foto Filippo Rubin
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Di Radja Nainggolan tanto si è detto e tanto si è scritto, ma alla fine la sua esperienza alla SPAL non ha fatto altro che confermare il suo valore assoluto, anche a 35 anni. Arrivato per aiutare l’amico Daniele De Rossi, nell’ultimo mese il centrocampista belga ha messo la sua qualità e il suo carisma al servizio di Massimo Oddo, contribuendo a tenere a galla una formazione fragile e spesso ansiosa. È toccato a lui, nel venerdì che precede la gara col Perugia, mettersi a disposizione della stampa per qualche considerazione.

CONDIZIONE FISICA – “Mi sento bene. Nell’ultima settimana ho provato ad alzare l’asticella della squadra e penso di esserci riuscito, anche se il risultato non è sempre dalla nostra parte. Nonostante si stia parlando a fine stagione vedo che stiamo crescendo e l’obiettivo è sempre lì. La classifica ora non ci sorride, ma bisogna sempre lottare. Un risultato positivo porta un altro risultato positivo e noi siamo su una buona striscia. Cerchiamo di estenderla ulteriormente. Le nostre prestazioni sono sempre migliori anche se i risultati spesso non lo confermano.”

RUOLO – “Alla fine sarebbero gli attaccanti a dover segnare, non io (ride, ndr.). Abbiamo un po’ di difficoltà in questo e penso servano un po’ più di fiducia e personalità. Io cerco di metterli in situazioni migliori per segnare, perché penso che il mio compito sia quello di creare situazioni che possano aiutare i compagni a fare meglio. È vero, non ho troppe opportunità di fare gol o assist, anche se di assist potrei averne anche 4-5 se fossero stati sfruttati certi palloni… (sorride, ndr). La fiducia arriva con i risultati che stiamo facendo piano piano. Questo ci aiuta a lavorare in maniera più serena: noi abbiamo un obiettivo e ci crediamo fortemente”.

ESPERIENZA – “Posso paragonare questo momento con la SPAL ai miei primi anni al Cagliari in cui combattevo per la salvezza. Penso che questo sia un gruppo compatto che conosce il proprio obiettivo, ma che ha bisogno di più personalità. Vedo che a volte la palla scotta un po’ troppo sotto i piedi (sorride, ndr.), ma nonostante questo penso che questa squadra abbia giocatori di qualità con i quali non dovrebbe trovarsi in questa posizione della classifica. La qualità c’è, ma bisogna tirare fuori un po’ più di attributi in campo”.

ALLENATORE IN CAMPO – “Il mister mi chiede di dargli una mano: giustamente può urlare in campo quanto vuole, ma spesso non si sente. In campo voglio il meglio per la squadra e se riesco a farlo parlando ai miei compagni, perché no? I ragazzi mi ascoltano e con la mia esperienza provo a migliorarli”.

TIFOSI – “Mi fa piacere essere apprezzato da tutti, anche se non sono mai stato un tipo che si dà l’obiettivo di legarsi ai tifosi. Però giochiamo a calcio anche per queste cose e sicuramente se i tifosi apprezzano sono molto contento, perché significa che qualcosa di buono lascio come in altri luoghi in cui sono stato. Per me l’obiettivo è quello di salvare la SPAL. Insieme ai tifosi, che nonostante la bassa classifica devo ammettere sono sempre stati presenti, puntiamo verso questo obiettivo”.

SCELTA DELLA SPAL – “Devo essere onesto: sono venuto qui perché c’era De Rossi come allenatore e dopo il suo esonero si è cominciato a parlare di rescissione del contratto. Avevo già giocato con due squadre in questa stagione e quindi non avrei potuto andare da nessun’altra parte. Poi ho trovato un gruppo di bravi ragazzi. Infine se la SPAL dovesse retrocedere il mio nome rimarrebbe nella retrocessione e non mi va. Il mio obiettivo quindi è diventato rimanere alla SPAL per salvarla, perché penso che questo gruppo lo merita”.

DE ROSSI – “Sicuramente è un rammarico che sia stato mandato via poco dopo il mio arrivo perché non ho avuto la possibilità di potergli dare una mano e come detto ero venuto appositamente per questo. Però alla fine la società ha fatto le sue scelte e abbiamo ritrovato un allenatore in gamba e una brava persona come Oddo. Se ci salviamo ci salviamo tutti, anche chi non c’è più“.

GIOVANI – “Penso che Prati sia un giocatore di qualità, anche se deve migliorare ancora perché in fondo è il suo primo anno da professionista. Come si dice sempre: il difficile non è arrivare a certi livelli, ma starci. Penso sia un ragazzo molto sereno e che può fare tanta strada. Contiliano è un giocatore diverso: è un centrocampista più di rottura, più fisico anche a livello di corsa.  Ha anche un buon piede, bisogna ammetterlo. Ovviamente anche lui è un giocatore che deve migliorare tanto, ma alla fine ‘so regazzini’ (sorride, ndr.). Hanno diciott’anni, ma hanno il futuro dalla loro parte e sono loro che dovranno decidere cosa farne”.

SERIE B – “Il livello della serie B rispetto a tredici anni fa si è molto abbassato. Ma è così anche in serie A. Quando ci avevo giocato a suo tempo c’erano squadre attrezzatissime, con attaccanti che facevano 18-20 gol. Oggi questo non lo vedi più, quindi penso che il livello si sia abbassato molto”.

PERUGIA – “Ho avuto Castori come allenatore a Piacenza e penso che sia uno a cui piace giocare in modo aggressivo. Servono tanta tranquillità e personalità nel giocare la palla, perché queste sono partite difficili. Per me noi abbiamo una qualità superiore alla loro e bisogna vincere questa partita”.

FERRARA – “La città è rimasta sempre addormentata da quando sono arrivato (ride, ndr.). A parte gli scherzi, la città è carina e piccolina. Mi fa ripensare ai miei primi tempi al Piacenza, che tra l’altro non è molto distante da qui. Si vive bene, felici e sereni anche se ogni tanto un po’ di rotture di scatole ce le ho anch’io”.

FUTURO – “Adesso posso dire che il mio obiettivo è di aiutare alla SPAL. Ho firmato un contratto di cinque mesi e sono contento di essere qui perché mi sto divertendo in campo. C’è un gruppo di bravi ragazzi che meritano la salvezza. In futuro non si sa mai: non sto male qui, quindi si vedrà. Prima di tutto però bisogna salvarsi”.