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Nell’ultima stagione di serie B (2021/2022) 19 squadre su 20 hanno esibito almeno uno sponsor principale di maglia. L’unica eccezione è stata rappresentata dalla SPAL. “Ma non deve essere interpretato necessariamente come un segnale negativo“, spiega il direttore commerciale Alessandro Crivellaro, giunto alla sua settima stagione nei ranghi della società.

Alessandro Crivellaro alla presentazione delle maglie 2021/2022 – foto Rubin

Nel corso dell’ultimo campionato abbiamo centrato tutti i nostri obiettivi sul fronte della raccolta sponsor e ci siamo collocati tra i primi in serie B per valore complessivo. Quella dei ricavi commerciali è la terza voce più consistente del bilancio societario. Il tutto senza il main sponsor sulla maglia. Credo siano questi i dati più importanti, anche se capisco che l’assenza di uno sponsor principale possa far storcere il naso a qualcuno. Però non è più come un tempo, in cui lo sponsor unico di maglia faceva la differenza. Ormai da diversi anni ci sono più spazi utilizzabili (secondo sponsor, retro maglia, manica – ndr), senza poi contare che almeno mezza dozzina degli sponsor che abbiamo visto in serie B erano direttamente legati alle proprietà delle squadre”. 

Sulle divise indossate nell’ultimo anno dai biancazzurri, quattro quinti degli spazi disponibili erano occupati. Nel dettaglio: c’erano Omega Group (sponsor secondario), Adamant BioNRG (manica), Errebi Technology (retro maglia) e Golden Group (pantaloncini). Tutte imprese che potrebbero confermare il proprio impegno o addirittura aumentarlo, anche se su questo aspetto Crivellaro preferisce non sbilanciarsi: “Stiamo lavorando e speriamo di poter vedere dei risultati nel breve termine. Per ora l’unica certezza riguardante le maglie è la conferma di Errebi Technology come sponsor sul retro“.

E lo sponsor principale, che poi è quello che resta impresso nella memoria collettiva? “Sono in corso delle discussioni (soprattutto con Omega e Adamant – ndr), ma non è un’ossessione per nessuno. Non è comunque facile trovare un’azienda che risponda ai nostri requisiti e possa permettersi un investimento molto consistente nell’arco di un’intera stagione. Quello è uno spazio che garantisce molta visibilità ed esclusività e non vogliamo certo svenderlo, soprattutto se ci riesce, come nell’ultimo anno, di raggiungere gli obiettivi di raccolta pur senza main sponsor“.

Crivellaro, come avviene nel caso del calciomercato, non vuole parlare esplicitamente di cifre. Ma nella scorsa stagione si era ragionato su una quotazione nell’area dei 4-500 mila euro. Una cifra decisamente impegnativa, quasi da serie A, che forse richiederebbe il coinvolgimento di una realtà di caratura nazionale: “La categoria nella quale gioca la squadra è senz’altro una discriminante – osserva ancora Crivellaro – e in un contesto provinciale può essere difficile trovare interlocutori disposti a un investimento di diverse centinaia di migliaia di euro. Mettiamoci anche che gli ultimi due campionati non sono stati proprio entusiasmanti in termini di risultati e anche quello non invoglia tantissimo delle aziende prive di una forte connessione col territorio. Ovviamente speriamo tutti che questo possa essere un anno di riscatto, in cui la SPAL potrà tornare a lottare per obiettivi più prestigiosi“.

Quello dell’identità territoriale rimane uno degli elementi centrali nel rapporto con gli sponsor. Nella scorsa stagione ci fu una percentuale del 90% di conferme rispetto a quella precedente e in questo periodo la SPAL sta mettendo le basi per mantenere a bordo le 170 imprese che hanno scelto di dare il loro contributo, ovviamente con diversi gradi di impegno. “Tante aziende – rimarca Crivellaro – si legano a noi perché sono fatte di tifosi della SPAL e in questo caso non è un luogo comune dire che il loro sostegno va oltre il risultato. Fermo restando che, giustamente, intravedono anche una bella opportunità per i loro affari. Su questo fronte lo staff dell’area commerciale ha fatto un bel lavoro nel creare e consolidare i rapporti, soprattutto se si considera tutto quello che è successo nel biennio 2020-2021, con le tante restrizioni e lo stadio chiuso. Nei prossimi mesi, incrociando le dita, torneremo alla piena potenzialità anche per le strutture e questo non potrà che portarci dei benefici. Così come ci aspettiamo di tornare alla normalità anche con biglietteria ed eventi commerciali. La creazione di legami con la città passa anche da lì“.

C’è poi la vera e propria balena bianca, almeno nell’ottica della commercializzazione degli spazi: quella dello sponsor che potrebbe portare a un cambio temporaneo (in base al contratto) di denominazione dello stadio. In B, almeno per il momento, lo ha fatto solo il Monza passando dalla tradizionale denominazione “Brianteo” a “U-Power Stadium”. Un tema delicatissimo, soprattutto per i tifosi, sul quale però Tacopina si è già espresso nel recente passato, facendo intendere in maniera esplicita di voler considerare questa opzione. “È un proposito che nel calcio di oggi ci può stare – commenta Crivellaro – ma penso sia molto, molto, molto difficile arrivarci senza contatti di un certo peso. Per fare una cosa del genere servirà per forza un intervento diretto del presidente con la sua rete di contatti“.

La priorità in questo momento – chiude l’ex centrocampista cresciuto nel vivaio biancazzurro – è trovare le giuste misure per conseguire certi risultati e le soluzioni più appropriate per fornire delle opportunità vantaggiose ai nostri sponsor, soprattutto all’interno di un quadro economico sempre più complesso e difficoltoso“.



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