La SPAL è entrata nel mercato estivo 2020 con tre obiettivi principali: abbassare (e di molto) il monte-ingaggi, ringiovanire l’organico, cercare di mettere a disposizione di Pasquale Marino un gruppo di giocatori in grado di fare bella figura in serie B. A conti fatti solo il secondo è stato centrato in pieno grazie ad un’iniezione di prestiti da linea verde (età media 20 anni), per il resto i risultati sono stati meno soddisfacenti del previsto.
LA ZAVORRA DEGLI INGAGGI
La complicata opera di abbassamento del monte-ingaggi passava non solo dagli svincoli dei giocatori in scadenza al termine della stagione 2019/2020 (Cionek, Felipe, Valdifiori, Sala, Zukanovic), ma anche dalle cessioni di giocatori dai contratti eccessivamente pesanti per gli standard della serie B. La lista è lunga e originariamente comprendeva Berisha, Bonifazi, Tomovic, Salamon, Castro, Valoti, Missiroli, Murgia, Viviani, Fares, Di Francesco, Jankovic e Paloschi. Tredici giocatori da provare a piazzare.
Approfondimento: la situazione dei contratti in casa SPAL al termine del calciomercato 2020
Il ds Zamuner aveva di fronte a sé un’impresa titanica da portare a termine in poco più di un mese, nel contesto di un calcio messo sotto stress dalla pandemia globale, di un mercato in cui tutti volevano soprattutto vendere e le necessità di un bilancio di casa da far quadrare con precisione quasi millimetrica. Riuscire a cedere tutti avrebbe richiesto non solo il doppio del tempo, ma anche una considerevole dose di incastri favorevoli, compresa una diversa inclinazione al compromesso da parte di alcuni dei giocatori in questione. Invece, come prevedibile, a lasciare Ferrara sono stati gli unici due che realmente potevano suscitare qualcosa in più di un blando interesse (Bonifazi e Fares), col difensore che peraltro se n’è andato solo in prestito, per quanto oneroso. Le uniche vere eccezioni sono rappresentate da Berisha e Valoti, per i quali si è pensato di fare uno sforzo, nella speranza che altri traslocassero, liberando così spazio salariale, oltre che fisico. Così non è stato e questo ha inceppato il flusso in entrata. La SPAL chiude quindi il mercato con 27 ingaggi da pagare, alcuni dei quali totalmente fuori dai parametri della categoria. Una massa alla quale vanno aggiunti pure gli stipendi di Leonardo Semplici e del suo staff tecnico, sotto contratto fino a giugno 2021.
Che poi ci sia un problema congiunturale lo dimostrano anche i conti riportati da Gazzetta dello Sport: il mercato 2020 ha fatto registrare una contrazione di addirittura 540 milioni di euro sul fronte degli acquisti (solo in serie A!) e di recente il termine per i pagamenti degli stipendi di giugno e luglio è stato posticipato al 16 di novembre. Segni tangibili di una liquidità che manca a tutti dopo anni di espansione ai limiti del folle grazie ai sempre più ricchi ricavi relativi ai diritti tv.
RINGIOVANIMENTO
A metà luglio il presidente Walter Mattioli aveva dichiarato che la SPAL 2020/2021 sarebbe stata “giovane e brillante“, prefigurando quindi un’opera di ringiovanimento che è stata effettivamente realizzata e probabilmente sarebbe stata ancora più profonda se le difficoltà col mercato in uscita non fossero state così numerose. Con gli arrivi in prestito di Okoli, Ranieri, Sernicola, Sala, Brignola e Sebastiano Esposito e i ritorni a casa di Spaltro, Dickmann e Salvatore Esposito la SPAL ha sensibilmente abbassato la sua età media, portandola di poco sotto i 25 anni. In serie B al momento ci sono solo quattro squadre che fanno meglio: Chievo, Pescara, Ascoli ed Empoli.
