foto Filippo Rubin
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Mirco Antenucci sembrava essersi allontanato quasi definitivamente dalla SPAL, poi tutto è cambiato nel giro di pochi giorni fino all’ufficialità del ritorno. Dopo un primo allenamento coi nuovi compagni l’attaccante è stato presentato alla stampa nel pomeriggio di venerdì 14 luglio.

“Sono molto contento. L’entusiasmo, l’intelligenza e la voglia di ripartire del presidente e del direttore mi hanno contagiato. Valori e senso di appartenenza credo che siano le basi per ricostruire. La SPAL di qualche anno fa è una cosa finita, adesso bisogna costruire altre basi, ripartire. Io mi sento ancora giocatore: come ho detto al presidente torno a Ferrara volentieri perché è una città che amo, ma non sono qui per essere un’icona, sono qui incidere, per aiutare il gruppo a lavorare e centrare gli obiettivi”.

“Tornando qui ho una grande responsabilità, ma io me le sono sempre prese nella mia carriera. Quando sono andato a Bari in C partivo dalla serie A con la SPAL. Adesso sono arrivato a due minuti dalla serie A e torno ancora in C. Per me non esiste la categoria: quello che mi spinge a quest’età a mettermi in discussione è l’entusiasmo e la voglia di affrontare nuove sfide. Quest’ultimo è stato un mese di riflessione: perdere una finale al 92′ è stata una batosta, ma fa parte dei risultati sportivi. Avevo una proposta dal Bari e una dalla SPAL: sono stato combattuto perché a Bari ho amici, è una città meravigliosa ed facevo parte di un gruppo fantastico, però allo stesso tempo sapevo che sarei tornato in una città che mi ama. Qualche giorno fa poi ho deciso di tornare. Dovevo prendere una decisione e sapendo che la SPAL aveva bisogno di me sono molto contento di essere tornato e di aver fatto questa scelta anche di vita. Non sono il salvatore della patria, entro in punta di piedi nello spogliatoio e cercherò di dare il mio 100% sotto ogni punto di vista alla società, ai ragazzi più giovani, al presidente”.

L’ex (ma forse anche futuro) capitano ha poi analizzato il rapporto con mister Di Carlo, che incontra per la prima volta, e sul gruppo squadra, con un piccolo consiglio per compagni presenti e futuri: “Con il mister ci siamo incrociati da avversari e in questi giorni ci siamo parlati. Ci siamo allenati già due volte e ho avuto modo di iniziare a conoscerlo. Mi è piaciuto molto come persona e sono convinto che insieme potremo fare un bel lavoro. Il gruppo mi ha sorpreso in maniera positiva: si stanno allenando con forza e con entusiasmo e non è facile dopo la retrocessione. Sia tra i giovani sia tra i ragazzi più grandi c’è un bel clima: devi avere la passione nel fare ogni giorno il tuo lavoro con il sorriso, perché è il lavoro più bello del mondo e dobbiamo ritenerci fortunati”.

La retrocessione ha senz’altro lasciato scorie, soprattutto nel rapporto con i tifosi: “L’anno scorso ero in un’altra squadra quindi non so cosa sia successo: posso dire però che noi dobbiamo trascinare il pubblico e loro trascineranno noi, perché mi ricordo bene i secondi tempi sotto la curva come ci spingevano, per cui deve tornare quello spirito lì, di unione tra squadra e tifosi, che io ho vissuto poche altre volte in carriera. Per fare questo bisogna ripartire con entusiasmo e con serenità”.

Infine una postilla anche statistica, semmai qualcuno dovesse avere dubbi sulla sua integrità fisica e sulle motivazioni: “Ho fatto tre anni di C: 21 gol il primo anno, 15 il secondo e 17 il terzo, giocando la quasi totalità delle partite, circa 140 negli ultimi quattro anni. Ci sarà un allenatore che deciderà la cosa migliore per la squadra, ma io sono integro e a disposizione, altrimenti non avrei accettato di tornare qui. L’anno scorso ho segnato 10 gol, poi dipende dagli allenatori e dalla scelte: io mi sento bene, toccando ferro (ride, ndr), e riparto con entusiasmo”.



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