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Da settembre 2021 LoSpallino.com ha una newsletter che arriva via mail una volta al mese e che di volta in volta contiene un contenuto esclusivo per i suoi iscritti. A febbraio abbiamo parlato di Thiam, a marzo di Viviani, ad aprile di Dickmann e ora è toccato a Marco Mancosu fare due chiacchiere in libertà.

Il trequartista sardo (che però si sente più mezzala) ha chiuso la stagione 2021/2022 come primatista in vari indicatori statistici, dai minuti giocati ai tiri in porta complessivi. La sua presenza è stata spesso fondamentale per garantire esperienza e personalità alla squadra, anche se è lui stesso a essere il primo critico delle sue prestazioni.

Qui trovate qualche anticipazione, per il resto potete dare una sbirciata su Substack, la piattaforma che usiamo per distribuire la nostra newsletter. Ci si può ovviamente iscrivere gratuitamente con il proprio indirizzo mail per ricevere la prossima edizione (arriverà il 9 o 10 giugno), ma anche consultare l’archivio fin da subito scegliendo l’opzione “Let me read it first“.

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Nella coda finale di campionato la SPAL è sembrata lo studente un po’ svogliato che deve rimettere in sesto la pagella con le ultime tre interrogazioni dell’anno per evitare la bocciatura.
”Sì, più o meno è andata così. Quando abbiamo avuto sul serio la paura di retrocedere siamo stati in grado di tirare fuori prestazioni che non ci erano mai riuscite fino a quel momento. Come lo studente che si mette sui libri e ci sta tutto il giorno. Il rimpianto sta lì: non aver avuto quel tipo di tensione quando non era del tutto obbligatorio averla. Ossia saper usare consapevolmente la paura come una motivazione per fare risultato. Spero che questa lezione ci serva l’anno prossimo”.

Ma di aspettative e di pressioni non ve ne aveva messe abbastanza Tacopina con continui riferimenti ai playoff?
”Il presidente è un tipo ambizioso e non è politicamente corretto, per cui dal suo punto di vista ha fatto bene a stimolarci in quel modo. Il problema è che tra il dire e il fare ci sono in mezzo mille altre cose che noi non siamo riusciti a controllare. Se fossimo stati in grado di salvarci con dieci giornate d’anticipo avremmo potuto provare spostare il nostro obiettivo in avanti, un po’ come ha fatto il Perugia. Invece, quando abbiamo capito che i playoff erano fuori dalla nostra portata, ci siamo come scaricati. Se c’è una cosa che ho imparato nelle esperienze precedenti è che bisogna ragionare per piccoli obiettivi intermedi”.

A livello strettamente personale che bilancio ti senti di fare?
”Sono molto contento di come ho reagito a livello fisico dopo i problemi di salute che ho avuto lo scorso anno. Nel calcio ci sono tanti pregiudizi: dopo un infortunio serio, magari la rottura di un legamento crociato, tutti cominciano a dire ‘Chissà se tornerà come prima’. Figuriamoci nel mio caso (il riferimento è all’operazione chirurgica a causa di un tumore a maggio 2021, ndr). Invece mi sono sentito benissimo tutto il tempo ed era un obiettivo per me stesso. A livello tecnico mi do un 6 in pagella perché mi identifico con la squadra e non posso pensare di aver fatto particolarmente bene se la SPAL si è salvata alla penultima giornata. Quindi punto a migliorare molto nella prossima stagione”.

Tra le costanti della stagione c’è stata la tua inamovibilità dai titolari, sia con Clotet, sia con Venturato. L’unica differenza forse è stata rappresentata dai compiti in campo, nel senso che nel girone di ritorno hai giocato molto di più da trequartista.
”Essere stato il più presente in campo mi fa piacere, perché vuol dire che a 33 anni sto ancora molto bene. Per il resto è già da un paio d’anni che mi divido tra il ruolo di trequartista e quello di mezzala e se devo dire la verità mi piace molto di più il secondo. Di norma gli allenatori mi mettono a trequarti e poi mi spostano nel corso del campionato. È successo anche con Liverani che è l’allenatore con cui ho lavorato di più”.

Nel frattempo la tua ex squadra, il Lecce, ha fatto finalmente festa. Così come ha fatto la Cremonese. A inizio stagione te le saresti aspettate là davanti?
”Il Lecce sì, perché già nel girone d’andata avevo visto una squadra molto compatta e che riusciva ad avere continuità in un campionato difficilissimo. Sono stati bravissimi e gli faccio i complimenti. La Cremonese all’andata non me l’aspettavo, ma al ritorno mi è sembrata forte. Il fatto che si sia deciso tutto all’ultima giornata ha fatto sì che non ci fossero certezze: bastava un episodio per stravolgere tutto”.

Come detto, questa è solo una piccola parte della chiacchierata fatta con Marco Mancosu grazie alla collaborazione dell’ufficio stampa della SPAL. Il resto lo trovate sul nostro profilo Substack, dopo aver scelto “Let me read it first. E non dimenticavi di iscrivervi, così la prossima volta riceverete direttamente la newsletter via mail.