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Da poco meno di due mesi Simone Colombarini vive la SPAL in una veste diversa da quella degli ultimi otto anni. Ora il suo ruolo è quello di consigliere d’amministrazione, almeno fino ai primi mesi del 2022 quando il passaggio del club a Joe Tacopina sarà del tutto completato.

Tuttavia non potevamo fare a meno di interpellare l’ex patron per avere una visione ancora più completa sui temi relativi al bilancio 2020, quello che ha sostanzialmente indotto la famiglia Colombarini a esplorare il mercato in cerca di acquirenti per la SPAL.

Simone, partiamo con un commento sull’utile di esercizio.
“La cosa più importante di questo bilancio, l’abbiamo scritto a chiare lettere anche nella nota integrativa, è che il risultato positivo è dovuto alla sospensione degli ammortamenti. A seguito della pandemia tutte le società, non solo calcistiche, hanno avuto la possibilità di sospendere gli ammortamenti e rinviarli agli anni successivi e la SPAL, come molti club, ha adottato questa soluzione per un totale 9 milioni. Senza questa sospensione, il bilancio sarebbe stato negativo di circa due milioni”.

Un rosso comunque non così grave nel mondo del calcio moderno.
“Non brutto se paragonato a quello di altre squadre di serie A, che peraltro non sappiamo neppure se abbiano messo in evidenza la sospensione, ma per noi 9 milioni di ammortamenti sono veramente tanti. Leggere il bilancio senza questa nota fa pensare che la SPAL abbia guadagnato 5 milioni, ma non è affatto così. Questa è la precisazione più importante, secondo me, per leggere i numeri con correttezza.
Poi che due milioni siano tanti o pochi dipende: per noi sono una cifra considerevole, anche se in linea con quello fatto negli anni precedenti. Qualche anno è andato meglio, ma nei conti del 2020 ci sono comunque sei mesi di A e sei mesi di B”.

Riuscirete a coprire gli ammortamenti sospesi nel corso dei prossimi esercizi o pensate che saranno dannosi?
“Gli ammortamenti si dividono in due tipologie: quelli relativi allo stadio, con un investimento di circa 1,5 milioni, saranno a lungo termine. Quelli per i calciatori, circa 7 milioni, saranno invece smaltiti negli anni successivi in base agli anni che ha ogni giocatore ha di contratto o al fatto che questo giocatore venga venduto o meno negli esercizi successivi. Come la nuova dirigenza deciderà di comportarsi, in sede di bilancio e nella gestione 2021, non ho titolarità per dirlo”.

Tra gli incassi c’è anche il famoso paracadute, che sembra non essere stato sufficiente a coprire i costi.
“Il paracadute incide solo per i sei mesi di serie B, che per noi sono stati molto onerosi. Si sperava che potesse coprire per intero i costi, ma non è stato così perché nonostante il paracadute si è arrivati alla fine del 2020 con una perdita di due milioni di euro”.

Il paracadute infatti copre a stento la differenza tra i diritti televisivi incassati nel 2019 e nel 2020.
“Il paracadute non copre assolutamente la differenza tra proventi televisivi. In A i proventi si sono sempre stabilizzati tra i 33 e i 35 milioni, in B sono vicini ai 6 milioni di euro. Il paracadute sarebbe di 25, ma il 10% va riconosciuto come contributo alla Lega di serie B e quindi è stato solo di 22,5 milioni. Bisogna anche tenere a mente che la cifra dei diritti televisivi del bilancio 2020 (15.1 milioni, ndr) comprende sei mesi di serie A”.

Quindi non è abbastanza?
“Il paracadute dovrebbe servire per ridurre la differenza di costi, tenendo in considerazione che generalmente ci sono difficoltà al primo anno di retrocessione nel riadattare i costi di struttura e dei giocatori a quella che è la nuova realtà. Purtroppo in periodo di pandemia questa operazione è risultata ancora più difficile di quanto lo sarebbe stata in tempi normali. Se un paracadute di 22,5 milioni, per chi è rimasto in A almeno tra anni, poteva essere considerato sufficiente prima, in condizioni di piena pandemia come quelle in cui è retrocessa la SPAL non è stato assolutamente abbastanza”.

