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L’appuntamento in diretta de LoSpallino@Live ha già riservato ospiti importanti nel corso di questa stagione come Nahuel Valentini e Alberto Pomini, ma pochi hanno richiamato l’attenzione come Leonardo Semplici, che per la prima volta ha accettato l’invito per una chiacchierata che ha mescolato nostalgia ed elementi di attualità.

PANCHINA – “Personalmente sto bene, anche se mi manca un po’ il campo: ora ci si guarda attorno per aggiornarsi e tenersi pronti. Chiaro che qualche chiamata l’ho ricevuta, ma per vari aspetti non ho accettato le proposte che mi sono state fatte. L’obiettivo è quello di ripartire il più presto possibile: mi sono messo a studiare l’inglese, ad aggiornare il mio modo di allenare e di migliorarmi. Le categorie mi interessano poco: se c’è una squadra importante di serie B che mi chiama ci vado volentieri. Anche se quando subentri non è mai facile e non sempre si riesce ad incidere al meglio sulla squadra. Bisogna far tesoro dei momenti no per migliorarti e per metterti in discussione e da lì ripartire più forte. Dopo quello che è successo con lo Spezia mi sono ripreso e sono pronto per iniziare nuovamente una nuova esperienza per dimostrare il valore della squadra che mi verrà affidata”.

FUTURO RITORNO – “Io di nuovo sulla panchina della SPAL? In questo momento è giusto stare vicini al nuovo allenatore, anche da parte della Curva che si è sempre dimostrata un valore aggiunto. Detto ciò, mi auguro che la SPAL possa presto risalire la classifica perché vedere la squadra in questa posizione dispiace enormemente. Spero inoltre che non venga vanificato tutto ciò di bello che è stato fatto in passato. Per il resto nella vita mai dire mai, ma un mio ritorno alla SPAL in qualsiasi categoria è quasi impossibile. Ho fatto un percorso talmente bello che sicuramente ogni cosa che potrei fare sarebbe peggiorativa. Voglio che rimanga impresso il bel ricordo di quello che abbiamo fatto tutti insieme”.

FERRARA – “Ferrara è qualcosa di straordinario sia a livello professionale SIA personale. Faccio fatica a tornarci: anche l’altra settimana ho fatto una visita al centro sportivo, ma non sono riuscito a passare per il centro. Ci sono tanti bei ricordi che però provocano un grande magone. Ho passato cinque anni e mezzo straordinari: con la famiglia Colombarini, il presidente Mattioli, Davide Vagnati e tutti i giocatori che ho allenato si è creato un gruppo fantastico con il quale abbiamo fatto qualcosa di unico. È normale ci sia un legame che va oltre l’aspetto professionale. Negli ultimi anni non mi sentivo più solo l’allenatore della squadra. Siamo cresciuti insieme alla tifoseria, che ha avuto l’opportunità di starci vicino in momenti difficili, anche in serie A, creando un gruppo unico insieme alla Curva che era il nostro 12° uomo in campo. Ricordo che quando attaccavamo verso la Ovest la nostra prestazione saliva di molto e riuscivamo ad ottenere dei risultati impensabili”.

EMOZIONE – “Dico una cosa: essere collegato stasera è davvero emozionante per me ed è anche per questo che non guardo mai le partite della SPAL. In pochi lo sanno, ma il giorno in cui sono stato esonerato credo di non aver mai pianto in quella maniera, sia per il dispiacere del momento sia per la chiusura di quei cinque anni straordinari e irripetibili”.

DIFFICOLTÀ – “Il mio inizio è stato difficoltoso: dopo la sconfitta con la Carrarese siamo usciti dallo stadio e i tifosi ci hanno contestati, anche perché i presupposti a inizio anno erano ben diversi da quelli che si stavano vedendo. Poi dopo c’è stata la vittoria a Pistoia che sembrava aver curato i nostri problemi, ma abbiamo scoperto che dovevamo fare un certo tipo di percorso. A gennaio abbiamo rinforzato la squadra con gli arrivi di Zigoni, Cottafava e altri ragazzi e da lì è partita una rincorsa eccellente con 13 risultati utili consecutivi. Siamo arrivati a Carrara con un gol al 93′ di Giani pensando di esser entrati addirittura ai play-off, ma poi c’è stata la vittoria clamorosa della Reggiana con il San Marino e siamo usciti di un punto. Eravamo amareggiati, ma almeno abbiamo costruito una base importante per gli anni successivi. I miei gruppi sono stati tutti fantastici perché altrimenti non ci sarebbe mai stata quella scalata. Eravamo partiti per arrivare ai play-off, ma chi veniva ai nostri allenamenti capiva perché ogni domenica riuscissimo a ottenere dei risultati. Abbiamo perso tutti gli scontri diretti, eppure abbiamo concluso il campionato con 9 punti di vantaggio sulla seconda. Anche nei momenti difficili quei ragazzi si sono uniti e hanno usato gli attributi per fare risultato”.

