Qualche appunto sparso, a mente fredda, a margine del pareggio della SPAL sul campo della Fermana ultima in classifica.
Sì, è un’occasione persa
Due vittorie consecutive dopo quasi due anni, entusiasmo e autostima ritrovate, quasi 300 tifosi al seguito e che succede? Si rischia di perdere 3-1 contro un’avversaria che nel 2024 doveva ancora fare un gol davanti al suo pubblico. Il quadro d’insieme dei sette punti in tre partite post-Colucci è senz’altro confortante, ma l’epilogo della partita del “Recchioni” trasmette soprattutto delusione e pure un po’ di inquietudine. Perché l’approccio era stato buono e le occasioni sprecate nella fase iniziale sono lì a dimostrare i limiti intrinseci di questa squadra. Che appena ha l’occasione di dare una svolta rimane incompiuta, tra incertezza e presunzione. Sembra quasi che a forza di dire che c’è tanta qualità e che va dimostrata qualcuno si sia preoccupato più di sfoggiarla che di metterla al servizio di una sana concretezza più che mai richiesta in questa fase della stagione. Al resto ha provveduto gli ormai cronici limiti di… orientamento. Ossia la capacità di capire in quale momento della partita ci si trova. Sulle avanzate di una Fermana improvvisamente coraggiosa s’è scelto di arretrare, portandosi in casa il pericolo che puntualmente s’è trasformato in un gol a sfavore.
Bisogna anche dare alla Fermana quello che è della Fermana
Se uno si ferma alla classifica viene spontaneo dire: “La Fermana la devi battere“. Però ci sono due problemi. Il primo: la SPAL non è quella del 2015/2016 che non sbagliava un colpo, anche per i motivi elencati sopra. Il secondo: la Fermana era uscita meglio di quanto si potesse credere dal turno infrasettimanale contro il Perugia. Al “Curi”, nonostante la sconfitta (arrivata peraltro solo nel finale) i marchigiani avevano fatto vedere spirito battagliero e organizzazione, facendo leva anche su un rodaggio sempre più funzionale dei tanti nuovi acquisti di gennaio. Non deve sorprendere quindi che la squadra di mister Protti abbia interpretato bene la partita di domenica, almeno dopo i primi 25 minuti di difficoltà. Eleuteri, Misuraca e Petrungaro non sono certo nomi altisonanti, ma hanno fatto vedere di essere tutt’altro che rassegnati a chiudere in fondo al girone. Lo ha sottolineato lo stesso Protti nel postpartita: “Anche a Perugia Petrungaro ha preso un palo interno clamoroso, non è un momento favorevole. Se fossimo stati a metà classifica questa partita qui l’avremmo vinta 3-0 perché ci sarebbe stata un’altra tranquillità. Avremmo visto tutto roseo e non tutto nero, ma le prestazioni dicono che la Fermana non è alla deriva. Chiedetelo agli allenatore avversari, siamo sul pezzo e il merito va a questo gruppo di ragazzi, alla società e allo staff che lavora con un sogno nel cuore“. Le prestazioni – prima ancora dei risultati – sembrano dire che Recanatese e Pescara siano in condizioni psicologiche e tecniche di gran lunga peggiori in queste settimane.
La classifica alla fine non mente più di tanto
I possibili tre punti di Fermo avrebbero portato la SPAL con tre quarti di testa fuori dall’acqua e invece per la sedicesima (!) giornata consecutiva (su un totale 27) si rimane in zona playout, come a ricordare a tutti che iniziare a fantasticare sul decimo posto rischia d’essere un esercizio per ottimisti sfrenati e compilatori seriali di tabelle (che sono là fuori attorno a noi, quasi insospettabili). Ha detto bene Di Carlo prima dell’ultima gara: prima tiriamoci fuori da questo pantano, poi eventualmente si potrà guardare ad altro. L’importante è che se ne convincano per davvero anche i suoi giocatori.
Che gli piaccia o no, Carraro ci finisce sempre in mezzo
Povero Carraro. Nel momento della stagione in cui ha ritrovato ritmo e giocate – grazie anche a un sergente come Büchel accanto a lui – finisce sul tabellino per un autogol sul quale non può avere alcuna responsabilità. La Fermana non gli porta bene: nella partita d’andata ebbe un’occasione clamorosa per sbloccare il risultato e sparò la palla in curva, prendendosi parecchie critiche. Stavolta un errore vero e proprio non c’è stato e, anzi, il suo apporto è stato buono nei momenti in cui la SPAL è riuscita a tenere delle distanze adeguate.
Venerdì arriverà qualche risposta in più
Non si può mettere in dubbio che il ritorno di Di Carlo abbia portato a un cambio d’atteggiamento e permesso alla SPAL di lavorare su un qualche tipo di identità che prima non c’era. Ora però si tratta di capire se la squadra ha beneficiato di incroci con avversari eccessivamente fragili o ha effettivamente messo le basi per dimostrare davvero la forza che serve per salvarsi senza passare dagli spareggi. La partita contro l’Arezzo non può essere considerata decisiva in alcun modo, ma potrà dare indicazioni significative. I toscani sono proprio in quella zona di classifica in cui vorrebbe tanto essere la SPAL e hanno chiuso un periodo difficile scolandosi il ricostituente Recanatese, che ultimamente è la soluzione ideale per tante squadre. La partita di andata fu senza storia, questa andrà giocata con una lucidità totalmente diversa per non vanificare immediatamente gli effetti benefici del nuovo cambio in panchina.