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Nel gergo sportivo della lingua inglese c’è un termine – outcoached – che rende abbastanza bene quanto accaduto in SPAL-Pordenone 1-3. Tradotto in italiano significa più o meno “essere sconfitti per mezzo delle capacità dell’allenatore“. Attilio Tesser e la sua squadra hanno letteralmente fatto a pezzi Marino e una SPAL lentissima, senza idee (65% di possesso palla, 1 tiro in porta) e a tratti incomprensibilmente leziosa. Il mister ha parzialmente spiegato la prestazione mettendo sul piatto le argomentazioni del logorio fisico e della ristrettezza della rosa, ma gli avversari non arrivavano in condizioni tanto migliori. Alla vigilia del confronto del Paolo Mazza il Pordenone contava 7 giocatori in infermeria, compreso l’ultimo acquisto Finotto. Al pari della SPAL aveva giocato sabato pomeriggio e nonostante questo a Ferrara ha schierato 8/11 della formazione proposta contro il Vicenza. Marino ha operato una rotazione più ampia, confermando 6/11 rispetto alla trasferta di Cosenza.

L’outcoaching di Tesser nei confronti di Marino sta nello studio meticoloso del piano-partita: lasciare l’iniziativa ad una SPAL ormai quasi costantemente spuntata (tra un po’ ci si arriva) e con Valoti in forte dubbio; fare affidamento su una difesa solida a prescindere dagli interpreti (la terza migliore della categoria); impostare una partita di grande intensità e verticalità nonostante il dispendio energetico che avrebbe richiesto. Il Pordenone ha potuto contare sui suggerimenti da recapitare in profondità agli scatenati Butic e Ciurria (non esattamente Messi e Griezmann, ecco), ma al tempo stesso ha dimostrato capacità di muoversi senza palla (7 passaggi smarcanti a 0), sfrontatezza negli scambi stretti e cattiveria nei contrasti (citofonare Falasco). Delle due l’una: o la SPAL non se l’aspettava proprio ed è finita con lo snaturarsi (62 lanci lunghi, record stagionale), oppure è arrivata all’appuntamento con le batterie completamente scariche per motivi che sono al di là della comprensione di chi l’ha osservata da fuori.

[lo sterile possesso palla della SPAL contro il Pordenone, via WyScout]
Di certo c’è che se si arriva alla 22^ di campionato con la necessità di far giocare in attacco due classe 2001 inizialmente destinati alla Primavera (Seck e Moro), qualcosa nel progetto tecnico deve per forza essere andato storto. Con Tumminello e Asencio la SPAL ha fatto due scommesse pesanti e se dovesse fallirle potrebbe essere estremamente complicato rimanere competitivi da qui alla chiusura della stagione regolare. Marino, forse per la prima volta in stagione, ha iniziato a mostrare un po’ insofferenza per le scarse alternative nel reparto d’attacco e allo stato attuale non sembra confidare granché sull’apporto dei nuovi arrivati. In gran parte per via delle loro precarie condizioni fisiche (su Tumminello s’era peccato d’ottimismo) e un po’ per i tempi richiesti per l’integrazione di entrambi nella sua idea di gioco. A questo punto però bisognerà prendersi dei rischi perché il rientro di Floccari – per stessa ammissione del mister – non sembra dietro l’angolo e Di Francesco è sempre a rischio di recidiva con i suoi fin troppo noti problemi muscolari.

Il piano, con tutta probabilità, è quella di navigare a vista fino a marzo e rimanere agganciati in qualche modo alla zona-playoff, per poi tentare di ingranare le marce alte nella parte finale della stagione, quando i serbatoi delle altre squadre potrebbero iniziare a svuotarsi. Potrebbe aver senso, ma è le incognite rischiano di essere talmente tante da rischiare di far saltare tutto al primo imprevisto. Perché questa SPAL i punti bene o male riesce a farli, ma raramente riesce a essere convincente, nel gioco e anche nello spirito che mette in campo attraverso i suoi interpreti. Nelle sue giornate peggiori sembra la squadra svogliata e rassegnata della stagione 2019/2020. Nel giorno in cui ricorre l’anniversario dell’esonero di Leonardo Semplici, non possono che tornare alla mente un paio di frasi di un rabbioso Walter Mattioli:

“Qualcuno mi ricordava che la SPAL faceva un buon possesso palla. Quello va bene se vinci, non quando perdi. […] Spesso e volentieri abbiamo visto partite giocate male, giocatori che andavano in campo senza rabbia, svuotati dentro” – Walter Mattioli, 11 febbraio 2020

La posizione di Marino, per ovvi motivi, non può essere considerata critica come quella del Sor Leo, ma certi spettri ogni tanto sembrano apparire ancora dalle parti di via Copparo. Per prima cosa converrà augurarsi di non vedere più Tesser in un’eventuale post-season: con la vittoria di ieri ha ritoccato ulteriormente il record nei confronti del collega. 5 vittorie, 2 pareggi, 2 sole sconfitte di cui l’ultima nel 2015.