Nello spazio di un mese e mezzo Joe Tacopina ha rilasciato dichiarazioni pubbliche con grande disinvoltura, segnando una discontinuità nettissima con la precedente gestione della SPAL, almeno per quanto riguarda l’ultimo anno e mezzo.
L’ultimo capitolo della sua presenza mediatica è rappresentato da una lunga intervista rilasciata per The Italian Football Podcast, un podcast americano dedicato al calcio italiano realizzato da John Solano, Nima Tavallaey Roodsari e Carlo Garganese. Già nello scorso mese di luglio, quando la trattativa con la famiglia Colombarini era in fase avanzata, Tacopina aveva partecipato ad una puntata per parlare dei suoi progetti. In questa occasione ha ovviamente aggiornato alcuni concetti, ma sempre con la solita dose di entusiasmo che lo contraddistingue.
Di seguito si può trovare una sintesi ragionata degli oltre 50 minuti di conversazione con i conduttori.
VITA ITALIANA – “Qui non manca nulla. Cibo, bellezza estetica… qualche anno fa ero a Bologna ed è sufficiente fare un confronto tra le mie foto, prima e dopo quell’esperienza, per capire quanto si mangi bene da queste parti. Devo stare molto attento perché l’Emilia-Romagna è la miglior regione italiana quando si tratta di qualità del cibo, non credo si possa mettere in discussione”.
FERRARA – “Non so come non si possa considerare Ferrara visto che è una delle città più belle che abbia mai visto. È patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco e la storia che si respira qui è straordinaria. Quando mi immergo nel suo clima, come ho fatto nell’ultimo mese, per me è importante capire la storia della comunità. La gente mi ha scritto su Instagram per consigliarmi libri da leggere sulla storia di Ferrara. Qui si può trovare uno dei più bei castelli in Europa: c’è il fossato attorno ed è pieno d’acqua. Non se ne vedono molti altri di questo genere. E poi Ferrara è la SPAL, non avevo mai trovato un posto simile. Ho fatto esperienze in diverse piazze, a partire da Roma in cui c’è la Roma ma anche la Lazio, ma più in generale si tratta di una città enorme in cui sono altre mille cose. A Bologna i tifosi sono eccezionali, ma molta attenzione è rivolta verso il basket. A Venezia abbiamo vinto diversi campionati, ma il Venezia viene vissuto… non voglio dire con indifferenza, ma la tifoseria ha un’età media piuttosto alta. Quando ero a Venezia non avvertivo questa grande attenzione. Per alcuni era importante, ma di sicuro non c’era la passione che si respira qui”.
“Dovreste provate a fare una passeggiata con me nelle vie di Ferrara e dirmi se non è una cosa straordinaria. Non lo dico solo perché ora sono proprietario del club, ma qui mi sento davvero amato e apprezzato dalle persone. Ogni tanto mi do dei pizzicotti per essere sicuro che non si tratti di un sogno. I tifosi sono sempre a fianco della squadra e chiedono che si faccia valere. La SPAL è come una religione in questa città e lo dimostrano anche i numeri fatti registrare dal pubblico nelle scorse stagioni. In questo momento, con una capienza molto limitata, i biglietti vengono esauriti in circa 25 minuti”.
DAL CATANIA ALLA SPAL – “A Catania le cose non hanno funzionato e mi è dispiaciuto perché voglio bene a Catania e alla Sicilia, perché lì ci sono le origini della mia famiglia, ma mi ritengo fortunato perché quell’esperienza mi ha permesso di avere un’opportunità diversa. La trattativa per il Catania è durata oltre un anno, con ben due date di closing. C’erano dei contratti che prevedevano obblighi da entrambe le parti. Solo che ogni volta in cui si andavano a controllare i conti si scoprivano nuovi debiti. Quando è stato chiaro che quell’affare non sarebbe andato a buon fine mi è arrivata una chiamata dalla famiglia Colombarini. Simone (Colombarini) è una gran persona e un grande imprenditore che assieme al padre ha conseguito risultati eccezionali con la SPAL. Mi ha detto ‘Ci teniamo a lasciare la società in buone mani per preservare quello che abbiamo fatto e garantirle un futuro‘. I Colombarini mi hanno convinto della bontà del loro progetto e il rapporto è stato da subito molto buono. Sono state fatte tutte le valutazioni economiche e nel giro di un mese abbiamo appurato che tutto quello che ci avevano raccontato era verificabile. Quindi abbiamo completato l’operazione. Quando da entrambe le parti ci sono delle brave persone e c’è un’organizzazione efficiente a supporto si fa abbastanza presto a concludere una trattativa. La SPAL in questi anni è stata una delle società italiane meglio gestite a livello finanziario e nei tre anni precedenti alla pandemia produceva persino degli utili, che nel calcio italiano è una rarità. Questo la dice lunga su quanto fatto dalla famiglia Colombarini“.
