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Qualche appunto sparso, a mente fredda, sulla sconfitta della SPAL al “Rigamonti” di Brescia, la seconda consecutiva della gestione De Rossi.

Se questo è il massimo l’importante è saperlo

Partiamo da un assunto logico molto semplice: l’allenatore sostiene di non aver alcunché da rimproverare ai suoi giocatori per quanto concerne l’impegno fatto vedere domenica e al tempo stesso i giocatori sentono di avercela messa tutta, magari solo di aver difettato un po’ in “cattiveria”. Se ne deduce che tra una SPAL quasi al completo e che ha dato tutto quello che aveva e un Brescia – privo di mezza dozzina di titolari – che ha fatto altrettanto ci sono almeno due gol di scarto. Di conseguenza questo lascia pensare che con tutte le coscienze a posto bene o male sia questo il rendimento medio che ci si può attendere all’interno di questo campionato. Qualche vittoria qua e là, pareggini, sconfitte frequenti. Con 1,07 di media-punti attuale la proiezione alla 38^ giornata dice 39-40. Magari una piccola accelerazione potrebbe portare a 44-46. La SPAL 2021/2022 raggiunse i 42 e se le cose dovessero andare come nella scorsa stagione ci ritroveremmo ancora una volta a commentare una salvezza con vista sul crepaccio dei playout. Un traguardo che sembra stridere abbastanza con le aspettative presidenziali e i recenti proclami provenienti dallo spogliatoio.

Potrebbe essere utile un po’ più di senso pratico

Esattamente un anno fa, era il 27 novembre 2021, la SPAL usciva vittoriosa da Cosenza per 1-0 dopo una partita brutta e sofferta, chiusa con il 36% di possesso palla e decisa da un’azione nata da calcio d’angolo. Fu una delle prime volte in cui Pep Clotet, allora allenatore biancazzurro, sconfessò gran parte dei principi che aveva provato a inculcare nella squadra (velocità, verticalità, aggressività) per passare a modalità più compatibili con la vecchia idea del calcio all’italiana, quindi con una certa enfasi sulla fase difensiva. Per quanto non in maniera così convincente il piano funzionò e non fu affatto casuale la scelta di lasciare il controllo del pallone agli avversari: Clotet aveva studiato ed era consapevole che il Cosenza avrebbe avuto delle difficoltà nel farlo rendere. Domenica il tecnico catalano ha fatto una cosa molto simile contro la sua ex squadra. Un’iniziativa di qualità di un singolo (Ndoj) e una buona organizzazione su un corner gli hanno permesso di portare a casa il risultato pieno a fronte di una prestazione ordinata, ma non eccezionale. Nel frattempo la SPAL ha macinato 606 passaggi (!) facendone solo 166 in avanti. In altre parole: il dogma della costruzione (ultra)ragionata a volte può essere abbandonato in favore di soluzioni più pratiche.

La caccia al responsabile è abbastanza futile

Uno dei grandi classici delle situazioni come quella attuale è la ricerca del responsabile al quale attribuire la colpa di un andamento così deludente. Con De Rossi a Ferrara da meno di due mesi nelle ultime ore sembrano essere aumentate le attenzioni verso l’operato di Fabio Lupo, peraltro proprio nella settimana in cui il suo criticato predecessore Giorgio Zamuner è ripartito una categoria più in basso. Al direttore sportivo è rimproverato soprattutto di aver sbagliato alcune scelte in estate, ma nessuno ha avuto granché da obiettare quando ha portato a Ferrara giocatori con curriculum significativi per la serie B come La Mantia, Maistro, Moncini, Proia e Valzania. Senza timore di smentita si può dire che tutti stiano rendendo sotto le aspettative (per ragioni diverse) e questo ha poco a che fare col lavoro di Lupo. Preoccupa di più la consistenza del cast di supporto: Arena e Rabbi sembrano aver pagato l’impatto con la categoria, Fiordaliso non ha aggiunto granché, Prati è una giovane promessa e Rauti non sembra avere i numeri per fare la differenza in serie B. Se gli uomini-chiave di questa squadra non trovano il modo di trascinare moralmente e tecnicamente il gruppo c’è oggettivamente poco che la dirigenza possa fare, se non spendere altri soldi (ma quanti?) a gennaio nella speranza di alzare un po’ il livello. Ma mercato e rivoluzioni tecniche non possono essere sempre la risposta ai problemi.

Stare in serie B comunque significa molto spesso vedere queste cose qui

Per quanto il concetto possa dare (comprensibilmente) molto fastidio a Joe Tacopina, è plausibile che questo genere di stagioni diventino la regola per la SPAL anziché una temporanea eccezione. E non per specifici demeriti del presidente o di chi lo affianca. La serie B è un campionato tanto imprevedibile quanto complicato e quasi mai chi parte con un certo livello di ambizioni riesce a tradurle in breve tempo in risultati di prestigio, basti vedere anche l’attuale classifica per averne conferma. Senza andare troppo lontano da Ferrara, si pensi alla Cremonese: fin dal momento del rientro in categoria (2017) i grigiorossi hanno allestito squadre apparentemente competitive e fissato in alto i propri obiettivi. Ne sono scaturite quattro stagioni di sostanziale mediocrità (13°, 9°, 12° e 13° posto) con nove (!) avvicendamenti in panchina prima della festa dello scorso maggio. Tacopina ripete spesso di non essere a Ferrara per fare campionati mediocri, ma la realtà è che nemmeno con gli investimenti del primo Monza berlusconiano si ha la certezza di poter fare ciò che si ha in mente. Le variabili sono troppe e quasi tutte ingovernabili. La strada della virtuosità è stata imboccata su diversi fronti (strutture, organizzazione aziendale, legami con la città, settore giovanili), per cui forse serve solo un pizzico di pazienza, oltre che di stabilità nel progetto tecnico.

Il calendario delle prossime due settimane è bruttino

La sfida col Modena manca da vent’anni e probabilmente non può arrivare in un momento più sbagliato. Ci sarà presumibilmente un clima da grandi occasioni – con tanto di coreografia della Ovest – e ogni tipo di risultato verrà amplificato più del normale, in positivo o in negativo. Poi ci sarà il turno infrasettimanale con un Perugia che dal momento del ritorno di Castori sembra aver invertito la rotta, ma soprattutto è un’altra squadra fastidiosa che si disinteressa del possesso per colpire in contropiede. Quindi il confronto interno col Palermo che al momento è da considerare una diretta concorrente per la salvezza.