Il turno infrasettimanale porta la SPAL su un crepaccio: un risultato negativo al “Curi” di Perugia rischia di trascinare la squadra in una spirale negativa di morale e di classifica, anche se Daniele De Rossi in sede di presentazione ribadisce la convinzione nelle sue idee e in una possibile svolta attraverso il gioco.
DISPONIBILI/INDISPONIBILI – De Rossi non avrà a disposizione Almici (problemi muscolari) e ovviamente Dickmann per squalifica, mentre tutto il resto del gruppo è arruolabile. “Maistro e Varnier sono a posto – ha detto il mister – anche se Fabio (Maistro) si è procurato una contusione a un piede nell’ultimo allenamento. Ma lui stesso mi ha detto che è tutto a posto“.
PESO SPECIFICO DELLA PARTITA – “Non penso che questa partita sia più importante delle altre. Sono tutte importanti, soprattutto quando i risultati non stanno arrivando. Al momento non mi preoccupa niente in particolare se non l’idea di affrontare una squadra forte e ben organizzata come il Perugia. Spero solo che riusciremo a fare una prestazione buona come come quella col Modena. So che questa affermazione vi farà sorridere, ma dopo averla analizzata confermo l’impressione avuta a caldo, ossia che sia stata una effettivamente buona e che continuando su questa strada i punti arriveranno“.
MODIFICHE ALLA FORMAZIONE – “Si può ipotizzare un po’ tutto, sia che vengano utilizzati determinati giocatori sia che ci possa essere un cambio nel sistema di gioco. Gli interpreti con le loro caratteristiche modificano a loro volta l’assetto al di là di quella che può essere la disposizione iniziale. I candidati sono due o tre (Fiordaliso, Tunjov – ndr) e li sapete anche voi, vediamo un po’ stasera come si siedono a tavola e lì sceglierò (ride, ndr)”.
MOMENTO DIFFICILE E CRITICHE – “Per noi significava tanto anche il derby e il denominatore comune di queste partite sta nella necessità di muovere la classifica. Quando ci riusciremo probabilmente scatterà anche qualcosa dentro di noi che ci ricorderà l’effettivo valore di questa squadra, che è superiore a ciò che dice attualmente la classifica. Le critiche sui social non le leggo, così come non presto attenzione a ciò che viene pubblicato sui media. Pensavo la stessa cosa anche dopo il 5-0 al Cosenza perché penso che si tratti di veleno, nel bene o nel male. Non perché vengano scritte o dette cose false, ma perché le interpretazioni possono essere fuorvianti e possono avere effetti imprevedibili. Tendo a pensare che gli elogi dei media rammolliscano un po’ e le critiche finiscano col deprimere. Che fuori dall’ambiente della squadra ci siano dispiacere o tristezza ci sta e la gente ha tutto il diritto di elogiarci o bastonarci in base ai risultati, ma io ho il dovere di guardare alla prestazione. Rimango convinto che quello che stiamo facendo ci porterà ai risultati che vogliamo“.
INESPERIENZA – “Chi dice che sono a Ferrara per fare l’autoscuola degli allenatori è probabilmente qualcuno che si vuole divertire a distruggere tutto. Per come la vedo io sono alla SPAL per lavorare dalle 7 alle 18 ogni giorno: ieri pomeriggio col buio, il freddo e la nebbia eravamo in campo a mettere giù conetti per provare e riprovare i calci piazzati. Questo è l’unico modo di lavorare che conosco e lo faccio in maniera seria. Non ho alcun interesse a farlo a meno del 100% delle possibilità. Anche se non sono attaccato alla SPAL come può esserlo chi critica e sta male ogni giorno per i suoi risultati non significa che io non ci tenga. Da quello che farò alla SPAL dipenderà anche il mio futuro di allenatore perché se lavoro male qui inevitabilmente avrò meno opportunità altrove. Non che io ci stia pensando in questa fase perché qui sto benissimo, ma è un dato di fatto che vale per qualunque professionista. Quindi i pensieri dei leoni da social non mi interessano. Capisco che ai giornalisti piaccia buttare queste cose nel calderone, ma c’è un motivo preciso per il quale cerco di isolarmi e di non leggere niente. E posso garantire che anche se dovessimo vincere cinque partite di fila sarei infastidito comunque dagli inevitabili complimenti che arriverebbero“.
L’IMPOTENZA – “Il concetto che ho usato in quell’intervista è stato usato a piacimento da tanta gente. Penso di parlare un italiano corretto e di conoscere il significato della parole. Per me parlare di impotenza dopo una partita come SPAL-Modena non significa dare un segnale di resa, ma dell’essere contrariato nel vedere che la squadra raccoglie meno di quanto crea. Che esce sconfitta pur avendo fatto meglio degli avversari in tanti aspetti del gioco. E in genere se giochi meglio degli avversari ti aspetti di vincere. Mi diverte vedere come i giornalisti cerchino sempre un titolo a effetto o di buttarla in caciara e non è un problema. So che il giudizio sul mio lavoro dipende dai risultati ma io non mi arrendo, non c’è alcuna resa nemmeno all’orizzonte“.