RIGENERAZIONE&COMPETITIVITA’
Con il ricambio rimasto incompleto, a Pasquale Marino toccherà l’ingrato compito di far rendere gente che si aspettava di giocare in serie A da un’altra parte (Castro, Valoti, Murgia) e gente che si è persa nel suo percorso, tanto da far credere di essere alla frutta, se non oltre (Viviani, Jankovic, Missiroli, Paloschi). Di Francesco rappresenta una scommessa solo per quanto riguarda il tema dell’integrità fisica, mentre Berisha, Vicari, Salamon, D’Alessandro e Strefezza dovrebbero rappresentare le certezze. L’organico di per sé è profondo a sufficienza per affrontare un campionato pieno d’insidie come la serie B e togliersi qualche soddisfazione. La SPAL – intesa come società – ha ribadito a più riprese di voler fare un campionato di vertice, ma questo non significa necessariamente lottare per i primi due posti, visto che un posto ai playoff è garantito fino all’ottava classifica.
Ad ogni modo le incognite principali sono due: le motivazioni e la reale potenzialità del reparto d’attacco. Nel primo caso ci sarà da verificare quanti dei giocatori scontenti o presunti tali si sentiranno coinvolti nel progetto di Marino, almeno ad un livello tale da poter garantire prestazioni decorose. Col mercato chiuso le distrazioni dovrebbero stare a zero, almeno fino al prossimo gennaio.
Nel secondo è palese come un ulteriore innesto in attacco – cercato fino all’ultima ora di mercato – avrebbe reso più facile la vita del tecnico siciliano, visti i punti interrogativi che incombono su Floccari, Paloschi e Di Francesco. Nel caso questi tre non riuscissero a incidere (per i motivi più disparati), le opzioni si assottiglierebbero drammaticamente, imponendo alla SPAL di puntare soprattutto sulla tenuta difensiva, almeno fino alla prossima sessione di mercato.
BONUS: MEDIO e LUNGO TERMINE
L’orizzonte del singolo campionato condiziona e non di poco il giudizio di tifosi e di addetti ai lavori, che vogliono vedere un’inversione di tendenza netta all’indomani di una stagione orrenda e piena d’errori. Tuttavia il tema della continuità aziendale non è affatto secondario e molte delle scelte attuali della SPAL vanno interpretate nel contesto di una visione d’insieme che deve considerare molti scenari diversi, dai più luminosi ai più catastrofici. Lo aveva ribadito qualche tempo fa patron Simone Colombarini, peraltro sottolineando concetti già scanditi per settimane:
“Quando si dirige un’azienda e si imposta un programma non si può pensare che il solo risultato sportivo possa avere un’influenza così grandi sulle aspettative future. Un’azienda va programmata con investimenti, previsioni di entrate e uscite, e deve avere sempre un progetto a lungo termine. La sopravvivenza della società deve essere sempre garantita in qualsiasi momento”.
La retrocessione in serie B, la contrazione economica globale, le palesi difficoltà delle società calcistiche in grave crisi di liquidità e i costi che rimangono altissimi a causa di scelte in alcuni casi scellerate rendono necessaria non solo un’opera di ridimensionamento, ma anche un atteggiamento di prudenza massima per fare in modo che la SPAL possa avere un futuro che vada oltre il campionato 2020/2021. Nella peggiore delle ipotesi la squadra rimarrà in B, vedrà il proprio patrimonio ulteriormente svalutato, non potrà contare sugli incassi da stadio (nonostante rilevanti investimenti sulle strutture) e continuerà a prendere le briciole di un bando tv che peraltro non è ancora stato rinnovato (quello attuale scade a giugno 2021). Basti pensare che nell’attuale rosa ci sono un paio di giocatori che da soli costano come un intero anno di incassi televisivi di serie B.
Quando il patron Colombarini parlava di un orizzonte triennale verosimilmente si riferiva proprio a questo, ossia al proposito di chiudere una pagina di storia straordinariamente proficua e aprirne un’altra in grado di garantire altre soddisfazioni. Per farlo serve un inevitabile periodo di transizione ed è quello che la SPAL sta vivendo ora. Non sarà facile cogliere altri successi, per niente, ma da qualche parte bisognerà pur partire.