foto Filippo Rubin
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La storia recente (2020-2023) dei campionati di serie C dice che per salvarsi senza passare attraverso i playout servono come minimo 41 punti. Si tratta di una quota che la SPAL deve fissare bene nella testa quando a disposizione ci sono poco meno di due terzi di stagione. Tradotto: nelle 24 partite che rimangono i biancazzurri dovrebbero portare a casa almeno 29 punti per sperare di non dover affrontare gli spareggi che aprono la botola della serie D. Per arrivare al numero magico basterebbe quindi una media punti di 1,20 a giornata da qui a maggio 2024. In teoria non certo un passo insostenibile, ma lontano da quello che la squadra ha avuto fino a ora (0,85) o nelle ultime dieci partite (0,60).

Rabbi tenta di consolare Collodel dopo la sconfitta interna col Pescara – foto Filippo Rubin

Per evitare di rimanere invischiati nei playout bisogna arrivare almeno quindicesimi in classifica (su venti). Da regolamento scende direttamente in serie D l’ultima del girone (in questo momento la Fermana), mentre devono spareggiare le formazioni dal 16° al 19° posto col seguente schema:

16^ vs 19^
17^ vs 18^

Le perdenti di ciascuna sfida ovviamente salutano il professionismo, a meno di successive riammissioni per eventi esterni. I playout si giocano con la formula andata e ritorno, con la seconda partita in casa della squadra meglio piazzata. In caso di parità nei due confronti si tiene conto della differenza reti. Il secondo parametro discriminante è invece il miglior piazzamento durante la stagione regolare.

Inoltre i playout non si disputano se fra le due squadre ipoteticamente coinvolte il distacco in classifica è superiore agli 8 punti. In questo caso la squadra peggio classificata retrocede direttamente in serie D.

L’ultima volta in cui la SPAL ha preso parte ai playout è andata abbastanza male. Era il maggio del 2012 e nel doppio confronto si salvò il Pavia – archivio Rubin

Vale anche la pena affrontare il tema – controverso – dell’eventuale destino avverso della Juventus Next Gen visto che sul web se ne discute anche animatamente. Le seconde squadre devono rispettare alcuni parametri diversi rispetto alle altre e tecnicamente è vero che i bianconeri non possono retrocedere in serie D, ma solo perché non potrebbero essere ammessi nel principale campionato dilettantistico italiano. L’eventuale risultato negativo sul campo avrebbe comunque delle conseguenze sulla prosecuzione dell’attività.

Il regolamento recita infatti: “In caso di retrocessione della seconda squadra al campionato di serie D la società di riferimento non potrà iscriversi al campionato dilettantistico e potrà accedere con la seconda squadra al campionato di serie C successivo una volta che siano state soddisfatte le richieste delle nuove seconde squadre“. Tradotto: se la Juventus Next Gen non riuscisse a salvarsi (allo stato attuale deve comunque recuperare due partite) rischierebbe di rimanere ferma per un anno a fronte dell’allestimento da parte di altre realtà coi simili presupposti.

Un tema sollevato da Ivan Cardia su TuttoC.com: “[…] le regole federali in materia di graduatoria delle eventuali seconde squadre che si candidassero alla integrazione dell’organico del campionato di serie C non sono note a tutti e fin qui non vi è mai stata necessità di approfondirle vista la penuria di aderenti, ma prevedono in sostanza tre criteri di riferimento: giovani convocati nelle nazionali italiane; posizione nell’ultimo campionato di Serie A; numero medio di spettatori nelle cinque stagioni precedenti. Con le regole attuali se la Juve Next Gen dovesse ‘retrocedere’ si troverebbe a dover correre per il ripescaggio. Se nel frattempo altri club di A – il Milan è pronto, l’Inter ci pensa concretamente – dovessero muoversi, si rischierebbe il paradosso: la Juve, che per prima e a lungo unica ha creduto nel progetto, potrebbe trovarsi dietro in graduatoria rispetto a una delle due o a entrambe“.

L’esultanza di Bertini dopo il gol dell’1-0 al Sestri Levante, ultima vittoria in campionato della SPAL – foto Filippo Rubin

Una delle caratteristiche della serie C è che grazie alla formula dei playoff allargati c’è una differenza piuttosto ridotta tra un piazzamento che può valere la salvezza e un altro che porta a giocarsi una qualche speranza di promozione in serie B. Il decimo posto (e a volte anche l’undicesimo, dipende dalla Coppa Italia di serie C) basta e avanza per andare al primo turno dei playoff e nel corso degli ultimi tre anni è stato raggiunto dalle varie squadre con una media di 48 punti tra tutti e tre i gironi. Nel girone B dal 2020 a oggi l’ultimo posto disponibile per gli spareggi promozione è stato raggiunto con 49, 45 e 47 punti.