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Scegliendo Domenico Di Carlo (1964) come nuovo allenatore la SPAL ha già mandato un messaggio all’esterno: meglio l’usato sicuro di una totale scommessa. Ovviamente non si tratta dell’unico parametro utilizzato nella ricerca e nella valutazione del nome giusto al quale affidare la panchina, ma senz’altro quello dell’esperienza è un elemento che ha pesato.

In attesa che il direttore dell’area tecnica Filippo Fusco spieghi nel dettaglio come si è arrivati a selezionare il tecnico di Cassino, si può comunque provare a leggere tra le righe di questa scelta. Partendo innanzitutto da un dato oggettivo: nell’ultima edizione della serie C (2022/2023) erano in pochi a poter vantare un curriculum più completo di quello di Di Carlo. Con 229 panchine in serie A, 223 in serie B e 101 in serie C l’ormai ex mister del Pordenone può dire legittimamente di essersi misurato con tutte e tre le categorie professionistiche italiane, acquisendo lungo il percorso l’esperienza necessaria per maneggiare qualunque tipo di situazione. Nessun altro allenatore che aveva iniziato la stagione da poco conclusa poteva vantare numeri anche solo comparabili a quelli di Di Carlo e solo i subentri a stagione in corsa dei più anziani Zdenek Zeman al Pescara (358 panchine in serie A e 304 in B), Walter Novellino alla Juve Stabia (267 panchine in serie A e 379 in B) e Delio Rossi a Foggia (378 panchine in serie A e 240 in B) lo hanno fatto scivolare verso il basso in questa particolare classifica.

Certo, il calcio come la politica soffre un po’ di gerontocrazia e questo è un fattore da non trascurare, ma basta guardare ai profili degli allenatori che hanno conquistato la promozione in serie B o portato le rispettive squadre alla fase nazionale dei playoff per capire quanto pesi avere almeno 150 panchine – se non 200 – in carriera, a buoni livelli.

Questo il quadro complessivo, per chi vuole farsi un’idea più precisa.

PROMOSSE 2022/2023
FeralpiSalò: Stefano Vecchi, 51 anni – 370 panchine totali tra i pro (35 in serie B)
Reggiana: Aimo Stefano Diana, 44 anni – 196 panchine totali tra i pro (tutte in serie C)
Catanzaro: Vincenzo Vivarini, 56 anni, – 375 panchine totali tra i pro (122 in serie B)
Lecco: Luciano Foschi, 55 anni – 303 panchine totali tra i pro (tutte in serie C)

PARTECIPANTI AI PLAYOFF NAZIONALI – GIRONE A
Pordenone: Domenico Di Carlo, 58 anni – 553 panchine totali tra i pro (452 tra serie A e B)
Pro Sesto: Matteo Andreoletti, 33 anni – 202 panchine totali tra i pro (tutte in serie D)
Virtus Verona: Luigi Fresco, 61 anni – 327 panchine totali tra i pro (221 in serie C)
Vicenza: Dan Thomassen (subentrato alla 33^ giornata), 42 anni – 22 panchine totali tra i pro (Primavera 2) — predecessori: Baldini (48 anni – 201 pr.) e Modesto (40 anni – 131 pr.)

PARTECIPANTI AI PLAYOFF NAZIONALI – GIRONE B
Cesena: Domenico Toscano, 51 anni – 318 panchine totali tra i pro (98 in serie B)
Virtus Entella: Gennaro Volpe, 41 anni – 65 panchine totali tra i pro (9 in serie B)
Gubbio: Piero Braglia, 67 anni – 850 panchine totali tra i pro (221 in serie B)
Ancona: Marco Donadel (subentrato alla 37^ giornata), 39 anni – debuttante — predecessore: Colavitto (51 anni – 179 pr.)

PARTECIPANTI AI PLAYOFF NAZIONALI – GIRONE C
Crotone: Lamberto Zauli (subentrato alla 38^ giornata), 51 anni – 313 panchine totali tra i pro (234 in serie C) — predecessore: Lerda (55 anni – 282 pr.)
Pescara: Zdenek Zeman (subentrato alla 30^ giornata), 75 anni – 800 panchine totali tra i pro (662 tra serie A e B) — predecessore Colombo (48 anni – 213. pr)
Audace Cerignola:  Michele Pazienza, 40 anni – 103 panchine totali tra i pro (22 in serie C)
Foggia: Delio Rossi (subentrato alla 35^ giornata), 60 anni – 688 panchine totali tra i pro (618 tra serie A e B) — predecessori Boscaglia (54 anni – 386 pr.), Gallo (51 anni – 249 pr.) e Somma (59 anni – 238 pr.).

