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Il giorno del “rompete le righe” dovrebbe essere finalmente arrivato e visto che si tratta del passaggio che segna ufficialmente la chiusura della stagione sportiva è il momento di assegnare per la seconda volta gli awards all’americana de LoSpallino.

Come avevamo fatto nel 2022 abbiamo deciso di stilare una lista di premi vagamente ispirati a quelli che la NBA conferisce ogni anno ad alcune categorie di giocatori. Ovviamente circoscrivendo la scelta a quelli che giocano nella SPAL. Tutto questo malgrado il risultato sconcertante conseguito sul campo e anche a fronte di prestazioni che in nessun caso potrebbero valere dei riconoscimenti.

Come in altri casi si tratta di un lavoro collettivo. Hanno partecipato: Alessandro Orlandin, Costantino Felisatti, Alessio Maini, Leonardo Biscuola, Francesco Mattioli, Riccardo Condarcuri, Enrico Baroni, Pasquale Matarazzo, Riccardo Rizzo, Luca Armari, Giacomo Roberto Lupi, Luca Testoni, Giovanni Pozzati, Martina Poletti e Riccardo Fattorini.

1) MVP: ossia Most Valuable Player, il giocatore che ha fornito le migliori prestazioni e ha pesato di più nell’economia della stagione.

Matteo Prati

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Su 15 preferenze disponibili il centrocampista romagnolo ne porta a casa 9, succedendo quindi a Federico Viviani che si era imposto lo scorso anno nella medesima categoria. Risultato completamente impronosticabile fino a dicembre 2022, visto che i protagonisti a centrocampo sarebbero dovuti essere Esposito, Proia e uno tra Valzania e Zanellato. Prati ha rappresentato una delle poche note liete di una stagione balorda (lo abbiamo specificato anche nel mega-pagellone stagionale), ha confermato le sue qualità nell’avventura al mondiale Under 20 e purtroppo andrà a contribuire alle fortune di qualche altra squadra, lasciandoci con la sensazione di non averlo potuto ammirare a sufficienza.

2) Rookie of the Year: ovvero il miglior giocatore al primo anno vero di impiego da titolare (o quasi) in serie B.

Matteo Prati

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A rendere speciale la stagione di Prati è stato anche questo: è arrivato direttamente dalla serie D e non è sembrato avvertire minimamente il salto di categoria, giocando con invidiabile freddezza. Nota a margine: nella storia dell’NBA solo due giocatori sono stati in grado di aggiudicarsi MVP e Rookie of the year nella stessa stagione. Wilt Chamberlain (1960) e Wes Unseld (1969). Con i criteri di valutazione contemporanei probabilmente sarebbe impossibile, ma visto che da regolamento è ancora possibile abbiamo deciso di rispettare la decisione della maggioranza che ha assegnato a Prati 9 voti su 15 totali.

Menzione d’onore: Nicolò Contiliano – Considerato che tutti gli altri 6 voti rimanenti sono andati a lui è il caso di sottolineare questo dettaglio. Il capitano della Primavera è stato spedito in campo da titolare a marzo in una partita difficilissima (trasferta a Bolzano) e non è più uscito dalla lista delle prime scelte di Massimo Oddo, a testimonianza di una tempra e di una maturità che sono rare da trovare in un ragazzo di 18 anni.

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3) Defensive Player of the Year: ovvero il miglior giocatore per performance difensiva.

Biagio Meccariello

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Gli avevamo dato questo premio anche nel 2022, ma d’altra parte nessun altro è riuscito a distinguersi maggiormente in un reparto pieno di problemi. Meccariello fa quasi piazza pulita di preferenze (10 su 15), lasciando le briciole ad Alfonso (4) e Varnier (1). Il difensore campano ha avuto i suoi momenti difficili e ha commesso errori qua e là, ma è anche sembrato l’unico elemento davvero indispensabile di una retroguardia troppo spesso svagata e vulnerabile sulle corsie laterali.

4) Sixth Man of the Year: Ovvero il giocatore dal maggiore impatto grazie ai suoi ingressi dalla panchina.

Simone Rabbi

Il ragazzo di Castenaso raccoglie un consenso unanime (15 voti su 15) anche perché la concorrenza è da brividi. Nella lista dei giocatori subentrati più volte nell’arco della stagione ci sono appunto lui (17 volte), Tunjov (14), Rauti (14), Fiordaliso (13) e Zanellato (12). Quando De Rossi e Oddo si lamentavano della qualità delle alternative ai titolari probabilmente lo facevano con cognizione di causa. Ciò detto, Rabbi ha dimostrato di avere grinta e un buon potenziale e potrebbe trovare la sua giusta dimensione con la SPAL in serie C, crescendo ulteriormente.

5) Most Improved Player: il giocatore che ha dimostrato i maggiori progressi rispetto alla scorsa stagione.

Raffaele Celia

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Assegnazione oggettivamente controversa e che ha generato un animato dibattito in redazione. Celia beneficia di una diversità di vedute molto ampia (5 giocatori hanno preso almeno un voto) e con appena 6 preferenze si ritrova con la maggioranza. Chi ha indicato il suo nome ha voluto premiare la sua crescita come potenziale arma offensiva (4 gol rispetto agli 0 della stagione precedente), trascurando almeno in parte i palesi limiti mostrati in marcatura. A insidiarlo maggiormente in classifica sono stati Maistro (3) e Moncini (3).

6) Teammate of the Year: il giocatore che più ha dimostrato leadership, spirito di squadra e dedizione alla causa.

Biagio Meccariello

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Invocato da parte dell’opinione pubblica come possibile capitano dopo la partenza di Esposito, Mec ha dato la sensazione di essere tra i pochi a vivere malissimo la prospettiva di una retrocessione in serie C e di voler fare tutto quello che era in suo potere per evitarla. La sua probabilmente era più una leadership da colletto blu, fatta di esempio e duro lavoro, più che di discorsi e consigli. Ma tant’è, se c’è qualcuno che varrebbe la pena confermare Meccariello sarebbe tra i pochi. Sono 8 le preferenze che ha raccolto in questa categoria. Gli unici altri a conquistare più di un voto sono stati Alfonso (2) e Nainggolan (2).

7) Bust of the Year: il giocatore che in assoluto ha deluso di più rispetto alle aspettative che aveva generato.

Andrea La Mantia

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Abbiamo voluto includere questa amara categoria per non sembrare così pazzi dall’assegnare premi qua e là in una stagione nella quale la SPAL è retrocessa. Ma anche perché era dai tempi dell’ingaggio di Borriello (2017/2018) che non si assisteva a un fallimento di questa portata. La Mantia aveva illuso tutti con un primo mese praticamente perfetto e poi è progressivamente scomparso, lasciando a tutti la sensazione d’aver preso una grossa fregatura. Verosimilmente l’annata in biancazzurro rimarrà tra le poche storte del centravanti romano, perché è meglio di così. Però questo non cambia la sostanza delle cose e le 13 preferenze raccolte su 15 sono lì a testimoniarlo. Magari un giorno vorrà anche spiegare cosa è andato storto, non sarebbe poi così male saperlo.