foto Filippo Rubin
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Qualche appunto sparso, a mente fredda, sulla seconda sconfitta stagionale in casa, arrivata nei minuti finali contro il Pescara.

Questa SPAL non mi renderà cattivo (quasi cit.)

Vale la pena prendere in prestito parte del titolo dell’ultima serie animata diretta dal fumettista Zerocalcare per ragionare su un concetto sempre più d’attualità. L’errore decisivo di Del Favero ha scoperchiato ancora una volta un’ondata di violenza verbale che è sempre più difficile da sopportare. Va bene, l’errore era da 4 in pagella, la SPAL sta facendo pena, Tacopina non è esattamente il miglior proprietario mai avuto dal club, sono state sbagliate delle scelte in estate e veniamo da tre anni e mezzo complessivamente orrendi, soprattutto nel rendimento al Mazza. Tutto comprensibile e parte di un quadro d’insieme che mette sconforto. Però dare addosso a un giocatore, in maniera diretta o indiretta, non risolverà i suoi problemi o quelli della squadra. Se persino dalle parti di chi fa satira ogni giorno – senza risparmiare mai nessuno – suona un campanello d’allarme significa che il livello di tossicità che abbiamo attorno, nell’uso delle parole e dei mezzi per esprimerle, inizia a essere critico. L’immagine di fine partita, ossia Del Favero in lacrime in mezzo al campo che viene consolato dai compagni, fa capire che il ragazzo aveva chiarissimo fin da subito il peso del suo errore. Non è uscito dal campo come se nulla fosse come è capitato di vedere in altri casi. Si dirà: sono professionisti e fa parte del mestiere. Certo, ma se Ferrara è un luogo in cui si fa a gara per venire a giocare è perché siamo migliori di così e l’abbiamo dimostrato nel tempo.

Che poi non ha sbagliato solo Del Favero

Se andiamo a vedere nel dettaglio l’azione che ha portato al 2-1 del Pescara non c’è solo l’errore del portiere a contribuire alla sconfitta. Al netto di un possibile cambio di traiettoria in volo che molti in curva giurano d’aver visto chiaramente. I filmati disponibili non offrono elementi per valutare questa tesi. Ma al di là di questo: per prima cosa Collodel – pressato – perde palla molto ingenuamente anziché scaricare su Carraro accanto a lui. Un contrasto giudicato regolare dall’arbitro, ma un po’ sospetto soprattutto per il metro di giudizio piuttosto severo che aveva contraddistinto la partita. Sulla sortita di Cangiano c’è Carraro che trotterella anziché andare alla rincorsa e al tempo stesso i centrali difensivi scappano all’indietro in superiorità numerica e con trenta metri di campo dietro a loro. Peda spezza la linea tardivamente nel tentativo di andare a chiudere sul tiratore. Forse Colucci alludeva a questo parlando della necessità di maggior scaltrezza in alcune situazioni di gioco. Se Cangiano fosse stato abbattuto preventivamente sulla trequarti probabilmente avremmo commentato un buon pareggio.

Una discontinuità c’è stata

Miglior prestazione stagionale in casa? Sì, decisamente. C’è chi può obiettare: ci voleva poco. Vero, ma la SPAL di domenica sera non sembrava una squadra reduce da due sconfitte e mezza in campionato (Lucchese, Cesena, Recanatese) e se l’è giocata dall’inizio alla fine con coraggio, pur con i suoi limiti. Zeman nel postpartita s’è detto per nulla contento della prestazione del Pescara e ha attribuito alla SPAL parte del merito del mancato funzionamento del suo piano. Pur senza creare occasioni clamorose nel secondo tempo i biancazzurri hanno dato la sensazione di poter anche colpire in maniera decisiva. Un paio di palloni passati in area (passaggio decisivo di Dalmonte che non è arrivato a Maistro; un mancato controllo a centro area di Antenucci) potevano senz’altro essere sfruttati meglio e resi pericolosi. Senza contare che la SPAL della settimana precedente si sarebbe squagliata dopo lo svantaggio e invece stavolta ha reagito, convintamente, prendendosi il pareggio dopo un paio di buone opportunità. Sono segnali che non vanno sottovalutati e che si spera possano rappresentare della basi di partenza verso i prossimi due – fondamentali – impegni.

Bentornato Nicolò!

Che si stato il pensiero del boato e dell’abbraccio della Ovest a condizionare la scelta di Nicolò Contiliano mentre era davanti a Plizzari? In quelle situazioni bisogna prendere decisioni in frazioni di secondo e magari a livello inconscio può essere subentrata un po’ d’emozione. Comprensibile per un ragazzo di diciannove anni. Che a prescindere da questo particolare in due partite ha dimostrato di stare bene e di avere quell’energia che sembrava disperatamente servire alla SPAL incerta vista contro Cesena e Recanatese. Evidentemente il giovane centrocampista non piaceva a Di Carlo, è l’unica spiegazione plausibile giunti a questo punto. Se a Oscar Brevi non andava a genio Lazzari e gli preferiva Johad Ferretti tutto è possibile, no? Sta di fatto che Contiliano – oltre a essere tra i preferiti del pubblico – sembra essere un equilibratore importante per una linea mediana che è ancora alla ricerca di un equilibrio ideale. E Nicolò pare avere quel genere di mentalità a testa alta che Colucci dice di prediligere.

Due ore per sistemare un po’ le cose

La settimana appena iniziata vedrà la SPAL in campo per 123 minuti (più recuperi), sempre al Paolo Mazza. Prima per il recupero di ciò che resta della gara del 23 settembre con la Lucchese e quindi per il confronto con la Fermana, una delle formazioni meno quotate del girone. Mettere insieme anche solo 4 punti significherebbe dare un volto un pochino più rassicurante alla classifica e navigare verso una settimana piena di allenamenti col nuovo mister. L’impegno successivo, insidioso, sarà lunedì 23 ad Arezzo e sarà il preludio di un’altra serie ad alta intensità che culminerà con la trasferta di Sassari. Poter lavorare bene e con serenità in vista di quel trittico potrebbe fare tutta la differenza del mondo.