Nel corso della conferenza stampa dirigenziale del 10 agosto il patron Colombarini e il direttore generale Gazzoli hanno voluto affrontare anche lo spinoso tema del paracadute che la Lega di serie A versa alle squadre retrocesse.
“E’ importante parlare del paracadute – ha detto Colombarini – perché a leggere certi commenti sui social sembra quasi di diventare ricchi. E’ un aiuto pensato per aiutare chi retrocede in serie B ad affrontare una stagione difficile e di forte perdita dal punto di vista economico. La SPAL ha una struttura con dei costi da serie A e un monte ingaggi che è altrettanto imponente (31 milioni di euro, ndr). Solo di diritti televisivi si passa da una forbice di 34-35 milioni si passa a una di 2-4 della serie B, quindi c’è una differenza enorme che non è bilanciata da una riduzione dei costi della stessa misura. Quindi c’è una parziale compensazione del paracadute. Penso si possa vedere facilmente: le squadre che scendono non tornano in serie A così agevolmente, proprio perché il primo anno di B è un anno pesante dal punto vista economico. Abbiamo visto che l’Empoli, sceso incassando il paracadute, non è salito: ma non è che il presidente si sia arricchito. Ha speso quei soldi per allestire la squadra“.
“Il paracadute che spettava alla SPAL è di 25 milioni – ha specificato Gazzoli – anche se per via di alcune modifiche regolamentari della serie B vedremo una decurtazione compresa tra il 5 e il 10%. Le squadre di calcio, tecnicamente, lavorano tutte con leva finanziaria ossia in perdita, ma anticipando dei ricavi. Mediamente l’importo del paracadute alla fine serve per compensare spese maggiori e affrontare non solo la stagione successiva alla retrocessione, ma anche provare a impostare quelle future. Avere un monte ingaggi di un certo tipo non garantisce il successo, a volte capita anche che arrivi un SPAL come quella del 2016/2017 che vince il campionato col terzultimo budget della categoria. Le dinamiche sono più legate alla costruzione della squadra più che al bilancio in senso stretto“.