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Ci è voluto un po’ di tempo, ma alla fine la SPAL ha potuto annunciare ufficialmente i suoi nuovi arrivi dal mercato e programmare le presentazioni ufficiali per ciascuno di loro. Giovedì 1 ottobre è stata la giornata di Marco Sala (esterno, 1999) e Sebastiano Esposito (attaccante, 2002). Arrivano entrambi in prestito, il primo dal Sassuolo e il secondo dall’Inter.

La presentazione è stata aperta dalle considerazioni del ds Zamuner: “Quelli di Sala ed Esposito sono due arrivi ai quali tenevo molto perché li considero ragazzi di prospettiva e a me piace puntare sui giovani. Si è trattato di trattative piuttosto semplici nonostante i due ragazzi avessero molto mercato, perché i rapporti con Sassuolo e Inter sono buoni. Direi che si sono presentati bene, hanno motivazioni e possono diventare pedine importanti per la stagione e per la crescita di tutto il gruppo. Marco è un esterno sinistro che ama molto attaccare la profondità. Ha buon piede, gioca già con la nazionale (Under 21). Sebastiano è un attaccante molto tecnico che sa fare tutto e ha solo bisogno di trovare continuità nel giocare. Sono due ragazzi che spero di poter tenere l’anno prossimo perché vorrebbe dire che la stagione è andata in un certo modo…“.

[foto: Mirco Gadda / SPAL]
Tra i due Esposito è senz’altro quello che gode della maggiore esposizione mediatica, visti i recenti trascorsi all’Inter con tanto di gol a San Siro ad appena 17 anni: “Sono arrivato qui dopo una trattativa più semplice di quanto si possa pensare. Non ho scelto in base alla categoria, ma dando peso al progetto e all’importanza della società, oltre che la sua serietà. Sono venuto alla SPAL per avere più continuità e dimostrare qualcosa. Abbiamo buoni presupposti per far rinascere la società e riportarla dove merita di stare. Il ruolo è indifferente, posso giocare in qualsiasi posizione mi dirà il mister, ma se dovessi scegliere direi seconda punta col trequartista alle spalle“.

Il giovane Esposito condividerà l’esperienza col fratello maggiore Salvatore (2000), centrocampista: “Per me è un orgoglio giocare assieme a lui in una squadra così importante, ho sempre sognato di fare un’esperienza del genere. Abbiamo un obiettivo comune per cui lottare e anche mamma e papà saranno più contenti perché saremo vicini e avranno un solo posto in cui andare per vederci giocare“.

Per quanto abituato a segnare a raffica nelle giovanili, il giovane attaccante non se l’è sentita di fare promesse in materia di gol: “Non mi pongo mai questo genere di obiettivi, mi piace di più ragionare di squadra. Chiaro che se farò gol avrò aiutato la SPAL a vincere, ma l’importante è fare i tre punti a prescindere dai meriti dei singoli. Col direttore (Zamuner) ho comunque fatto una scommessa, ma per adesso non me la sento di rivelarla… (ride,ndr). So che attorno a me ci sono delle aspettative, ma penso che ci siano attorno alla SPAL in generale perché siamo una squadra forte e di alta categoria. Quindi ci sarà molta attenzione su quello che faremo, errori compresi. Io e i miei compagni dovremo essere bravi a star tranquilli quando le cose non ci riusciranno come le vogliamo e dovremo saper reggere le pressioni“.

[foto: Mirco Gadda / SPAL]
Sala invece si è concentrato soprattutto sul suo ruolo e sull’impatto con l’ambiente biancazzurro: “Ho sempre giocato da difensore in difese a 4 e centrocampo a 5 e mi considero un giocatore al quale piace molto attaccare gli spazi e avanzare col pallone. Essendo giovane ho tanto da migliorare e credo sia stata la scelta giusta venire alla SPAL. Qui penso di poter crescere tanto da ogni punto di vista. Da questo punto di vista l’approccio di mister Marino mi sembra ottimo, finora ha fatto un’ottima impressione a tutti. Sta tenendo sul pezzo la squadra, ma al tempo stesso sa quando lasciarla tranquilla e questo sta creando davvero un clima molto buono, nel quale si lavora seriamente, ma che lascia spazio anche ai sorrisi. Penso sia un ingrediente fondamentale per far ritrovare entusiasmo a questa squadra. Credo che la SPAL abbia tutte le carte in regola per fare un buon campionato. La B è una categoria un po’ imprevedibile e non si può mai dire cosa succederà, però noi ci teniamo a dimostrare di poter stare in alto“.

Quindi un paio di curiosità personali: “Non ho giocatori a cui posso dire di ispirarmi, in generale mi piace osservare gli interpreti del mio ruolo per cercare di capire i loro movimenti e acquisirne le caratteristiche migliori. Il numero di maglia? Ho scelto il 32 perché è quello che ho indossato nella prima esperienza da professionista (ad Arezzo). In più anche mio fratello gioca col 32 e questo è un modo per sentirlo vicino anche se siamo separati“.