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Cronaca di una morte annunciata” è un capolavoro di Gabo Marquez, il racconto dei momenti che precedono l’omicidio di Santiago da parte dei fratelli Vicario per salvare l’onore della sorella. Il clima di festa per l’arrivo del vescovo si intreccia con l’attesa quasi spasmodica e segnata dalle dichiarazioni dei futuri accoltellatori. Ecco, la nostra retrocessione annunciata si è sviluppata nel corso del campionato con errori su errori, con dichiarazioni assurde su possibili e ipotetici playoff, pure dopo l’esonero del secondo allenatore. Non credo che le mie parole siano necessarie né fondamentali, anche perché i ragazzi della curva hanno già detto tutto con un comunicato che definire impeccabile è riduttivo e forse anche ingeneroso. Come spesso è accaduto in passato la componente più equilibrata rimane la curva, pur con errori e atteggiamenti evitabili. Non mi riferisco alla contestazione, forse anche tardiva, che è esplosa dopo il gol che ha sancito la débacle. Il risentimento verso l’operato del presidente è stato gridato non da un gruppo di facinorosi, ma da tutta la curva e grossa parte del resto dello stadio. Non voglio ritornare su argomenti già ampiamente dibattuti e raccontati da tutti, non ho scritto a caldo appunto per cercare di fare sbollire la rabbia, per non dare adito a parole non adatte a un articolo di giornale. Ho scritto solo sui social in modo da essere l’unico responsabile di ciò che dico. Vorrei solo soffermarmi su due parole, non chiave e neppure le più importanti in questa nostra triste vicenda sportiva. Storia e pessimismo.

Chi non conosce la nostra storia e chi non conosce il carattere dei ferraresi spesso ha delle difficoltà a capire entrambe le cose, o peggio dimostra la poca attenzione verso un mondo vecchio di centovent’anni e forse anche molto di più per quanto riguarda il carattere di un popolo, il nostro. Per quanto riguarda la storia, affermare che l’ottimo e acciaccato Nainngolan sia il più grande giocatore mai passato da queste parti mi disturba assai. Non è difficile, occorre solo un poco di buona volontà: basta aprire un testo di Mauro Malaguti. Per chi non vuole approfondire così tanto c’è anche Wikipedia. Il buon Radja, che in una squadra come la nostra emergeva di svariate spanne su tutti i poveri ragazzi in campo, che sa davvero come toccare un pallone, è davvero il migliore che mai abbia calpestato il Mazza e prima il Comunale? Non credo proprio. Può aver giocato in Champions League e ai Mondiali, ma questo non può fare di lui il più grande, almeno non per noi. Perché abbiamo radici che vanno al di là dell’altroieri.

Oscar Alberto Massei, il capitano, ex centravanti divenuto regista d’attacco a tutto campo grazie alle intuizioni del Commendatore, lo avete mai sentito nominare? Classe infinita, eleganza, visione di gioco, temperamento, dieci anni di militanza in serie A, vinto solo dalla labirintite che lo obbligò a terminare prematuramente una carriera eccezionale. Ma l’elenco è davvero lungo, Armando Picchi, fisico d’acciaio dotato di forza eleganza e potenza. Saul Malatrasi, difensore polivalente, che nella sua carriera ha pure lui vinto svariate coppe europee, campionati e trofei intercontinentali. Che dire, discreta carriera o no? Fabio Capello, do you know? Bozzao, Novelli, Dell’Omodarme, ma pure Manfrin, Pezzato, Gibellini, Mongardi, Boldrini, Pasetti, De Gradi, Criscimanni, Ferretti, Fermanelli, Cancellato, Pierobon, Bizzarri, Zamuner, Bottazzi, Antenucci, Floccari… e mi scuso per i molti che ho tralasciato. Basta davvero aprire un libro di storia e leggere. Aggiungo Mario Romani e Aldo Barbieri, 220 gol in due quando ancora la casacchina non aveva le righe sottili. Ecco, questa è una piccola parte di una storia secolare che bisogna conoscere, conservare, rispettare. Al di là dei milioni, al di là degli sforzi, al di là delle ambizioni.

Pessimismo è l’altra parola da analizzare in questo inutile e sconclusionato pezzo. La gente di Ferrara vede spesso il bicchiere mezzo vuoto, è indiscutibile. Chi è nato e cresciuto qui ha una sorta di malinconia data dalla nebbia, dal rosso dei mattoni del castello, dalle stradine medievali anguste e cariche di pathos. Ma siamo sicuri sicuri che sia pessimismo e non una forma di diffidenza? Ferrara è stata dominata nei secoli dagli Estensi, che l’hanno resa magnifica e una delle capitali Europee della cultura, poi il Papa, poi i francesi, poi gli austriaci. Ma i ferraresi sono sempre rimasti in piedi, hanno affinato un’autoironia macabra e nera, che spesso li ha tenuti a galla nei tempi bui. Già scritto e detto mille volte, ma occorre che io lo ricordi: dopo la dipartita degli austriaci gli abitanti della città e del contado, hanno smontato, SMONTATO (!), un’intera fortezza per avere i mattoni e farci le proprie case. Giusto per far capire la tenacia di un popolo.

Conoscere la storia e lo spirito di una città è un requisito importante se vuoi avere un rapporto con essa. Altrimenti si rischia di avventurarsi in considerazioni inopportune su una tifoseria che ha mille difetti, ma ha sempre dimostrato un cuore gigantesco. Sono nato nel settembre del 1969, all’esordio della SPAL in terza serie: sono retrocesso dalla nascita. Forza vecchio cuore biancazzurro.