2019/2020 – “Il rinnovo all’ultimo anno? Io l’ho fatto con convinzione. Secondo me ci sono state diverse situazioni che non sono andate come tutti volevamo. Si era creata la sensazione che qualsiasi cosa si toccava si potesse trasformare in risultati. Oltre a ciò molti acquisti non sono stati fatti: con la partenza di Lazzari non c’è stato il suo rimpiazzo, altri giocatori sono andati ma non sono stati sostituiti e dunque certe situazioni poi le paghi. Anche io mi assumo le mie colpe ovviamente, perché degli errori li ho fatti anch’io. Quella stagione cominciò male sotto diversi punti di vista e quando succede poi serve qualcosa di speciale per recuperarle. Questa è stata l’unica cosa negativa della mia esperienza, ma ci tengo comunque a sottolineare che la società è stata importantissima per me”.

RISOLLEVARSI DOPO UNA PARTENZA NEGATIVA – “Alla SPAL di oggi penso ci siano due problematiche fondamentali: la retrocessione, che chiaramente incide molto sui giocatori che sono rimasti, e la piazza in cui si gioca: a Ferrara ci si aspetta che la SPAL competa per i primi posti in classifica. Le due cose sommate hanno fatto sì che i risultati non siano quelli che ci si aspettava. Ricordando le mie SPAL ci sono sempre stati dei giocatori con una grande personalità: Cottafava, Antenucci, Schiattarella, Floccari, Viviano e tanti altri riuscivano a far capire il modo di comportarsi e di andare avanti. C’era un’unità di intenti: tutto andava in un senso. Prima ancora delle qualità calcistiche la società sceglieva prima di tutto l’uomo. Tornando al presente, i diversi cambi d’allenatore incidono parecchio: ogni allenatore deve portare un certo tipo di mentalità e di lavoro. Io credo che Colucci non abbia scelto neanche un giocatore. Però in campo ci vanno loro e il loro compito è fornire delle prestazioni importanti così come l’allenatore può trovare la chiave per ognuno e metterli nelle giuste condizioni. Non sempre ci si riesce, ma una cosa fondamentale è che tutti siano concentrati sull’obiettivo. Il tempo per migliorare c’è: ho visto che a 18-19 punti ci sono almeno sei squadre, dunque la possibilità di risalire la classifica è concreta. Chiaro che gli infortuni possono causare dei problemi, quindi mi auguro che la società e l’allenatore trovino dei giocatori in grado di far risalire la squadra”.

MERCATO DI GENNAIO – “Credo che vada dato tempo all’allenatore di portare avanti la sua idea, ma penso anche che di comune accordo debba esser fatto un mercato di riparazione con la convinzione di andare a prendere dei giocatori che possono migliorare la rosa. Al netto del fatto che non sempre l’allenatore può decidere quale giocatore prendere. Spesso la società ti dava una squadra e tu andavi a scegliere quello che secondo te poteva essere il sistema più adatto in base alle caratteristiche tecniche e umane. Tuttavia penso che ci sia la voglia di risalire, quindi spero che la società possa prendere quei 3-4 giocatori che possano migliorare la squadra”.

SOCIETÀ – “Io non so bene come si vive il presidente della SPAL l’ambiente biancazzurro. Nella mia esperienza allo Spezia c’era una proprietà con un buon potenziale, ma che non era sempre presente e non conosceva bene il calcio italiano. Sicuramente questa assenza prolungata ha inciso sull’andamento della stagione. Penso che quando una società straniera acquisisce una squadra italiana debba scegliere qualcuno che le possa permettere di essere sempre presente e di intervenire senza problemi. La vicinanza però rimane sempre importante. Qui alla SPAL ho avuto Mattioli che aveva un buon rapporto con tutti: era sempre il primo ad arrivare e l’ultimo ad andare via, era un super tifoso e gli va dato merito di tutto il lavoro che è riuscito a fare. Al mio arrivo sia il centro sportivo sia lo stadio non erano quelli di oggi: lui e la famiglia Colombarini hanno saputo migliorare l’ambiente generale dove tutti ci apprezzavano per la serietà e il nostro modo di lavorare. Con lui io ho sempre avuto un rapporto di fiducia e di rispetto: non c’è mai stato un vero e proprio scontro, escludendo quello arrivato dopo la prima giornata dell’anno in cui poi retrocedemmo. Posso parlare solo bene di lui e di tutti gli altri”.

GRUPPO – “In 5 anni e mezzo non ho mai avuto problemi con nessuno. È chiaro che si poteva discutere coi giocatori, ma c’è sempre stato un rispetto reciproco. In un gruppo ci sono tante teste e magari può far comodo una testa particolare che possa influenzare la squadra. Quelli che ho avuto alla SPAL erano tutti degli ottimi ragazzi e per questo in alcuni casi si riusciva a dare delle prestazioni migliori. Un allenatore fa la formazione e quando la fa non è per fare un dispetto ai tifosi o alla moglie, ma perché durante la settimana vede certe cose e secondo lui è meglio prendere quel tipo di decisione”.

ANTENUCCI – “Lui è ed è sempre stato un leader. È un giocatore di grandissimo valore, nonostante l’età (sorride, ndr.). Il suo ritorno ha riacceso le speranze di poter fare un certo tipo di campionato. Può migliorare una squadra come la SPAL, ma naturalmente da solo non può fare tutto. Tuttavia rimane una grande persona, un ottimo ragazzo e spero che con il suo aiuto questa SPAL possa fare un campionato migliore di quello che sta facendo”.