del campo lo metti ci sta e si impegna al massimo. Ecco, rispetto a Cuèllar e Tunjov magari ha meno qualità, ma è molto più formato caratterialmente. Dovrà crescere, ma lo vedo molto bene e gli auguro di trovare una squadra perché è un ragazzo che sia in campo, che nello spogliatoio, ha dato tantissimo. È quello che dava la scossa per intensità e per voglia a tutti gli altri, il trascinatore del gruppo, quello che accendeva la scintilla. Questa cosa qui è da apprezzare. Se io fossi un allenatore in C lo prenderei al volo”.
Parlando del calcio che verrà, pensa che l’attuale caos attorno al mondo del pallone possa avere un effetto negativo sui campionati giovanili?
“Penso che il problema maggiore per la Primavera sarà il ritiro, perché la stagione partirà il 3 agosto quando molti giocatori saranno ancora aggregati alle prime squadre. Questo può portare ad una formazione del gruppo più lenta nella prima parte di stagione, però è un qualcosa su cui non si può fare niente. Sarà così per tutti, non dipende da nessuno e dobbiamo adattarci a questa problematica, senza cercare troppi alibi, così come a quella del calendario, che ancora non è chiaro. E anche questo è un fattore che disturberà parecchio, perché quando lavori senza sapere quando inizierai, senza avere dei paletti precisi, diventa tutto più astratto e di solito va a danneggiare principalmente la qualità”.
Bilancio finale della stagione: al momento dell’interruzione eravate già certi dei playoff.
“L’anno scorso la squadra di Cottafava ha perso la finale contro la Lazio giocando a Roma, perché loro si erano classificati come miglior seconda ed erano arrivati ai playoff da favoriti. Quest’anno la miglior seconda era la SPAL, che avrebbe giocato la finale a Ferrara. Ed eravamo quelli che ai nastri di partenza sarebbero partiti favoriti per la post season. È limitativo quindi dire che siamo arrivati ai playoff, ci siamo arrivati come testa di serie”.
A chi vi seguiva da vicino infatti davate la sensazione che, nella sacrosanta imprevedibilità del calcio, sareste stati la squadra da battere.
“Arrivavamo in salute, perché i numeri dicevano che eravamo una squadra in crescita, sulla base dei risultati che stavamo maturando. E questo è il rammarico più grande: la sensazione di positività non solamente mia, ma che si respirava nello spogliatoio. In via Copparo sentivamo dire dagli addetti ai lavori che quest’anno vincere sembrava più facile rispetto all’anno scorso. Era una positività percepibile e si stava creando un qualcosa di bello, che sentivamo sempre di più durante gli allenamenti. La scintilla era scattata”.
Quindi anche voi ci credevate nella vittoria?
“Ripeto, io avevo sensazioni positive. Ho sempre stimato il Verona, una squadra per me molto forte. Però se guardiamo i numeri noi stavamo crescendo mentre loro stavano peggiorando rispetto all’andata. Contro l’Udinese terza in classifica, che aveva ottime individualità, tra andata e ritorno abbiamo sempre vinto, meritando entrambe le vittorie. Senza voler essere presuntuoso, tutto mi trasmetteva la sensazione di essere più forti e che ce la potessimo sempre giocare. Ma la cosa davvero positiva è che anche i giocatori iniziavano a pensarlo. Quando trasmetti alla squadra la sensazione di essere forte è un qualcosa di importante perché vuol dire che quando scendono in campo si sentono forti, percepiscono di non essere inferiore alle altre squadre ed è una cosa positiva, anche perché non viene dall’oggi al domani. Ed è molto diverso dalla presunzione, che invece si squaglia al sole quando poi trovi una squadra migliore di te. Quando sfidi chiunque tenendo la testa alta vuol dire che sei forte e che hai qualcosa d’importante dentro. Questa cosa qua nelle ultime partite era tangibile”.
Cosa spera per il futuro della squadra?
“Spero nella giustizia e quindi che la SPAL venga ripescata in Primavera 1 per la prossima stagione, come merita. Se nel campionato Primavera seguissero le direttive che hanno applicato in tutti gli altri campionati professionistici non finiti, la SPAL sarebbe promossa di diritto, perché da regolamento retrocederebbero le ultime tre e salirebbero su le prime dei due gironi – Milan e Ascoli – e la miglior seconda: la SPAL.
Nelle altre categorie è successo esattamente così. Nel campionato femminile hanno promosso due squadre da regolamento, la prima e la seconda. In Serie A, se il Covid-19 avesse impedito il finale di stagione sarebbero retrocesse le ultime tre squadre, algoritmo o no. So che la società ancora in questa cosa un po’ ci crede e spero che gli venga riconosciuto questo merito, che sul campo era stato ottenuto”.
A livello personale vincere i playoff sul campo le avrebbe cambiato la vita o quantomeno sarebbe stato sufficiente per strappare la conferma nella prossima stagione?
“A livello personale cambiava senz’altro qualcosa, perché non abbiamo fatto né i playoff né il Torneo di Viareggio, che danno visibilità a giocatori e tutto lo staff. Erano due vetrine importanti, però è andata così e non possiamo farci niente. Per il momento spero di trovare una squadra da allenare. Nel futuro spero di tornare alla SPAL, perché ho quella sensazione, difficile da spiegare, di non aver finito il lavoro in un posto tra l’altro in cui mi sono trovato davvero bene. Quando a marzo il direttore (Ruggero Ludergnani, ndr) ci disse che potevamo tornare a casa nel momento del lockdown, io andai via senza prendere nulla da Ferrara, lasciando indumenti e tutto il resto, convinto di tornare e riprendere come prima. Invece sono tornato solo per fare un trasloco. Ma ci si può fare nulla, si vede che doveva andare così”.