Olbia-SPAL sarà una partita del tutto ininfluente per il finale di stagione e quindi la SPAL ha pensato bene di risparmiare a Mimmo Di Carlo una conferenza stampa priva di contenuti per lasciare spazio al bilancio di fine stagione di Filippo Fusco, direttore dell’area tecnica societaria. Con il contratto in scadenza il 30 giugno 2024 (al pari di mister Di Carlo), il suo futuro è tutto da decifrare e questo è stato inevitabilmente uno dei tanti temi trattati dal dirigente.
BILANCIO STAGIONALE – “Dal punto di vista sportivo non posso essere soddisfatto della stagione come giustamente ha detto anche il presidente. Non c’è da festeggiare una salvezza alla SPAL perché qui le aspettative erano tutt’altre. Oltre all’aspetto sportivo ci sono state contemporaneamente tante altre situazioni, a cominciare dalle scorie che una retrocessione lascia in una squadra che retrocede. Difficilmente si riesce a fare immediatamente un campionato di vertice. A questo si sono aggiunti i tantissimi infortuni occorsi, più di 20 da trauma e qualcosa come 10-12 fratture. Queste non devono e non possono essere giustificazioni, il rammarico c’è perché quando la squadra è stata a ranghi compatti, nelle ultime 13 giornate più o meno, abbiamo dimostrato di poter tenere il passo delle prime“.
“La serie C è un campionato in cui spesso il solo tasso tecnico fatica a emergere ed essere decisivo: il caso della Juventus NextGen in questo senso è emblematico. Nel girone di andata disponevano di due campioni che ora sono titolari in serie A, come Yildiz e Huijsen, e si trovavano sul fondo della classifica, poi hanno fatto un girone di ritorno da squadra di vertice. Chiaramente è indice di come sulla classifica e sullo sviluppo della stagione non incidano solo questioni tecniche e questa è una dinamica che è toccata anche a noi. Reduci da una retrocessione, abbiamo inizialmente pagato la categoria e abbiamo sprecato molte energie in questioni extra tecniche“.
“L’onore e il piacere di questa esperienza sono sicuramente quelli di aver avuto la fiducia del presidente per poter lavorare alla SPAL, un grande ambiente. Vi confesso di essere davvero emozionato quando domenica con il Pineto avevamo 10mila persone al seguito che hanno festeggiato per e con la squadra. Le persone con cui ho lavorato sono state fantastiche. L’obiettivo prioritario era anche quello di mettere in equilibrio l’aspetto economico societario: abbiamo attraversato due sessioni di mercato in cui abbiamo realizzato introiti per 6,5 milioni, numeri importanti sapendo quello che comporta una retrocessione. Tutti insieme siamo riusciti a fare un mercato in uscita importante con cui è stato possibile garantirsi entrate economiche, mentre l’unica operazione onerosa è stata quella di Petrovic dal Trento“.
“Il monte ingaggi era spropositato e siamo riusciti a ridurlo del 40%: un obiettivo assolutamente di primo piano per riequilibrare i conti raggiungo grazie alla disponibilità di molti calciatori che hanno accettato di andare in prestito, rinegoziando il contratto o di spalmare il loro accordo su più anni rispetto al previsto. I calciatori con contratti pesanti che sono andati via in prestito, come La Mantia che alla Feralpi ha giocato con costanza e segnato 7 gol, Thiam si è affermato come titolare indiscusso alla Juve Stabia e Murgia si è fatto notare in Romania, hanno tutti avuto minutaggio e quindi ci si augura che il prossimo anno abbiano modo di avere un certo mercato e alleggerire ulteriormente i conti del club. Tutto questo mi rende comunque contento, perché come direttore sportivo bisogna sempre avere la doppia visione: sportiva ed economica. Per il primo non posso chiaramente essere soddisfatto perché avevamo un obiettivo diverso, ovvero quello di lottare con le squadre di vertice. Per il secondo invece abbiamo fatto cose importanti e ristabilizzato i conti della società, nonostante il peso della retrocessione“.
