Se oggi Giorgio Zamuner occupa un ufficio in un centro sportivo intitolato al suo maestro Gibì Fabbri lo deve anche ai giorni trascorsi a Pordenone, nella squadra che sabato sarà l’avversaria della SPAL in campionato.
L’attuale direttore sportivo biancazzurro ha infatti messo le basi della sua nuova carriera lavorando nella stagione 2015/2016 col club friulano nelle vesti di consulente di mercato. Un ruolo che gli fu cucito addosso su misura nell’impossibilità di affidargli ufficialmente la carica di ds, visto che Zamuner veniva da una lunga esperienza da agente di calciatori ed era sprovvisto dell’abilitazione professionale (arrivata poi a fine 2018).
Zamuner accettò di prendere in mano le operazioni del Pordenone dopo un lungo corteggiamento da parte del presidente Mauro Lovisa, che evidentemente aveva intravisto nell’ex centrocampista la voglia di mettersi alla prova sul fronte opposto rispetto a quello in cui operava abitualmente. Considerati i risultati che sono scaturiti dalla collaborazione, aveva visto giusto. Il Pordenone iniziò il campionato di Lega Pro 2015/2016 da ripescato e concluse il girone A al secondo posto, dietro solo ad un Cittadella quasi imbattibile che macinò 76 punti in 34 partite. La squadra allestita da Zamuner e condotta in panchina da Bruno Tedino (oggi alla Virtus Entella) stupì tutti, soprattutto perché messa assieme con risorse piuttosto limitate, visto l’enorme esborso di partenza impiegato nella quota per il ripescaggio. Era infatti un organico che abbinava giocatori esperti (Tomei, Stefani, De Agostini, Pederzoli, Berrettoni) a giovani al tempo in ascesa (Pasa, Burato, Beltrame, Strizzolo). Peraltro in rosa c’erano anche diversi ex spallini: il portiere Careri, il terzino Cosner, il centrocampista Filippini (che fece 8 gol) e l’attaccante De Cenco (autore anche lui di 8 reti), oltre ovviamente al già citato veterano Berrettoni.
La corsa di quella squadra si fermò in semifinale playoff, con il Pisa di Gattuso che si impose per 3-0 già nella gara d’andata all’Arena Garibaldi per poi completare l’opera nella finale contro il Foggia. Il bilancio di fine stagione fu comunque positivo, visto che il Pordenone chiuse col secondo miglior attacco (52 gol fatti) e la seconda miglior difesa (30 gol subiti). Con premesse del genere la prosecuzione del lavoro di Zamuner sembrava scontata, ma nell’estate 2016 arrivò una telefonata da Padova a tentare il nativo di Sandonà. Zamuner scelse quindi di accettare la nuova sfida e iniziò un triennio con i biancoscudati che alla fine ha fruttato una partecipazione ai playoff, una promozione diretta in B e un amaro ritorno in terza serie.
All’epoca il presidente del Pordenone non la prese benissimo, tanto che non fece mancare qualche provocazione mediatica nei confronti del suo uomo-mercato. Acqua ormai passata tra Piave, Noncello e Livenza: in quanto a fiumi tra Sandonà e Pordenone c’è solo l’imbarazzo della scelta. Sabato ci sarà l’appuntamento a Lignano Sabbiadoro: non ci fossero tutte le precauzione del protocollo un aperitivo in onore dei vecchi tempi ci sarebbe stato più che bene.