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L’ultima sfida del 2020 riserva una sfida già vista in coda al 2019 e con risultati non esattamente entusiasmanti per la SPAL. Il Brescia che si presenta al “Mazza” (mercoledì 30 dicembre, ore 18) ha avuto qualche difficoltà in più nel riassestarsi dopo la discesa in serie B e vuole riprendere la risalita verso la zona-playoff dopo la pesante sconfitta interna con l’Empoli. Per capire come arriva all’appuntamento la squadra allenata da Davide Dionigi abbiamo fatto due chiacchiere con Cristiano Tognoli, firma de Il Giornale di Brescia e radiocronista per Radiobresciasette:   

Dopo 15 giornate il Brescia è più vicino alla zona playout (+4) che a quella playoff (-5): ci si aspettava una stagione così complicata in seguito alla retrocessione dalla serie A?
“Assolutamente no, anche perché il presidente Cellino era stato il primo a dire che dopo la retrocessione dello scorso campionato si voleva puntare ad una risalita immediata, bene o male con tutti i big che c’erano in rosa. Ci sono state mote complicazioni, partendo dai rapporti con alcuni giocatori fino alla gestione tecnica con i ribaltoni in panchina. Tutto questo ha portato parecchia confusione e l’inizio di stagione è da considerarsi al di sotto delle aspettative”.

Dionigi è il terzo allenatore in stagione: cosa è andato storto con Delneri e Lopez? E come è stata accolta la scelta di affidarsi a Dionigi?
“Delneri non era partito benissimo, ma dava l’idea di avere in mano la situazione nonostante le diverse primavere sulla carta d’identità. I suoi allenamenti erano intensi e non avevano nulla da invidiare agli allenatori moderni che vediamo oggi in rampa di lancio. Diego Lopez si era già visto nelle ultime tredici partite della scorsa serie A: è un tecnico che non incide, che non riesce a lasciare un’impronta di gioco e di carattere. La scelta di affidarsi a Dionigi è stata per certi versi sorprendente, perché il tecnico non aveva esperienza nella categoria, eccezion fatta per qualche mese l’anno scorso ad Ascoli. Con lui il Brescia ha iniziato ad avere continuità, anche se la squadra tende ad adeguarsi troppo facilmente agli avversari”.

Il Brescia, un po’ come la SPAL, non ha fatto granché sul mercato estivo, se non alleggerire un po’ il monte ingaggi e svecchiare un po’ la rosa: ci sono giocatori importanti rimasti controvoglia?
“Anche se nessuno lo ammetterà mai, alcuni big come Donnarumma, Torregrossa, Sabelli, Chancellor e lo stesso Joronen speravano di rimanere nella massima categoria. C’è chi ha accettato subito la serie B facendosene una ragione, chi invece ci ha impiegato un po’ più di tempo. Cellino aveva promesso che non avrebbe venduto nessuno e ha mantenuto la parola trattenendo giocatori non contentissimi di cimentarsi nel campionato di B. Ma questa situazione ha inevitabilmente creato degli attriti che si sono poi trascinati sul campo”.

Era lecito aspettarsi qualche sforzo in più da parte della società visto il grande incasso fatto con la cessione di Tonali? E quali sono le prospettive per il mercato di riparazione?
“Alla fine la squadra era più o meno la stessa che due anni fa vinse il campionato. Con la cessione di Tonali il Brescia s’è garantito dieci milioni solo per il prestito oneroso e altri venticinque ne potrebbero entrare se il Milan deciderà di riscattarlo. Tutto sommato c’è soddisfazione per una campagna acquisti che ha portato alcuni giocatori di prospettiva, come Jagiello, Van De Looi e Labojko a centrocampo. Per il resto non c’era grossa necessità di intervento. Probabilmente l’unica mancanza in questo momento è un centrale difensivo di categoria che possa trasmettere esperienza al reparto difensivo. Si pensava che questo ruolo potesse ricoprirlo il venezuelano Chancellor, ma il giocatore al momento sta deludendo e non fa parte sulla carta dell’undici titolare”.

La sconfitta con l’Empoli ha chiuso un periodo tutto sommato positivo in termini di risultati: è un campanello d’allarme o si è trattato di un incidente di percorso?
“Può essere sicuramente un campanello d’allarme anche per come è maturata, visto il troppo timore dimostrato dalle rondinelle nel confrontarsi dell’avversario. Bisognerà fare tesoro degli errori commessi contro i toscani e capire che quantomeno contro certe grandi squadre – come lo è la SPAL- il Brescia deve schierare la propria qualità e i migliori giocatori. Questa squadra subisce troppi gol, indipendentemente da chi controlla il pallino del gioco, quindi tanto vale mettere in campo le armi migliori per provare a giocarsela alla pari”.

Che tipo di formazione ci possiamo aspettare in vista di mercoledì?
“Credo, e spero, che a Ferrara mister Dionigi schieri un 3-5-2, visto che contro l’Empoli doveva essere un 3421 ma è diventato alla fine un 451 con Bjarnason e Spalek trequartisti dietro a Torregrossa. La speranza è che il tecnico schieri una squadra molto più offensiva, magari proponendo il tandem d’attacco con lo stesso Torregrossa a fianco di Donnarumma, ovvero quella coppia che due anni fa, a suon di gol, ha trascinato il Brescia di Corini in serie A. I due attaccanti in questa stagione hanno giocato insieme veramente poco, vuoi per il Covid o per infortuni vari che ne hanno limitato il loro impiego”.

PROBABILE FORMAZIONE: (352) Joronen; Papetti, Mangraviti, Mateju; Sabelli, Bisoli, Van De Looi, Jagiello, Martella; Torregrossa, Donnarumma.

IN PIU’ RISPETTO ALLA PASSATA STAGIONE: Tom van de Looi (C, Groningen), Łabojko (C, Slask Wroclaw), Parzajuk (A, Club Olimpia), Kotnik (P, svincolato), Ragusa (A, Hellas Verona), Jagiello (C, Genoa), Fridjonsson (A, Aelesunds)

IN MENO RISPETTO ALLA PASSATA STAGIONE: Gastaldello (D, ritiro), Alfonso (P, svincolato), Tonali (C, Milan), Morosini (C, Virtus Entella), Viviani (c, Chievo Verona)

 

foto: ufficio stampa Brescia Calcio