Archiviata l’infelice e confusa parentesi tecnica di Luigi Di Biagio, la SPAL ha scelto di ripartire da un tecnico molto esperto come Pasquale Marino, reduce dall’eliminazione nei playoff di serie B con l’Empoli. Il tecnico siciliano porta in dote le conoscenze di una carriera ventennale vissuta principalmente tra A e B, oltre che un’idea di calcio precisa, per quanto flessibile.
Dal punto di vista tattico Marino non ha mai fatto mistero d’essere legato all’utilizzo di tre attaccanti, due centrali e due esterni, all’interno di un sistema 433 o 343, per quanto in tempi recenti (2016/2017) abbia mostrato duttilità nell’adottare anche un sistema diverso come il 352 per assecondare le caratteristiche di alcuni giocatori chiave dell’organico a disposizione.
In fase di possesso le sue squadre sviluppano a partire dalla difesa, cercando poi di veicolare il gioco verso le catene esterne, costituite da laterale basso, laterale alto e interno di centrocampo. I terzini (in questa stagione Pinna, Gazzola, Fiamozzi e Balkovec) salgono molto in avanti per garantire ampiezza in profondità. Elemento chiave nel 433 di Marino è il mediano davanti alla difesa. In questa posizione ad Empoli il tecnico di Marsala ha utilizzato sia giocatori più dotati di maggiore qualità tecnica (come Stulac o Samuele Ricci) che elementi più pronti a garantire coperture difensive (come Henderson). Al di là delle scelte, il giocatore schierato davanti alla difesa, nel sistema di Marino, ha il compito di garantire la regia della squadra, collaborando con i centrali difensivi in fase di costruzione.
Gli esterni d’attacco sono soliti tagliare centralmente e devono essere in grado sia di ricevere palla sui piedi (per puntare poi il rivale diretto) sia di attaccare alle spalle la linea difensiva avversaria. Oltre a questo, per le ali del neo tecnico spallino è essenziale saper combinare con i terzini in sovrapposizione, con le mezzali (lavorare quindi per catene) e con la punta centrale. Quest’ultima utilizza sia movimenti a venire incontro, per aiutare la squadra a sviluppare la propria manovra offensiva, che attacchi alla profondità.
L’idea base è di cercare giocate veloci per risalire il campo e andare in verticale. Quando questa strada non è praticabile, la squadra manovra nella metà campo opposta muovendo gli elementi delle catene laterali e cercando di portare quanti più uomini possibile ad invadere l’area di rigore avversaria.
In fase di non possesso le compagini di Marino sono più legate alla rottura delle linee di passaggio che al contrasto. Dal punto di vista del pressing, il suo Empoli ha alternato fasi di attacco alto ad altre nelle quali gli azzurri hanno preferito una maggior copertura degli spazi. Tanto è vero che il PPDA (l’indice che calcola l’intensità del pressing) dei toscani in questo campionato è stato di 10.07, ottavo della serie B. Un dato che però comprende anche il periodo della gestione Bucchi. Nella stagione precedente invece, con Marino alla guida dello Spezia da inizio torneo, gli aquilotti avevano registrato un dato di 10.98, penultimo della serie cadetta.
Una cosa che servirà a mister Marino sarà il tempo, visto che nella fase iniziale della sua esperienza dovrà lavorare con una rosa piena di giocatori in partenza e altri senz’altro scontenti all’idea di giocare in serie B. Prima la SPAL riuscirà a mettergli a disposizione gli elementi chiave – adeguatamente motivati – per il suo 433, prima il pubblico ferrarese potrà vedere i frutti del lavoro del nuovo tecnico. Altrimenti si tratterà di un inevitabile compromesso dai risultati incerti.
Michele Tossani, classe 1978, analista tattico già collaboratore di realtà importanti come Rivista Undici e Il Napolista. Nel 2018 ha inaugurato il suo blog personale, La Gabbia di Orrico. Interviene anche su Radio Sportiva e Toscana Tv, ed è autore di libri, tra cui “L’altro Mago. Mourinho dopo Herrera” edito da Limina.