Nota: nella categoria “pro” sono state inserite anche le squadre di serie D, visto che salvo rare eccezioni i giocatori sono equiparabili a professionisti per organizzazione del loro tempo.

Alla luce di questi dati non sorprende quindi che la candidatura di Di Carlo abbia sopravanzato quella di Francesco Baldini, mentre le altre ipotesi (Troise, Ferraro) non sono mai stata realmente prese in piena considerazione. La logica appare abbastanza chiara: niente scommesse.

Nel corso della sua presentazione ufficiale Fusco si è guardato bene dal fissare pubblicamente l’obiettivo dell’immediato ritorno in serie B, ma è abbastanza palese come si punti a fare un campionato solido e che permetta quantomeno di contendere le prime posizioni nel proprio girone. In quest’ottica la scelta di un allenatore come Di Carlo – promosso nel 2020 (seppure d’ufficio) e giunto secondo tra varie difficoltà nel 2023 – va letta come un segnale abbastanza inequivocabile delle ambizioni con le quali si vuole iniziare la nuova annata. Le modalità con le quali si cercherà di stare tra le prime file dipenderanno in gran parte dall’organico che verrà allestito e dalla sua evoluzione nel corso del campionato, ma c’è un certo consenso nel considerare Di Carlo un tecnico che bada al sodo, soprattutto in fase difensiva.

Non solo: un professionista dell’esperienza di Di Carlo sembra una scelta sensata per un club che deve riorganizzarsi dopo una retrocessione (proprio come il Pordenone) e quindi fare i conti con una fase iniziale di inevitabile difficoltà. Il nuovo allenatore inizierà il precampionato ritrovandosi con un gruppo zeppo di giocatori demotivati e che non faranno altro che aspettare una telefonata dei loro procuratori in vista di un trasferimento altrove. Qualcuno potrebbe anche non ricevere proposte adeguate e finirebbe col rimanere a Ferrara per mancanza d’alternative, come peraltro accaduto dopo la retrocessione dalla serie A. In un contesto del genere servirà non solo una società con una linea ferma e coerente, ma anche una guida tecnica in grado di comprendere e gestire dinamiche piuttosto delicate. Spesso i calciatori danno rilevanza allo status dei loro interlocutori all’interno dello spogliatoio e per alcuni sarà molto complicato mettere in discussione uno come Di Carlo, che potrà parlare con cognizione di causa forte di vent’anni di carriera.

Quest’ultimo aspetto si lega in contrapposizione allo scenario alternativo teorizzato – se non addirittura apertamente caldeggiato – da tanti tifosi, ossia la promozione in prima squadra di Massimo Pedriali, l’artefice del doppio scudetto con l’Under 18. Sull’onda dei successi dei giovani biancazzurri qualcuno avrebbe voluto vedere lui in panchina, magari alla guida di una SPAL super giovane, dinamica e piena d’entusiasmo, in grado di coinvolgere il pubblico con la sua spensieratezza. Purtroppo è un’idea che non fa i conti con l’amara realtà: azzerare l’organico attualmente a disposizione non sarà né facile, né immediato. Né totalmente fattibile, probabilmente. Un conto sarebbe stato poter avere il più ampio margine di manovra (massimo 3-4 reduci della serie B sotto contratto), un altro è dover passare da alcune tappe intermedie come quelle che attendono la SPAL. Insomma non si considera che la stagione 2022/2023 non inizierà in maniera normale e lineare, ma tra decine di ostacoli. Primo tra tutti un senso di spaesamento per una discesa in una categoria che tanti – forse troppi – sentono inadeguata alle loro capacità. Non proprio la premessa migliore per mettere alla prova un debuttante assoluto tra i senior, seppur stimatissimo dagli addetti ai lavori e incensato dal presidente. Al netto del fatto che quasi nessuno arrischia mai un progetto tecnico simile in serie C, mandando avanti una dozzina di ragazzi che al massimo hanno fatto il campionato Primavera 2. Chi ci ha provato non è andato molto lontano. In altre parole: bello da immaginare, potenzialmente brutto da vivere, con la relativa necessità di intervenire e correggere.

Al candidato allenatore Fusco aveva chiesto “entusiasmo, passione, determinazione e voglia di vincere”. Evidentemente le ha trovate in Di Carlo, che ha accettato di firmare un contratto annuale, cosa rara per un mister con le sue credenziali. Un dettaglio che suggerisce la voglia di rimettersi subito in gioco e al tempo stesso certifica l’attrattività del nome SPAL. Una carta, si può starne certi, che il direttore punterà a utilizzare spesso nelle trattative che verranno intavolate nelle prossime settimane.

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