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Dice: “Una rondine non fa primavera”. Vero, ma un gol di Floccari sì. Andate a farvi un googolata, io non ne ho voglia e vedrete che il Boia quando spuntano le margherite nei campi e il Mazza prende quel colore verde smeraldo che lo fa brillare come i Jardines de la Reina a Cuba ci ricorda chi è. Per lui la primavera ha l’effetto di un unguento: gli sottrae le stagioni, la classe asciugata dal calore di Febo, rimane cristallina. Non esistono gol scontati per Sergione. Benevento, Vicenza, Empoli, Juventus, Milan, non c’è categoria, nessuno è immune alle sentenze dell’inquisizione.

La punta più tecnica che io mai abbia visto a Ferrara (parere personale), la squadra si aggrappa alla sua boa. Nel calcio non esistono i miracoli, Rastaman (semi cit. MRS), ha lavorato molto probabilmente sulla psicologia dei giocatori. La vecchia guardia, ma pure tanti dei giovani hanno risposto presente. I padovani sono tignosi da sempre, ma i ragazzi in casacchina a righe strette si sono ricordati di essere l’acronimo latino più poetico del calcio italiano. Mettiamoci pure che, per fortuna, la beneamata non era trasmessa da reti libere e quindi io l’ho ascoltata in cuffia come Ambra Angiolini e il gioco è fatto. Ah dimenticavo, ho indossato il braccialetto di gomma confezionato dalle mie ragazze quando erano più piccole e tac.

Ritornando ai Caraibi, il Rastafarianesimo non sarebbe stato possibile senza Bob Marley & Peter Tosh, ieri in campo con i dreadlocks al vento. Due traverse da cineteca, un gol fatto e non visto, un colpo di tacco volante degno del ct della nazionale, le scorribande di Sernicola, Etrit in porta come Lev a difendere i pali dell’Armata Rossa. C’è tempo ragazzi miei e a me basta poco, mi deprimo in un’istante e allo stesso tempo mi esalto, ho le caldane come le donne di una certa età, ma il fottuto lunedì sarà diverso. La vita reale ci vede in trincea: la pandemia, un anno sottratto alla vita, che poi secondo me dovrebbe essere almeno contato doppio ai fini pensionistici, come per chi lavorava con l’amianto (!). Le passioni hanno lasciato spazio alle ossessioni, si arranca, si polemizza, i social sfornano laureati a go-go. Prima almeno venivano replicati solo androidi pronti per Coverciano, ora ogni scibile umano prende vigore dalla luce blu di un telefonino. Biologi, virologi, andrologi. Rimanete nelle vostre certezze assolute che derivano dalla vostra laurea alla Università della strada e dalla sapienza di vostro cugggino. Io mi tengo Sergio e la mia squadra del cuore.

Quella curva vuota, quel numero dodici, la mia mattonella impolverata dal tempo che passa. Ma ci sarà quel giorno, ritornerà il cielo a colorare la Ovest, ritorneranno gli abbracci, le urla, le grida e gli strattoni. Saremo ancora là quel giorno (piccola toccatina) e riprenderemo da dove avevamo lasciato, con gli occhi gonfi di pioggia, insieme a quella fantastica umanità che tifa i miei colori.
Chiaro, grandissimi rompi-cabbasisi, criticoni e brontoloni, come una pentola di fagioli sul fuoco, ma innamorati pazzi e carichi di storia. La nostra. In ultimo vorrei ringraziare mister Marino e il Mezzo, due brave persone, competenti e degne di essere state alla guida della mia S.P.A.L. Ora c’è da togliersi le gabbane pesanti, indossare le magliette della curva e tenere le braccia al vento, il caldo asciuga il dolore e accende la luce dell’Utopia. Laggiù oltre la seconda stella a destra, ci potrebbe essere il grande alligatore, placido e sonnacchioso nel verde mare dei Caraibi. Forza vecchio cuore biancazzurro.