SPAL e Olbia tornano ad affrontarsi a 45 anni di distanza dall’ultima occasione. Era la lontana stagione 1977/1978, campionato di serie C: la SPAL del presidente Mazzanti allenata da Mario Caciagli volava in Sardegna a sette giornate dalla fine per difendere il primo posto in classifica dagli attacchi di Parma, Reggiana e Lucchese. L’Olbia, fanalino di coda, rappresentava un avversario appetitoso, ma la Sardegna al tempo era una terra difficile e non si andò oltre all’1-1. Al gol degli ospiti di Tiziano Manfrin al 50′ rispose quello di Angelo Domenghini al 70′. L’ex Inter, campione d’Europa con la nazionale del 1968 e coi nerazzurri tre anni prima, era contemporaneamente sia giocatore sia allenatore di quella squadra. Per far capire la differenza di valori: in campo al Comunale di Ferrara la SPAL qualche mese prima si era tranquillamente imposta 6-0. I biancazzurri riuscirono comunque a vincere il campionato grazie soprattutto a una stagione da incorniciare di Franco Pezzato, autore di 17 gol, e furono promossi in serie B. L’Olbia restò ultima.
Com’era il mondo (del calcio) quel 30 aprile 1978?
Ovviamente al tempo nessuno degli attuali giocatori della SPAL era nato. Il più anziano – Antenucci – sarebbe venuto alla luce soltanto sei anni dopo, mentre è tranquillamente possibile che non fossero nati neppure i genitori di alcuni dei calciatori più giovani della rosa. Leo Colucci aveva sei anni, Fusco nove mentre Mimmo Di Carlo ne aveva quattordici, tanti capelli in testa, e giocava nelle giovanili del Cassino con cui avrebbe debuttato nella stagione 1979/1980. Joe Tacopina di anni ne aveva dodici e viveva nel difficile quartiere di Brownsville, New York. Allora la MLS non esisteva, negli Stati Uniti c’era la NASL (North America Soccer League). I New York Cosmos avrebbero vinto il campionato per il secondo anno consecutivo. La rosa dei biancoverdi era imbastita di leggende al tramonto come Pelé, Carlos Alberto, Franz Beckenbauer e l’italiano Giorgio Chinaglia che, con 34 gol, fu il miglior marcatore dell’intero torneo. Che l’immaginario calcistico di Mr. President sia stato fatto germogliare (anche) da quella squadra?
In Europa invece la squadra da battere era il Liverpool e dieci giorni dopo la sfida tra Olbia e SPAL i Reds vinsero a Wembley la Coppa dei Campioni, battendo in finale il Club Bruges. In campionato arrivarono secondi dietro al Nottingham Forest, che vinse il suo primo (e unico) campionato inglese. Fu britannico anche il pallone d’oro, Kevin Keegan, attaccante in forza ai tedeschi dell’Amburgo, decimi in Bundesliga ed eliminati al secondo turno della Coppa delle Coppe. Altri tempi, certo, soprattutto se si pensa che dietro di lui arrivarono Hans Krankl (Rapid Vienna/Barcellona) e Rob Rensenbrink (Anderlecht), non proprio due fenomeni assoluti del tempo.
Intanto in Italia la Juventus di Giovanni Trapattoni stava bissando lo scudetto dell’anno prima (18° titolo), ma fu un anno triste per il calcio del nostro paese. Alla sesta giornata i bianconeri erano impegnati contro la capolista Perugia davanti ad oltre 30.000 spettatori quando un arresto cardiaco improvviso portò via per sempre Renato Curi. Erano le 15:34 del 30 ottobre 1977 e il ragazzo aveva ventiquattro anni. Negli ospiti c’erano Zoff, Bettega, Cabrini, Scirea, Gentile e Tardelli: il nucleo centrale della classe Mundial che nel 1982 avrebbe vinto la Coppa del Mondo in Spagna.
Nel frattempo il titolo era della Germania Ovest, ma stava per passare sul petto dell’Argentina di Kempes e Luque per la prima volta nella propria storia. L’Argentina della dittatura del generale Videla e dei desaparecidos. In Italia non andava meglio: il 9 maggio, una settimana dopo Olbia-SPAL, sarebbe stato assassinato Aldo Moro dopo cinquantacinque giorni di prigionia. Ma questa è tutta un’altra storia.