foto Filippo Rubin
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Molto, molto tempo fa, prima di Mazza, ancora prima della dominazione austriaca, prima di Napoleone, prima ancora del Papa, ma anche molto prima degli Este, Ferrara non esisteva nemmeno. C’erano anse, valli, lagune mefitiche, l’Eridano passava da viale Cavour (che neppure era nato). In queste zone insalubri piene di zanzare, coccodrilli e storioni bazzicavano quegli sfigati degli Etruschi. Sta gente qua era sempre il fanalino di coda dei campionati di allora: i Romani li rullavano da bestia, i Greci non li filavano proprio, tanto erano loro la culla della cultura e avevano un squadrone. Zeus, Era, Efesto, Atena, Apollo, Artemide, Ares, Afrodite, Estia, Ermes, Demetra e Poseidone. Da queste parti non ci venivano proprio a giocare, loro giocavano nella élite, nel Maracanà dell’Olimpo. I Romani giocavano contro questi cazzo di Etruschi solo in amichevole e gli davano dieci gol a partita con la loro squadra degli invincibili: Apollo, Cerere, Diana, Giove, Giunone, Marte, Mercurio, Minerva, Nettuno, Venere, Vesta e Vulcano. Vi dirò di più: le nostre zone erano periferia anche per gli stessi Etruschi che abitavano prevalentemente in Toscana, addirittura dalle parti del lido (come ci arrivavano nessuno lo sa, non c’era nemmeno la super!) precisamente a Spina, che era più nell’entroterra, dato che il mare era circa dieci chilometri all’interno. Dice: ma non è che l’hai presa un po’ alla lontana? Ma no, state calmi.

Dicevo: la zona di corso Piave era un susseguirsi di isolotti e stagni, gli Etruschi, che portavano pure abbastanza sfiga (basta vedere la brutta fine che hanno fatto), avevano un culto dei morti molto profondo e costruivano delle vere e proprie necropoli. Su questi isolotti di acqua stagnante ci andavano a morire i poveracci, ma vedi un po’ te, precisamente dove duemila anni dopo venne costruito il vecchio Comunale, poi stadio Paolo Mazza, c’era uno di questi cimiteri primordiali. Quindi questa mia pippa pseudo-archeologica (completamente inventata) per dire cosa? Per dire che noi siamo gli eredi degli Etruschi di periferia e il Mazza da un mio studio (!) sorge sopra le macerie di un cimitero costruito da un popolo estinto. Poi magari ai tempi degli Este, sempre in zona, ci seppellivano gli animali domestici. Difatti i fratelli Ramone dedicarono alla leggenda un loro pezzo travolgente (Pet Cemetery) e forse fu una delle zone colpite dai resti del meteorite che estinse i dinosauri, oppure c’è un collegamento spazio-temporale col triangolo delle Bermuda. Oppure non lo so.

Ma tre pappine contro i canarini, giocando in undici contro dieci per più di un tempo, non si possono affrontare. Il derby è sceso dritto dritto dai primi anni Ottanta quando da bambino vedevo la partita in mezzo agli amici di mio padre del bar Quattro Torri. Quando i cori avevano il sapore romantico di: “Canarìn, canarìn, fam un bel…” oppure si faceva riferimento ai vizi genitoriali di parenti che lavoravano alla “Bruciata”. No ragazzi, non s’affronta. Svariate decine di ragazzi e ragazze della curva hanno studiato, progettato, costruito, installato e realizzato una coreografia spettacolare. Artigianale e artistica, senza le migliaia di euro che hanno a disposizione i tifosi degli squadroni metropolitani. Lavoro ragazzi miei: fatica, ingegno, passione incrollabile che nonostante tutto e tutti continua e non molla mai.

Ma perché non siamo nati a Madrid o a Manchester? Perché per ogni vittoria dobbiamo scontare mille anni di sfiga? Forse perché la nostra è una patologia inguaribile e genetica. Perché non esistono cure, se non la prossima partita. Io sinceramente non sono incazzato, mi sembra di essere come quel pugile suonato che dopo mille match persi continua imperterrito a colpire l’avversario a testate sui pugni.
Non ho critiche da fare, solo domande: perché? E comunque, questo è un articolo di merda, scritto a mano, sul divano, con gli occhialetti calati sugli occhi, in una domenica dopo avere perso il derby col Modena. Quindi me lo dico da solo: Mazzo mo fat incular, ti e la tò squadra. Forza vecchio cuore biancazzurro.