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La missione di riportare la SPAL in serie A non è riuscita a Massimo Rastelli. Il successo di misura contro la Cremonese non è bastato per accedere ai playoff, complici le altrettante vittorie delle dirette concorrenti che lasciano i biancazzurri al nono posto in classifica. Le parole del tecnico, al termine degli ultimi novanta minuti stagionali, sono inevitabilmente piene d’amarezza e incertezza per il futuro.

IL PUNTO DI SVOLTA IN NEGATIVO: “C’è grande rammarico. Purtroppo il destino non era nelle nostre mani e l’unico obiettivo era vincere la gara sperando negli altri campi. Così non è stato e il rammarico è doppio. Le battute a vuoto delle settimane precedenti non ci hanno consentito di gestire al meglio le ultime gare. C’è il rammarico che le ultime due vittorie sostanzialmente siano servite a nulla. Il mancato posizionamento in zona playoff è il risultato di varie situazioni verificatesi nell’arco del campionato: io posso solamente dare un giudizio per quanto riguarda le nove gare che ho fatto su questa panchina. Forse, se devo guardare una partita in particolare penso a quella di qualche settimana fa contro il Brescia: probabilmente evitando di perdere quella partita avremmo mantenuto i punti di distacco che gli avrebbero creato grosse difficoltà di rimonta. Personalmente parlando, invece, il rammarico più grande è la partita di qualche giorno fa col Frosinone: avevamo giocato bene, ed è bastata una piccola disattenzione per andare in svantaggio e poi accusare il colpo anche a livello mentale“.

LE DIFFICOLTA’ ALL’ ARRIVO: “Dando uno sguardo generale, tutti sanno benissimo le difficoltà che c’erano quando ho accettato quest’incarico, sia dal punto di vista psicologico sia dal punto di vista dell’organico. C’erano tanti giocatori infortunati: abbiamo perso subito Vicari nella prima sfida col Cittadella che è andato ad aggiungersi a Paloschi, Tumminello, Asencio e Floccari, poi in seguito è venuto a mancarci Valoti. Non puoi fare a meno di questi giocatori per troppo tempo e abbiamo pagato la loro assenza in questo finale. Per restare in tema, Brescia e Chievo, invece, hanno recuperato molti dei propri uomini chiave in quest’ultimo periodo ritornando in corsa per i playoff. Dopo la buona partenza successiva al mio arrivo abbiamo perso tre gare fondamentali. C’è mancato quel punticino che ad oggi avrebbe fatto la differenza. Poi, sappiamo bene che ai playoff si azzera tutto, e ora non resta che leccarci le ferite. Questo gruppo e questa squadra hanno dovuto affrontare tante difficoltà; non è riuscito a trovare quella continuità che ti consente di rimanere sempre in alto. Ci credevo tantissimo, ma dobbiamo accettare il verdetto finale“.

IL FUTURO: “Cosa mi aspetto dal futuro? In nove gare abbiamo ottenuto quattro vittorie, cioè quasi il 50% del massimo che potevamo ottenere. Io, insieme a tutto il mio staff abbiamo cercato di raggiungere l’obiettivo con tutte le nostre forze, dando tutto quello che avevamo di noi stessi. Mi sento di dire che mi piacerebbe poter continuare a lavorare qui, perché la società mi ha cercato, mi ha permesso di allenare una formazione storica e una piazza di grande tradizione. Anche per questi motivi il rammarico è doppio, perché ci tenevo a raggiungere l’obiettivo minimo e poi provare a tornare in serie A. Mi auguro che il lavoro svolto possa essere stato apprezzato dalla società, come mi auguro che ci si possa sedere per poter ricominciare dall’inizio, programmando una nuova stagione“.

Io in questa città mi sono trovato benissimo ed ho sempre sperato che potesse arrivare una chiamata per sedermi su questa panchina. Qui ci sono le condizioni ideali per poter lavorare. Ora però bisogna smaltire la delusione, a bocce ferme vedremo cosa succederà. Domani i ragazzi avranno il giorno libero, poi da mercoledì riprenderemo gli allenamenti e ci confronteremo con il direttore e il presidente, rimanendo in contatto fino al rompete le righe. Ci sarà il modo di confrontarsi e mettere sul tavolo le proprie idee ed eventualmente decidere una programmazione futura. Su che cosa cambiare, come modificare questo organico non me la sento di dare alcun tipo di giudizio. Ora non è il momento di parlare di chi ci sarà o meno nella prossima stagione. Nel momento in cui si verifica una retrocessione senza un’immediata risalita bisogna stare attenti al bilancio, perché quello che si spendeva prima dopo non può più essere sostenuto“.

IL FUTURO DI FLOCCARI: “Sergio è un professionista esemplare e un grande uomo. In campo ha dato sempre il 110%. Quando sono arrivato stava riacquistando la giusta condizione e ha messo a segno il gol importantissimo contro il Cittadella. Negli allenamenti non cede di un centimetro. Ha sempre la parola giusta nel momento giusto. Credo che per la società rappresenti un elemento fondamentale, poi in base a chi sarà l’allenatore verranno fatte le dovute considerazioni“.

STREFEZZA, L’UOMO DELLA FIDUCIA: “Conoscevo già Gabriel, avevo ben presente le sue caratteristiche e sapevo dove poteva rendere al meglio. Credo che la mia fiducia sia stata recepita dal giocatore e al tempo stesso se la sia mantenuta partita dopo partita. Dovunque l’abbia collocato ha sempre offerto delle prestazioni importanti. E nel momento di maggior difficoltà, quando gli infortunati non avevano ancora recuperato, lui e Floccari sono stati gli elementi che si sono presi le responsabilità dell’attacco. È un ragazzo con grandi potenzialità, non può che crescere e per la SPAL rappresenta una risorsa molto importante“.

MENZIONI DI MERITO: “Non c’è un solo giocatore che non potrei citare. Tutti hanno dato veramente ogni cosa. Ci sono stati degli aspetti psicologici che alcuni giocatori sono riusciti a superare, altri invece hanno avuto qualche difficoltà in più. Ma sotto l’aspetto dell’impegno, della dedizione e della disponibilità ho nulla da dire. A volte durante una stagione si entra in un tunnel da cui è difficile uscirne: chi magari ha sentito il peso della responsabilità non è riuscito a dare il meglio di sé stesso“.

LA MANCANZA DI UN ATTACCANTE VERO: “Quello che è successo prima del mio arrivo non lo posso giudicare. Sono arrivato con grande entusiasmo e non mi sono mai posto il problema di chi c’era e di chi non c’era. Ho cercato di tirare fuori il meglio dall’organico che avevo in quel momento a disposizione. Tutto questo credo che in gran parte delle nove gare sia stato fatto, al netto di qualche passaggio a vuoto“.

LO STADIO VUOTO: “Ho accettato questo incarico proprio in virtù del grande tifo che si respira a Ferrara. Ci ho giocato da calciatore e so cosa rappresenti il pubblico per i calciatori che indossano la maglia biancazzurra. Gli spalti vuoti sono stati una costante per tutte le squadre in questa stagione, ma forse i giocatori della SPAL l’hanno sentita un po’ di più“.