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Massimo Rastelli è stato presentato alla stampa come nuovo allenatore della SPAL a poco più di 24 ore dal debutto in campionato della sua squadra, in programma sabato 20 marzo alle ore 18 al Paolo Mazza, contro il Cittadella. Proprio dallo stadio è iniziata formalmente l’esperienza del nuovo tecnico – il settimo della gestione Colombarini – reduce da un anno di inattività dopo la separazione con la Cremonese.

Rastelli, 52 anni (“di cui 40 di calcio”, ha voluto sottolineare), è apparso motivato e affatto emozionato. Ha delineato con equilibrio e decisione presupposti e obiettivi del suo incarico: “Ringrazio la società per aver pensato a me per intraprendere un percorso da qui alla fine della stagione. Sostituisco un grande professionista che ha dovuto affrontare diverse difficoltà. Purtroppo nel nostro mestiere contano i risultati e se non arrivano pagano gli allenatori. Ho grande entusiasmo, perché Ferrara è una delle piazze che più si avvicinano al mio modo di fare calcio. Una società seria, ambiziosa, che programma. C’è un direttore sportivo giovane con cui si può dialogare. In questi giorni ho toccato con mano l’ambiente e l’organizzazione ed è un peccato che la squadra si trovi in difficoltà. Ma se sono qui è perché ci si è infilati in una certa situazione e sta a me trovare la chiave giusta per venirne fuori“.

PRIORITÀ – “Dovrò toccare tutti i tasti, non c’è un solo aspetto su cui intervenire. Andranno esaminati il lato tecnico-tattico e quello psicologico. In questi quattro giorni ho parlato con i ragazzi per cercare di capire quali potessero essere le criticità. In questo primo impatto è fondamentale andare a creare il giusto clima di empatia, perché l’aspetto motivazionale è preponderante per ottenere dei successi. Se riusciremo a mettere in campo le motivazioni poi la qualità emergerà. Al momento ho lavorato sull’orgoglio di questi ragazzi, perché sono consapevoli delle difficoltà e di non essere riusciti a non esprimere il massimo delle loro potenzialità. Sanno l’importanza che ha questa maglia, la storia che si porta dietro, e questo tipo di stimolo a volte può diventare un peso. Sta a me trovare la chiave giusta per far trovare ai ragazzi la leggerezza di cui hanno bisogno, ma anche ferocia e determinazione per farsi valere in campo“.

STILE DI GIOCO – “Non sono un’integralista e la mia carriera dice che i moduli li ho fatti praticamente tutti. Per me al centro del progetto c’è il calciatore e quindi ragiono sulle caratteristiche degli elementi a disposizione. È chiaro che negli anni la SPAL ha avuto una sua identità tattica, costruita con un’idea di un certo tipo e quindi nella fase iniziale cercherò di dare certezze per non aggiungere confusione, visto che non ce n’è bisogno“.

MORALE – “Prendo in prestito un concetto espresso da Luciano Spalletti, che una volta disse che il calcio è psicologia applicata. Un evento all’interno di una partita può cambiarla, squadre che sono in controllo possono andare in difficoltà, oppure accendersi grazie ad un singolo episodio. Questo per dire quanto pesa l’aspetto mentale. L’allenatore deve essere bravo a lavorare sul campo e i giocatori devono sempre sapere cosa fare nel corso della partita. Dovrò entrare nella testa dei ragazzi, perché ognuno ha un suo carattere, un suo passato e delle aspettative personali. Anche delle difficoltà. L’allenatore deve essere bravo a capire qual è la chiave giusta per ciascuno. Ho giocato per vent’anni e alleno da tredici, quindi penso di sapere come funziona la mente di un calciatore. In passato ho studiato molto e mi sono avvalso di professionisti che mi hanno aiutato a trovare le giuste chiavi di lettura“.

GERARCHIE – “Chi rende gioca, chi non lo fa sta in panchina. Non guardo in faccia nessuno perché la mia priorità va ai risultati. Chi si allinea bene, chi non lo farà rimarrà nelle retrovie. Quando si cambia allenatore tutti fanno parte del progetto e si riparte da zero, non ci sono gerarchie prestabilite. Sabato scenderà in campo bene o male una squadra già affiatata, ma poi tutti si devono considerare parte del gruppo e potranno dare una mano. Non lascerò nessuno indietro sulla base di valutazioni del passato. Mi auguro di riuscire a motivare tutti per dare l’anima per la SPAL“.

CONDIZIONE E INFORTUNI – “Quello che è stato fino a ieri mi interessa poco e non voglio giudicare il lavoro di mister Marino. Per quanto mi riguarda ho trovato una squadra molto disponibile e che in allenamento si è impegnata al massimo. Hanno fatto tutto per accontentare le mie richieste. Delle assenze mi importa nulla, l’importante è che ce ne siano undici a disposizione. La situazione dell’infermeria non mi crea pensieri particolari. Vorrei che i calciatori ragionassero così, ossia che non ci sono alibi: le assenze, gli arbitri, il terreno di gioco. La nostra superiorità, che è ipotetica, la dobbiamo far vedere in campo“.

ASPETTATIVE – “A inizio stagione vedevo la SPAL come il mio Cagliari (2015/2016) e l’ho sempre considerata una squadra tra le favorite per la vittoria del campionato assieme a Lecce, Frosinone, Empoli e Monza. La SPAL ha un organico importante. Poi è normale che ci possano essere momenti di difficoltà grandi e piccoli. Il girone d’andata mi era sembrato in linea con gli obiettivi e le potenzialità. Ora sono cosciente della grande responsabilità che mi è stata affidata e le sorti della squadra sono nelle mie mani. Le pressioni mi hanno sempre caricato e darò tutto me stesso per fare il massimo“.

STAFF – “Dario Rossi (alla SPAL da giocatore nella stagione 1996/97, ndr) è il mio vice, ha iniziato con me alla Juve Stabia. Poi si sono affiancati Fabio Esposito e David Dei: quest’ultimo curerà in maniera specifica le palle inattive. Devo ringraziare la società perché mi ha permesso di portare Marco Cossu per la cura della metodologia e l’analisi, era con me a Cagliari. Questo per ribadire ulteriormente l’intenzione di curare ogni dettaglio“.

INATTIVITÀ – “Rimanere fermo per un anno, soprattutto per un allenatore come me che è stato tutta la vita sul campo, non è stato facile. Ho cercato di sfruttare il periodo per vedere tutte le partite possibili tra A e B. Sono andato a rivedere un po’ di concetti, letto tante cose per aggiornarmi e migliorarmi. Non bisogna mai ancorarsi a certezze del passato, il calcio è in continua evoluzione e dobbiamo essere bravi a cogliere i cambiamenti. Ho cercato di sfruttare l’ultimo periodo per farmi trovare pronto nel momento in cui fosse arrivata la chiamata. Dico sempre che è come andare in bicicletta: appena si rientra in uno spogliatoio c’è un’emozione com’è normale che sia, ma poi ci si concentra immediatamente sul lavoro“.


foto: ufficio stampa SPAL