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Sul campo le cose non vanno proprio come si sperava, ma la SPAL è anche molto altro. Questo è in sintesi il punto di vista di Corrado Di Taranto, direttore generale del club biancazzurro, che ha approfittato di un’intervista a Radio Dolce Vita per evidenziare alcuni degli aspetti della vita societaria che per forza di cose sono meno esposti alla luce dei riflettori.

ORGANIZZAZIONE – “Una società di calcio è formata da numerose persone e sono proprio le persone quelle che fanno la differenza. Quando sono arrivato alla SPAL ho trovato grande professionalità da parte di tutti. Abbiamo quasi 60 dipendenti che sono divisi in varie aree: c’è la parte sportiva, quella amministrativa, quella di organizzazione interna, quella di comunicazione, quella di marketing, quella impiantistica, quella di sicurezza e infine tutta una parte legata al mantenimento del convitto. É inoltre presente anche una piccola società all’interno, ovvero una fondazione (la SPAL Foundation, ndr) che si prodiga per raggiungere gli obiettivi sociali del club. A tutte queste persone aggiungiamo inoltre tutti i collaboratori che hanno solamente piccoli salari o rimborsi spese. Probabilmente sono loro le figure più importanti in quanto fanno tutto per amore della nostra società. Personalmente posso dire che è un orgoglio dirigere tutta questa struttura”.

SETTORE GIOVANILE – “Il totale dei ragazzi del settore giovanile arriva a 260 per quanto concerne la parte maschile, a cui vanno sommate le 170 tesserate per il settore femminile. Quest’ultimo sta molto a cuore a me e al presidente Tacopina perché si è molto sviluppato negli ultimi anni e rappresenta una pubblicità importante per tutta la società. In totale abbiamo all’incirca venti squadre con annessi pulmini e quindi autisti, allenatori e collaboratori. Di norma si entra nel settore giovanile già compiuti i 6 anni di età e Max De Gregorio (l’attuale responsabile del vivaio, ndr) ha portato avanti una strategia che reputo corretta. La SPAL non fa scuola calcio per permettere a tutte le società del territorio di farla a pagamento. Quindi nel nostro caso andiamo a selezionare direttamente i giovani atleti. É sicuramente una scelta diversa rispetto a tante altre società professionistiche che presentano una squadra selezionata e una che invece non lo è fino alla categoria giovanissimi, quindi fino ai 13/14 anni. Poi per selezionare un ragazzo, esistono ancora i provini. Ci sono osservatori che segnalano determinati bambini che vengono successivamente chiamati e provati dai nostri allenatori in allenamenti o in gare amichevoli. Nel caso il ragazzo dovesse risultare idoneo viene aggregato alla squadra in un torneo e poi eventualmente inserito. Altra caratteristica particolare è che teniamo i bambini con noi per almeno tre anni, facendogli cambiare in un certo senso la routine di vita. Infatti, anche se un bambino non dovesse progredire tecnicamente o comunque non dovesse raggiungere determinati risultati nell’arco di questi tre anni potrà dire di aver svolto una grande esperienza di vita all’interno di un settore giovanile professionistico”.

SOCIETÀ DEL TERRITORIO- “La SPAL lascia grande spazio alle società del territorio e si avvale di una collaborazione necessaria sia per inserire nuovi bambini nel settore giovanile sia per quanto concerne l’organizzazione di tornei o attività. Ci sono spesso collaborazioni tra allenatori per capire le diverse tecniche con cui si lavora. Dico sempre che è più difficile allenare in ambito dilettantistico che in quello professionistico perché è più facile lavorare con ragazzi già selezionati. Ci sono tanti bravi allenatori e preparatori atletici nel territorio e proprio per questo il dialogo e il confronto possono favorire il percorso di tutti i soggetti in causa”.

CONVITTO – “In questi ultimi anni è stata rimessa a nuovo una struttura abbastanza fatiscente. La società ha investito molto nel convitto che presenta all’incirca 70 posti letto, 50 posti nel solo ristorante, una sala ricreativa e una reception. Ci sono tante persone che lavorano per questi ragazzi che un domani potranno fare le fortune della prima squadra. In tanti anni che lavoro nel calcio non ho mai visto una cosa simile. L’unico difetto della struttura può essere che sia in una posizione tutto sommato lontana rispetto alla nostra sede però grazie all’utilizzo dei pulmini gli spostamenti sono comunque agevoli. Nell’organizzazione interna viene posta una grande enfasi sull’educazione scolastica e sul rispetto delle regole”.

FONDAZIONE SPAL – “Quando sono arrivato a Ferrara, la fondazione era già attiva e quindi ho cercato di migliorarne tutte le attività. Il primo progetto su cui ho lavorato è il progetto SPeciALissimi in cui abbiamo aiutato famiglie che hanno bambini con alcune difficoltà a organizzare due allenamenti e amichevoli ogni settimana con il coinvolgimento di tecnici e giocatori. Considero questa esperienza come un grande esempio di attività sociale perché la loro gioia nel calciare un pallone è anche la nostra. Ci sono anche tanti altri esempi di attività sociali come la caccia alle uova organizzata prima della Pasqua, così come il nostro progetto di sostegno verso il canile di Ferrara. Ultima, ma non certo per importanza l’attività nelle scuole. Ogni settimana portiamo attività di orientamento all’interno delle scuole del territorio per far conoscere ai ragazzi il funzionamento di una conferenza stampa o anche ad esempio la gestione di uno stadio con annessi tesserati”.

OBIETTIVI – “Al di là dei progetti tecnici e sportivi che sono il motore principale, l’obiettivo è migliorare e mantenere una struttura che in una categoria come la serie C è veramente difficile gestire per lo scarso apporto economico e finanziario del campionato. La Lega Pro sposta molto di più l’attenzione sull’aspetto tecnico del progetto e meno su quello organizzativo a differenza delle categorie superiori e proprio per questo, visto che il nostro obiettivo è tornare al più presto a livelli diversi, dobbiamo farci trovare pronti per non disperdere il buono che abbiamo”.