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Joe Tacopina non è più l’avvocato di Donald Trump. O più precisamente: dal 15 gennaio non fa più parte dell’ampio gruppo di professionisti che rappresentano l’ex presidente degli Stati Uniti in due dei processi nei quali è coinvolto e che saranno probabilmente decisivi nella prossima corsa alla Casa Bianca.

Ne dà conto il New York Times con un articolo molto dettagliato. Tacopina era stato ingaggiato a gennaio 2023, diventando rapidamente il volto principale della squadra difensiva di Trump in due casi, uno di natura penale e un altro civile, entrambi nei tribunali di New York. Un incarico che aveva assorbito parecchio del tempo dell’attuale presidente della SPAL, che già nei primi mesi dello scorso anno aveva diminuito il numero delle sue visite a Ferrara.

Spiega Maggie Haberman: “Tacopina ha rinunciato a entrambi i casi che coinvolgono Trump nei tribunali di New York. Non difenderà Trump nel processo penale per i presunti pagamenti irregolari a un’ex pornostar nell’ambito della campagna elettorale del 2016, né parteciperà al processo d’appello civile per la diffamazione della scrittrice E. Jean Carroll, in cui Trump era stato condannato a un risarcimento di 5 milioni di dollari. Non è chiara la ragione per la quale Tacopina ha deciso di rinunciare all’incarico. L’avvocato ha scelto di non fare dichiarazioni sull’argomento. L’uscita di scena di Tacopina arriva in un momento in cui Trump entra in una fase di grande incertezza sul fronte legale. Allo stato attuale si ritrova incriminato da quattro diversi pubblici ministeri e le date dei processi sono ancora da definire“.

Secondo l’avvocato Danny Cevallos, uno degli opinionisti dell’emittente statunitense MSNBC, possono esserci due ragioni per le quali Tacopina ha deciso di non rappresentare più Trump: “La prima e la più comune è che il cliente abbia smesso di pagare per i servizi che sta ricevendo, anche se al momento non ci sono prove che sia andata così. La seconda ragione è che possa essere insorta una differenza di opinioni tra Trump e il suo avvocato. Devo presumere che questo con Trump accada abbastanza spesso e non sarei sorpreso se le parti si fossero accordate su questo punto fin dal principio, concordando un’eventuale separazione nel caso le strategie difensive fossero di segno diverso“.

Nel lungo articolo pubblicato dal New York Times viene fatto intendere che il secondo scenario ipotizzato da Cevallos sia il più probabile, visto che lo stesso Trump di recente ha detto d’essersi pentito di aver seguito il consiglio di Tacopina di non testimoniare direttamente nel processo contro E. Jean Carroll. Sempre sul quotidiano newyorkese viene spiegato che il gruppo di avvocati messo assieme da Trump ha cambiato dimensioni e forma piuttosto frequentemente nel corso del tempo e che al tempo stesso Tacopina ha nel suo curriculum una lunga lista di casi in cui i suoi clienti sono usciti vincitori dai processi che hanno affrontato. Vengono menzionati gli esempi di Sean Hannity (un conduttore televisivo molto popolare di Fox News), del rapper A$AP Rocky e dell’ex stella del baseball Alex Rodriguez. Lo stesso Rodriguez ha speso parole d’elogio per Tacopina: “Di sicuro non è il tipo di persona che fa le cose perché le deve fare. Quando Tacopina prende le tue difese lo fa come se tu fossi uno di famiglia“.

Non è chiaro se questo sviluppo personale consentirà a Tacopina di essere più spesso a Ferrara per occuparsi della SPAL. Il presidente ha fatto una brevissima apparizione in città a inizio dicembre (appena tre giorni) senza nemmeno assistere a una partita e questo sembra derivare dalla volontà di mantenere un profilo basso dopo l’inizio della contestazione nei suoi confronti. Per quanto abbia fornito rassicurazioni sull’intenzione di rimanere proprietario del club, l’ultimo avvistamento di Tacopina al Paolo Mazza risale al 23 settembre scorso in occasione di SPAL-Lucchese, serata in cui peraltro si rese protagonista di una scena piuttosto bizzarra. Durante la sospensione a causa del maltempo il presidente scese improvvisamente sul prato dello stadio sotto la pioggia battente, prese un pallone e lo lanciò in curva, ricevendo in cambio sberleffi e insulti. All’epoca alcuni rappresentanti della SPAL parlarono di “tentativo di gesto di distensione andato male“. Al tempo della sua ultima visita di dicembre era stato prefigurato un suo ritorno in Italia nel mese di gennaio. Al momento gli scenari più ottimistici lo danno in arrivo nella settimana compresa tra il 22 e il 28 del mese.