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Pari fu nel 2017, pari è stato nel 2021. Il punto fermo dei due Vicenza-SPAL rimane… il punto (di classifica), ma quanta differenza c’è tra questi due risultati. Quattro anni fa venne conquistato con la tenacia di una squadra che sembrava in missione, che giocava mediamente bene e soprattutto non si perdeva mai d’animo. Quello sgraffignato grazie a Floccari (ma anche a Zigoni) in pieno recupero venne battezzato come un pareggio somigliante a una vittoria, che peraltro fece scendere la catena ai vicentini in modalità che tutti ricordiamo, fino alla creazione di un vero e proprio aforisma per mezzo televisivo, peraltro divenuto in seguito uno standard per ripetuti memi.

Questo qua non è un pareggio per voi, avete perso a Vicenza, punto, fine. A Vicenza avete perso!” cit. Sara Pinna, Diretta Biancorossa del 27 gennaio 2017

Sabato al “Menti” la SPAL non ha perso, ma è come se l’avesse fatto. La sensazione che la squadra s’è riportata a casa è quella, lo sconcerto dei tifosi è il medesimo. Se il giovane centravanti biancorosso Gori avesse spedito dentro anche solo uno dei palloni a disposizione nel finale di partita la sconfitta sarebbe stata certificata anche dal risultato, ma sarebbe cambiato davvero poco. E questo è un particolare decisamente inquietante per una squadra che (in teoria) punta a giocarsi la risalita in serie A e che aveva condotto il primo tempo con sicurezza e autorità, costruendosi un vantaggio che non sembrava poter essere messo in discussione.

Il male che sembra affliggere questa squadra a intervalli più o meno regolari è complicato da individuare e ha quasi interamente a che fare con la psiche dei suoi interpreti, soprattutto quelli (in teoria) più rappresentativi. Basta riguardare con attenzione i fotogrammi successivi a entrambi i gol del Vicenza. Teste basse, braccia allargate, sguardi che non si incrociano tra di loro, mesta processione verso il centrocampo. Nessuno, a partire da chi è insignito dei gradi di capitano, che dia una scossa, che inciti a una reazione. A maggior ragione quando il risultato è ancora favorevole e manca ancora un’infinità di tempo da giocare, almeno per gli standard del calcio contemporaneo. Nei linguaggi del corpo invece si è iniziata a leggere rassegnazione già sul punteggio di 1-2. Come se nella testa dei giocatori fosse chiaro che sarebbe stato impossibile prevenire la rimonta degli avversari.

Scene del genere erano la norma nella stagione 2019/2020, soprattutto nella sua parte finale. Ma in quel caso poteva anche essere comprensibile, visto il percorso nel suo complesso. Ma stavolta che attenuanti si possono considerare? Apparentemente nessuna. Questa SPAL, per quanto costruita sulle rovine di una sua versione triste e perdente, ha i valori fisici e tecnici per farsi rispettare da tutti. A tratti lo ha dimostrato con i fatti, ma sembra essere incapace di convincersene appieno e d’aver bisogno d’essere periodicamente ridestata dal suo irritante torpore. Il girone di ritorno ci dice che il rendimento è paragonabile a quello di Pescara e Virtus Entella, due formazioni che dovranno rivolgersi ad un’entità superiore per confidare di rimanere in serie B. Può la SPAL ritrovarsi con lo stesso senso d’impotenza? Ritrovarsi a essere quasi una squadra bipolare, se solo tale definizione nella sua accezione comportamentale si potesse utilizzare per un intero gruppo di persone.

A proposito: un’ora intera di psicoterapia individuale con un professionista qualificato costa in media 60€. Portare tutta la rosa della SPAL a fare delle sedute settimanali da qui al termine del campionato comporterebbe una spesa complessiva di 16.500€. Considerato che all’orizzonte si profila un cospicuo risparmio di risorse grazie al nuovo datore di lavoro di Leonardo Semplici, la dirigenza potrebbe farci un pensierino. Magari qualche mistero potrebbe essere chiarito. D’altra parte in organico c’è già una nutrizionista che si prende cura delle diete dei biancazzurri. Perdere peso per un atleta non è un problema, perdere spesso non dovrebbe essere altrettanto scontato né ben accetto al punto tale da diventare una regola. “Eh ma in realtà abbiamo pareggiato“, si può facilmente obiettare. No, ragazzi. A Vicenza avete perso. Gli almanacchi diranno il contrario per il resto dei nostri giorni, il giramento di meglio-non-dire-cosa invece confermerà ancora a lungo.