IL PROGETTO – “Non sono qui per fare la serie B, questo è chiaro. In Italia ho conseguito tre promozioni e voglio migliorare ulteriormente il mio record. L’obiettivo è riportare questa squadra in serie A. La SPAL è una realtà da serie A, Ferrara è una città da serie A. Lo dice la storia stessa del club. E anche il fatto che porti questo nome diverso da tutti gli altri lo rende speciale, anche a livello commerciale. Società Polisportiva Ars et Labor è davvero un concetto affascinante e si sposa molto bene con l’identità della città e col suo passato rinascimentale”.
“In questa stagione non voglio ci siano pressioni, io di certo non ho chiesto di lottare per la promozione. L’obiettivo è stabilizzarsi e mettere le basi per provarci nella prossima stagione. Tuttavia questa squadra sta costruendo già da ora qualcosa di speciale e lo ha dimostrato nelle prime partite. Ci sono diverse squadre che in questa stagione possono essere considerate pretendenti alla promozione: Monza, Brescia, Crotone, Lecce, Benevento, Brescia… però la storia della serie B ci insegna costruendo un buon gruppo si possono fare prestazioni sopra le aspettative. Adriano Galliani, dopo la partita tra noi e il Monza, si è complimentato dicendo che non si aspettava di vedere una SPAL così competitiva”.
CLOTET – “Clotet entro cinque anni verrà cercato da club come Juventus, Barcellona o Real Madrid, ma io non ho alcuna intenzione di lasciarlo andare, potrei arrabbiarmi molto se decidesse di farlo e con me non è il caso (ride, ndr). Credo sia davvero speciale e voglio che diventi il nostro Alex Ferguson, voglio che i grandi risultati li faccia con la SPAL. Avrebbe potuto guadagnare molti più soldi in questa stagione grazie ad altre offerte che aveva, ma ha scelto il nostro progetto prima ancora che io diventassi il proprietario del club. Prima di tutto è una gran persona e quella è una base fondamentale per essere un grande allenatore. È un uomo di famiglia, umile, genuino e ben disposto verso tutti. Non è per niente egocentrico come tanti altri suoi colleghi, di successo o meno. Non perde mai di vista i valori che per lui sono importanti. Quando Giorgio Perinetti, che è stato il direttore sportivo nei miei anni al Venezia, ha saputo che stavo prendendo la SPAL mi ha subito detto che avrei dovuto prendere Clotet come allenatore perché nella stagione precedente aveva fatto cose straordinarie col Brescia“.
“Tra le altre cose Pep è un grande motivatore e lavora con grandissima intensità. Quando vado a vedere l’allenamento del venerdì i giocatori ci mettono un impegno da finale da Champions League (ride, ndr). Mi è sembrato fin troppo, tanto che ho chiesto se fosse normale e lui mi ha risposto di sì. Questo è il modo per ottenere il meglio dalle persone. Pep gioca un calcio veloce e verticale, a volte sembriamo una squadra di velocisti più che di calciatori ed è fantastico. Ma soprattutto vuole lavorare con calciatori giovani e svilupparne il potenziale. Non gli interessa avere calciatori con nomi importanti o che si portano dietro un grande passato e vivono di quello. Abbiamo la terza squadra più giovane dell’intera serie B e c’è un gran bel clima. Pep è riuscito a coinvolgere tutti e fare gruppo, è davvero un piacere vedere i risultati che sta ottenendo. Anche i più esperti fanno la loro parte. Come Luca Mora, forse il miglior giocatore della SPAL ai tempi della promozione in serie A, che sta aiutando i più giovani a crescere”.