C’è stato un ulteriore versamento in conto capitale da parte di Vetroresina, per coprire le perdite del 2019 (1.6 milioni). Ormai siamo arrivati a circa 5 milioni complessivi: questi soldi quanto pesano sulle casse dell’azienda?
“Quando abbiamo iniziato a gestire la SPAL lo abbiamo fatto sapendo da subito che sarebbe stato un costo importante per Vetroresina, ma avevamo messo a budget una cifra che l’azienda potesse assortire e sopportare con una certa facilità. Purtroppo negli ultimi due anni, in parte per la retrocessione e in parte per la pandemia, questa cifra è diventata molto severa e purtroppo devo dire che Vetroresina non avrebbe potuto sopportare da sola bilanci come quello dell’ultima stagione senza avere dei contraccolpi. Gli ultimi due anni hanno portato perdite e carenze finanziarie molto più importanti per Vetroresina di quanto ci saremmo aspettati e di quanto prospettammo all’inizio di questa avventura”.

È quindi corretto dire che la cessione della SPAL a Joe Tacopina s’è resa necessaria per sgravare la famiglia Colombarini da un onere che iniziava a essere eccessivamente impegnativo in assenza di partner?
“La volontà di cedere la SPAL, come anche ho detto in altre interviste, è nata per garantire un futuro più sereno alla società. Se Vetroresina avesse continuato da sola non sarebbe stata in grado di fare la squadra che la proprietà ha allestito quest’anno, perché avremmo sicuramente dovuto riservare un occhio in più al budget e ridurre le spese di investimenti negli anni a venire. Questo per poter sopportare delle perdite di una portata tale da non mettere in pericolo i conti di Vetroresina. La nostra azienda poteva anche andare avanti da sola, ma non con questo tipo di costi e non con questo tipo di investimenti. Se Vetroresina avesse continuato a gestire la SPAL da sola avremmo avuto sicuramente una squadra meno competitiva di quella che abbiamo in questo momento”

In retrospettiva cosa ritiene sia andato storto dal 2019 in poi? Certe difficoltà si spiegano solo con il sequestro dello stadio (e relativi eventi in cascata) o la strategia si è rivelata molto più rischiosa del previsto?
“Il sequestro dello stadio del 2019 è stato più che altro una botta dal punto di vista dell’immagine e del morale, anche perché avvenuta all’inizio della stagione. Ma alla fine abbiamo saltato solo una partita prima che lo stadio ci venisse restituito, sebbene con qualche costo a carico dalla SPAL. Invece abbiamo iniziato l’ultimo anno di serie A con investimenti in giocatori un po’ troppo pesanti, più alti di quelli che la SPAL si sarebbe dovuta e potuta permettere in una stagione come quella. Qualche errore è stato fatto sicuramente da questo punto di vista. E poi c’è stato il Covid-19 che ha colpito forte tutte le squadre e per un bilancio in equilibrio precario come il nostro gli effetti sono stati molto pesanti”.

Quanto sarebbero potuti cambiare i conti senza questi eventi con un Mazza a piena capacità?
“Senza pandemia ci sarebbero stati più incassi, anche se sarebbe stato impossibile colmare i tre milioni di differenza con il 2019 a causa dei sei mesi di serie B. Ma la conseguenza negativa più rilevante della pandemia, secondo me, più che sui costi diretti è stata sulla svalutazione dei giocatori e sulla difficoltà che abbiamo riscontrato nell’affrontare il mercato estivo. Una sessione di mercato in cui avremmo dovuto vendere più giocatori di quelli che abbiamo effettivamente venduto, soprattutto quelli con gli stipendi più pesanti. Noi per quel mercato estivo avevamo scritto a budget una certa cifra d’incasso dalle cessioni, che non si è verificata, e inoltre abbiamo dovuto mantenere a libro paga dei calciatori con degli stipendi fuori categoria. Questa è stata la botta più pesante della pandemia sul bilancio 2020, più dei mancati ricavi da stadio”.

Gli indicatori imposti dalla Lega sembrerebbero favorire le squadre dal bilancio pulito come voi, eppure si assiste a spese folli da parte di club col conto in rosso. Come mai secondo lei?
“Gli indicatori, se non vengono rispettati, vanno ripianati entro delle scadenze che la Lega stabilisce per potersi iscrivere al campionato successivo o per poter fare mercato. Le società che fanno dei bilanci in rosso e che arrivano con un indice di liquidità negativo devono ripianare la liquidità con delle immissioni di denaro, i cosiddetti versamenti in conto capitale, come stano facendo le società più indebitate. Oggi si vedono molti bilanci in rosso perché molti club preferiscono impostarlo in base alla stagione calcistica, mentre noi abbiamo scelto di allinearlo con quello di Vetroresina che è stilato sull’anno solare”.