Come ciascun buon comandante che si rispetti, Mimmo Di Carlo ha subito chiamato uno dei suoi soldati più fedeli ed esperti per affrontare la prossima serie C. Matteo Bruscagin (1989) ha servito sotto il tecnico di Cassino per le ultime quattro stagioni, tre col Vicenza (anche se l’ultima soltanto per cinque giornate, a causa dell’esonero dell’allenatore) e la scorsa a Pordenone, ingaggiato su chiara volontà del mister.
Il terzino arriva a Ferrara da svincolato dopo la mancata iscrizione dei friulani, con la duplice funzione di sostituire il partente Dickmann sulla fascia destra del campo e diventare il giocatore d’esperienza della retroguardia al posto di Meccariello. Ha firmato un accordo fino a giugno 2025.
IL PROFILO
Alto 184 centimetri, a livello tattico è un giocatore piuttosto duttile, che sa coprire qualsiasi posizione della difesa e che alle volte è stato anche impiegato come esterno di centrocampo in sistemi di difesa a tre. Nel triennio vicentino ha prevalentemente operato come terzino destro mentre nell’ultimo anno a Pordenone ha giocato anche da difensore centrale, anche se più per necessità (infortuni e squalifiche di compagni) che per scelta. Con i ramarri ha messo insieme 31 presenze e segnato due gol, record personale in una stagione per uno che di gol totali ne ha fatti soltanto sette in carriera (uno solo di testa). Come prevedibile, da giovane disse di ispirarsi ad Alessandro Nesta. Abbiamo parlato con chi l’ha seguito negli ultimi anni è l’opinione è abbastanza conforme tra le fonti. C’è un certo consenso nel considerare Bruscagin un giocatore solido per la serie C e che anche a 34 anni è in grado di assicurare buona spinta nel ruolo di terzino. Viene considerato un difensore dotato di buona tecnica, che talvolta prende anche dei rischi e non tira mai indietro la gamba. Il riferimento alla foga di Bruscagin, talvolta eccessiva, riguarda soprattutto l’espulsione rimediata a quindici minuti dalla fine del match Pordenone-Lecco, sul punteggio di 1-1. In dieci uomini i friulani hanno subito due gol che sono costati loro l’eliminazione dai playoff.
LA STORIA
Una carriera particolare, quella di Bruscagin, con alti, bassi e forse qualche rimpianto. Il difensore oggi 34enne nasce a Milano e già a dieci anni si trova a far parte del settore giovanile del Milan, squadra che peraltro ha dichiarato di tifare da bambino. Ai tempi nel club rossonero lavorava anche la leggenda biancazzurra Luigi Pasetti. Durante la militanza in Primavera viene convocato dalla nazionale italiana U19, con cui vince la medaglia d’argento agli Europei 2008. La finale è Italia-Germania e finì 3-1 per i tedeschi. Bruscagin gioca terzino sinistro perché a destra c’è il coetaneo Darmian, altro prodotto del vivaio rossonero.
Finisce l’Europeo e siamo nel bel mezzo dell’estate 2008: Bruscagin ha diciannove anni e il Milan vede in lui un prospetto su cui potenzialmente si potrebbe puntare in futuro. Così Galliani sceglie di mandarlo in prestito. Monza (Prima Divisione), Pizzighettone (2D) e Gubbio (2D): in due anni il difensore gioca solo una trentina di partite, troppo poche per tenerlo a Milanello. Il sogno di tornare nella sua squadra del cuore, aspetto da lui stesso enfatizzato in un’intervista dell’epoca, sfuma definitivamente. Per Bruscagin inizia una carriera da soldato di ventura ai piani meno nobili del calcio che lo porta vestire le maglie di Grosseto (B), Latina (1D/B), Venezia (B), Vicenza (C/B) e Pordenone (C). Se i primi anni sono abbastanza difficili, la svolta arriva nella stagione 2014/2015: da lì in poi inizia per la prima volta a giocare con grande costanza e regolarità, tanto da collezionare almeno 25 presenze in campionato all’anno per tutte le stagioni a seguire.
In questo decennio Bruscagin ne ha viste tante: retrocessioni in C (Venezia), promozioni in B (Latina), accuse (poi ritirate) per un Latina-Catania 1-2 durante l’inchiesta “I treni del gol” per il calcioscommesse. Tutte cose che l’hanno formato come uomo e che oggi, negli ultimi anni che gli rimangono a disposizione come professionista, fanno di lui un volpone della serie C, pronto a muoversi nel fango e nelle insidie della terza serie. Il giocatore si è tolto la soddisfazione di vincere una Coppa Italia di Lega Pro (Latina 2012/2013), ma mai quella di esordire in serie A, campionato nel quale conta solo tre panchine durante la stagione 2006/2007. Nel 2019 si è laureato all’Università Milano-Bicocca in Marketing, Comunicazione Aziendale e Mercati Globali con la tesi “Il calcio totale: combinare sport, marketing e business per diventare un’azienda leader nel mondo”. Complimenti a lui.
Contro la SPAL non conserva buoni ricordi: lui e i biancazzurri si sono affrontati cinque volte e il bilancio è due vittorie per la SPAL e tre pareggi. Nella stagione 2015/2016 era capitano del Latina, sia all’andata sia al ritorno. 0-0 al Paolo Mazza e 1-2 nell’Agro Pontino, con i gol di Bonifazi e Antenucci a sancire una vittoria importantissima per la promozione alla 37^ giornata.
La seconda doppia sfida è nella stagione 2020/2021: SPAL-Vicenza, con Bruscagin terzino destro e Di Carlo sulla panchina dei biancorossi. A Ferrara finisce 3-2 con un rigore calciato col cucchiaio da Castro al 92′ mentre il ritorno in veneto finisce 2-2, con i biancorossi che nel finale rimontano gli estensi che s’erano portati avanti 0-2. È infortunato il giorno in cui la SPAL, vincendo 3-2 l’anno successivo, fa perdere la panchina a Di Carlo mentre è regolarmente in campo per Vicenza-SPAL 1-1, ancora una volta come capitano.