CONFRONTO CON TACOPINA – “Non ci siamo ancora visti, ma abbiamo in programma un appuntamento e parleremo un po’ di tutto. Ma non è che manchi il confronto tra me e la società visto che con Lupo, Ortoli e Donatelli parliamo quotidianamente e più volte nella stessa giornata. Credo che Joe vorrà qualche spiegazione e condividere qualche soluzione per uscire da questo momento e lavoreremo assieme per riuscirci“.
DE ROSSI VS CASTORI – “Ho grandissima stima del mister perché oltre che allenare da trent’anni ha vinto non so quanti campionati. In più è una persona abbastanza verace e ruspante ed è qualcosa che io apprezzo. Non credo si possa parlare di scontro generazionale come se ci fossero delle idee o delle teorie di calcio di epoche diverse. La persona con la quale mi relaziono maggiormente è mio padre e anche lui ha trent’anni di esperienza: non posso che rispettare chi ha fatto un certo tipo di percorso. Le differenze tra me e il mister si vedranno soprattutto nella strategia di gara. Quella che probabilmente ha in mente lui è anche quella che si vede molto spesso in serie B e va rispettata. Noi prenderemo delle contromisure e controbatteremo con le nostre caratteristiche“.
STILI DI GIOCO – “Vedo che c’è qualcuno che sta provando a dipingermi come una specie di estremista del calcio di possesso, ma non mi vedo in questi termini. Vorrei che la SPAL facesse un calcio chiaro, in cui la squadra usa il possesso per fare qualcosa di buono. Spesso ci è capitato di fare un possesso sterile e talvolta anche noioso, sono il primo a riconoscerlo. Ma quello che vorrei vedere è la capacità di costruire un’azione logica per andare a tirare in porta. Se servono 2, 15 o 40 passaggi ha poca importanza. Quello che sto cercando di fare è portare i giocatori a fargli riconoscere gli spazi e i tempi di certe di situazioni di gara per prendere un vantaggio sugli avversari“.
PERUGIA IN ATTESA – “Normalmente il mister (Castori, ndr) fa un calcio che è più di attesa, con la successiva ricerca del centravanti con la palla lunga, ma sarebbe sbrigativo dire che le sue squadre giocano esclusivamente così. C’è invece una ricerca tattica di un certo tipo che passa anche dalla costruzione di una rosa con caratteristiche precise. Oltre a difensori solidi e ad attaccanti strutturati ci sono spesso centrocampisti di grande gamba. Le squadre del mister fanno un calcio riconoscibile e come ho detto in tanti in serie B lavorano su questi concetti. Difficilmente il Perugia mette sotto una squadra nel palleggio, non perché non ne sia capace, ma perché è una richiesta dell’allenatore“.
ERRORI INDIVIDUALI – “Devo assolutamente pensare sia un problema tattico prima ancora che mentale e quindi analizzare ciò che è in mio potere cambiare. Dietro agli errori tecnici ci sono spesso delle mancanze tattiche che sono causate da un possibile errore dell’allenatore. Dentro lo spogliatoio coi giocatori parlo anche dell’atteggiamento, ma non mi piace affatto vedere un allenatore che va in conferenza stampa a puntare il dito contro qualcuno. Nella mia carriera ne ho incontrati tanti così e alcuni li ho anche avuti e mi hanno sempre fatto schifo. Io mi prendo le mie responsabilità, ma ai giocatori non vado certo a dire ‘bravi’ quando sbagliano. Una cosa è la conferenza stampa e un’altra è la riunione tecnica in cui gli errori vengono analizzati nel dettaglio. Lì ognuna delle mie osservazioni ha un suo tenore preciso e varie sfumature. Per me i giocatori vanno sempre protetti perché sono gli stessi che ti fanno vincere, anche quando non hai organizzato niente di speciale e ti risolvono la partita con delle intuizioni autonome. Il giocatore va rispettato e protetto soprattutto nei confronti del pubblico“.
ALFONSO – “Enrico dopo la partita di domenica si sentiva un po’ come tutti gli altri: turbato, dispiaciuto, arrabbiato, deluso. Tutti sentimenti sacrosanti dopo una sconfitta rocambolesca come quella. Non penso sia instabile e quindi che ci sia un riflesso sulle sue prestazioni. Semplicemente si arrabbia perché perdiamo. Non vedo il motivo di fare turnover in porta, ma nemmeno in generale. Quello del portiere in particolare è un ruolo delicato: ho grande fiducia in Demba (Thiam, ndr) ma chi gioca in porta ha bisogno di continuità e solidità. Deve giocare ed essere riconfermato dopo una partita perfetta come dopo una giornata storta. Penso che Alfonso abbia tolgo le castagne dal fuoco in molte occasioni: questo non significa che avrà il posto garantito, ma al momento non vedo ragione di cambiare“.
TURNOVER – “Qualcosa cambierò, ma non ci saranno stravolgimenti. Personalmente non ho mai amato molto il concetto di turnover, non vedo il senso di rimpiazzare 8, 9, 10 giocatori. Rischia di portare via equilibrio. Non nego che in questa squadra ci siano tanti ragazzi che meriterebbero di giocare di più per quello che fanno vedere in allenamento e non escludo di cambiare idea in futuro“.
IPOTESI DI FORMAZIONE (3412): Alfonso; Peda, Meccariello, Dalle Mura; Tunjov (Fiordaliso), Murgia, Esposito, Celia (Tripaldelli); Maistro; La Mantia, Moncini.