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Non è un mistero che da ormai cinque anni a questa parte il clima generale attorno alla SPAL tenda al grigio con rare e brevissime schiarite. La discesa dalla serie A nel bel mezzo della pandemia ha rappresentato un trauma, l’impatto con la serie B è stato ruvido, il crollo in serie C ha assunto i tratti della disfatta e una stagione intera vissuta nelle retrovie ha ulteriormente messo in tensione i nervi dell’opinione pubblica (e non solo).

Nell’ultima settimana, complice anche un intervento del tutto inaspettato di Joe Tacopina, il dibattito sugli equilibri interni nell’ambiente SPAL ha ripreso intensità e anche la nostra testata ha ricevuto qualche tirata d’orecchie qua e là per aver proposto qualche contenuto non esattamente indulgente nei confronti della squadra e del club in generale, protagonisti di un campionato profondamente deludente.

Il confronto e la discussione non ci dispiacciono affatto e quindi prendiamo come esempio un paio di spunti arrivati tra social e casella di posta. Il primo arriva da Fabrizio Gallieri che la vede così: “Sembra che ci sia quasi un piacere nel trovare comunque qualcosa in più di negativo da mettere in risalto. E come per le dichiarazioni uscite nei giorni scorsi tutto questo non fa che gravare sulla squadra. Una squadra che, tranne per alcuni elementi, ha dimostrato di non avere ‘la testa’ per combattere, di non avere coraggio, di non avere ‘la garra’ per questa categoria. Vedi, se hai un paziente malato e gli dici che è veramente molto grave, che ci sono complicazioni, che mai nessuno prima di lui ha avuto una situazione così difficile… beh, lo stai già uccidendo. Ok, la società ha commesso gravi errori, il presidente ha una modalità che non è quella ‘nostra’ (su questo ci sarebbe da fare un lungo discorso), ha avuto comportamenti discutibili (non solo lui eh) e tante altre cose negative si sono sommate, infortuni, mister non all’altezza, eccetera. Ok, tutto vero. Ma se invece guardassimo da un punto di vista diverso? Riusciamo a dare un po’ di forza a quel poco di positivo che comunque c’è? La messa in luce di ragazzi del vivaio che si sono fatti una esperienza importante e sono sotto osservazione da club prestigiosi. Avere già in organico giocatori che nel prossimo campionato saranno importanti (es.: Bassoli, Dalmonte). Ricordo che nonostante tutto la SPAL non ha messo a casa alcun dipendente. E non è poco al giorno d’oggi. Vogliamo ricreare lo spirito che aveva creato Walter Mattioli? Tutti insieme a tirare dalla stessa parte? Mister Di Carlo lo dice a ogni conferenza stampa ed è il mantra che dobbiamo recitare tutti. Società che ci sia questo presidente o un altro, squadra, stampa, pubblico e tifosi. Solo così, sostenendo nel positivo la SPAL possiamo attivare di nuovo un circolo virtuoso. Basta ‘sparare’ su chi già ha poche forze. Attiviamoci tutti“.

Un punto di vista che in parte si concilia anche con uno degli interventi mediatici più recenti del direttore generale Corrado Di Taranto, che nell’ambito di un’intervista concessa a Radio Dolce Vita ci ha tenuto sottolineare come la SPAL sia attiva su tanti altri fronti e si stia spendendo per mantenere un rapporto sano con la comunità ferrarese.

Un incoraggiamento arriva anche da un messaggio che ci ha inviato Nicola Cavallini attraverso la nostra casella di posta: “Una parte di me simpatizza col nostro presidente, forse perché io ho fatto il viaggio al contrario (ho lavorato per più di un anno negli Stati Uniti). Capisco perfettamente quanto siano inconciliabili l’ultra-positività iper-competitiva d’oltreoceano con la sorniona durezza ferrarese. Visto però che in questi giorni a molti piace parlare di danaro voglio ricordare come nasce il mio amore per quella maglia biancazzurra a righe strette. Mio nonno faceva il sarto, nato a Tunisi da genitori trapanesi. Emigrato in Germania prima e Brasile poi (lui era di quelli che il viaggio lo fece in nave, 54 giorni amava ricordare), scelse vivere a Ferrara per amore di sua moglie e sua figlia. Era l’estate del 1992 e mio nonno disse a me e mio fratello: ‘Certo che in serie B si vedranno delle belle partite. Adesso finisco questo completo per il signor tal dei tali e con quello che guadagno faccio l’abbonamento, per me te e tuo fratello. Così andiamo alla SPAL tutti insieme’. Con questo voglio rassicurare gli investitori. Ferrara era splendida 500 anni fa e lo sarà per almeno altri 500 anni. Mio nonno ci portava alla SPAL ed io e mio fratello porteremo i nostri figli (diciamo almeno quando saremo convinti di potergli fare ascoltare il turpiloquio senza ripeterlo di necessità…). Il tifo alla SPAL non mancherà per almeno altri 50 anni. Ai giocatori chiediamo una sola cosa: fateci gioire ed abbracciare. Fosse serie A, B, C, o K la nostra gioia sarà sincera e l’abbraccio sarà fatto con slancio. Forse, ultimamente, qualche investitore avrà perso un po’ di danaro. Ma noi non abbiamo perso la SPAL“.