GIOVANI TALENTI – “Quando sono diventato proprietario della SPAL Clotet aveva a disposizione nove o dieci giocatori ed era giustamente preoccupato. Gli ho detto che ci avrei pensato io e mi sono subito messo a chiamare tutte le persone con cui avevo buoni rapporti in Italia, come Luca Percassi dell’Atalanta. Mi ha prestato gratuitamente tre ottimi giocatori (Latte Lath, Da Riva ed Heidenreich – ndr). Ricky Massara (direttore sportivo del Milan, ndr) è uno dei miei migliori amici in Italia, lo considero un genio del calcio, e ha deciso di prestare alla SPAL uno dei più grandi talenti che aveva a disposizione nel Milan. Mi ha detto che Colombo ha il potenziale per diventare il miglior attaccante della serie B già a diciannove anni. Direi che ha ragione. Credo proprio sarà il centravanti titolare della nazionale italiana nel giro di pochi anni, non credo di sbagliarmi. Abbiamo davvero molti giovani talenti. Salvatore Esposito ha ventuno anni ma gioca con la tranquillità di un veterano. Il nostro portiere, Demba Thiam, è altissimo e ha un’apertura di braccia grazie alla quale potrebbe abbracciare una casa. È impressionante. Lo considero un portiere di grande talento e uno dei migliori in Italia quando si tratta di parare i rigori. Nella scorsa stagione ne ha respinti diversi”.
SECK – “Demba Seck è un talento enorme. Al momento è un talento grezzo, ma il suo potenziale è altissimo. Negli uno contro uno è senz’altro già ora uno dei migliori in serie B. Nel corso dell’estate avevamo ricevuto un’offerta da oltre 4 milioni di euro per lui, non posso dire da parte di chi, ma è una squadra di serie A che lo avrebbe lasciato alla SPAL in prestito in questa stagione (nelle cronache di mercato si era parlato del Bologna, ma a cifre più basse – ndr). Accettare quell’offerta, per me, avrebbe significato risparmiare un po’ di denaro per l’acquisto della società. Però Clotet è venuto da me e mi ha sconsigliato vivamente di vendere il giocatore, anche se quel tipo di cifra non viene quasi mai spesa per calciatori di serie B. A suo giudizio tra un paio d’anni il suo valore sarà come minimo triplicato, perché il ragazzo ha qualcosa di veramente speciale. Pep ha allenato in Inghilterra e ha un’idea precisa dei giocatori che possono avere successo in quel tipo di campionato: secondo lui Seck ha potenzialità da Premier League e se crescerà come pensiamo riceveremo offerte molto più alte per lui, dai 10 milioni in su. Non credo che un allenatore possa deliberatamente far perdere 4 milioni al suo club e se ha insistito così tanto è perché Seck ha davvero qualcosa che gli permetterà di diventare un grandissimo giocatore”.
PROSPETTIVE – “Molti giocatori attualmente senza contratto, da quando io sono qui, si sono offerti per giocare nella SPAL perché si sono accorti che qui sta accadendo qualcosa e stiamo facendo parlare di noi anche a livello internazionale. Alcuni di questi giocatori hanno un profilo europeo, ma non posso farne i nomi. In gennaio valuteremo cosa fare. Per me è fondamentale mantenere il clima che abbiamo creato in questo inizio di stagione. E se un giocatore importante vuole venire giocare alla SPAL deve dimostrare di aver ancora qualcosa da dare, perché al nostro allenatore non piacciono i giocatori che si considerano validi solo grazie al loro passato”.
SETTORE GIOVANILE – “Nella mia conferenza stampa di presentazione ho citato l’Atalanta come l’esempio da seguire. La SPAL può fare lo stesso percorso. Le strutture già ci sono, la città è più grande, il settore giovanile è già ad alto livello, tra i migliori in Italia. Svilupparne il potenziale e puntare sullo scouting permette a club di queste dimensioni di competere a livelli superiori. L’Atalanta è riuscita ad arrivare in Champions League grazie a questa formula. Ho portato a Ferrara Massimo Tarantino proprio per impostare questo tipo di progetto visto che aveva ottenuto risultati straordinari col settore giovanile della Roma. Qui c’è già una base ottima, visto che la Primavera nella scorsa stagione ha ottenuto vittorie contro Juventus, Inter, Milan e tutte le altre. Assieme a Tarantino lavorerà Andrea Catellani che sta già portando a Ferrara talenti italiani e stranieri. Finora sono andato a vedere tutte le partite del settore giovanile che mi è stato possibile andare a vedere e voglio che i ragazzi si rendano conto che li considero il nostro cuore pulsante. Clotet la pensa allo stesso modo perché tiene all’intera organizzazione e vuole dare importanza al lavoro che viene fatto con i giovani che fanno parte delle nostre squadre”.
[foto: F. Rubin]