“Sul fronte dei ricavi ci sono state cessioni come quella di Prati che hanno portato un grande vantaggio tra parte fissa e variabile, o come quelle dei calciatori andati al Torino su cui abbiamo conservato una percentuale futura. Lo stesso Prati ha portato dei bonus su condizioni che si sono verificate, Meccariello aveva una situazione simile ma si è fatto male subito e non ha maturato i presupposti per portarci ulteriori soldi“.
SCELTE TECNICHE – “Alla luce del campionato che abbiamo fatto non potrei essere contento delle scelte di costruzione della squadra fatte, sarei stupido. Però ricordo bene che alla fine della sessione di mercato il mister disse che era soddisfatto della squadra e che tutti gli obiettivi erano stati raggiunti, mentre sia voi giornalisti sia altri direttori sportivi di categoria concordavate sulla riuscita della composizione della rosa mettendo la SPAL tra le prime squadre del girone insieme a Cesena e Perugia. Questo non è avvenuto e dobbiamo inevitabilmente farci delle domande. In parte le difficoltà si possono attribuire agli infortuni, in parte a mie scelte sbagliate, ovvero errori di sopravvalutazione di alcuni giocatori e altri che non sono riusciti ad esprimere il proprio potenziale fino in fondo. Sono invece contento del mercato che abbiamo fatto a gennaio perché nonostante i tanti infortuni siamo riusciti a dare alla squadra quello che le mancava: Buchel ci ha portato personalità in mezzo al campo, Zilli e Petrovic in attacco sono diventate le alternative che mancavano, mentre Galeotti è stato una grande sorpresa, nonostante fossimo stati sfortunati sul portiere. Lo avevamo visto in ritiro, è rientrato con grande responsabilità e carica e siamo contenti che sia un giovane di Ferrara“.
“Essere stati in grado di valorizzare tanti giovani cresciuti nel settore giovanile è un’altra cosa che ci rende orgogliosi perché il 2006 con più minuti tra i professionisti in Italia gioca nella SPAL ed è Emanuele Rao. Puletto si è fatto vedere; Parravicini è andato al Genoa ma è stato anche mentre era ancora con noi un convocato fisso delle nazionali giovanili; Saiani ha patito qualche problema fisico di troppo ma ha disputato delle grandi partite quando è sceso in campo. Contiliano si candida a essere uno dei riferimenti della SPAL del presente e del futuro. Queste sono piccole soddisfazioni che però ci danno la base su cui costruire, al pari dei giocatori che sono arrivati in prestito, su cui la SPAL ha mantenuto la possibilità di controllo e di riscatto o rinnovo del prestito. Questi sono tutti aspetti di cui devo tenere conto in sede di calciomercato“.
FUTURO – “Considero l’anno appena trascorso come uno in cui io e il presidente abbiamo avuto modo di conoscerci meglio visto che ci eravamo già incrociati per qualche mese a Bologna. Abbiamo culture, formazioni e visioni diverse e per questo dico che questa stagione è stata anche fisiologica per conoscerci meglio. Nel momento in cui si capisce che non c’è una totale unità di vedute è chiaro che l’entità superiore da tutelare diventa assolutamente il club. Se dovesse esserci un riallineamento una mia permanenza non sarebbe una cosa da escludere, ma a oggi dico che conoscendo meglio il presidente riconosco che abbiamo punti di vista diversi su molti aspetti. Questo è da vedere anche come un arricchimento se vogliamo: non è detto che il mio modo di vedere le situazioni sia migliore del suo, ma dal momento in cui non si è completamente allineati c’è il rischio di creare dei cortocircuiti che non aiuterebbero il club. Poi vediamo, mancano ancora dei giorni, c’è ancora una partita e il presidente non è in Italia: avremo modo di chiarirci. Il punto principale non è il mio futuro ma quello della SPAL e penso che quest’anno che si sia comunque creata una base tecnica e morale su cui ricostruire“.
“Quello di cui vado maggiormente orgoglioso è proprio che nelle ultime giornate si è ricreato per merito di Di Carlo, dei giocatori e dello straordinario pubblico di Ferrara, una grande coesione ambientale. Una cosa che si era persa sul finale della scorsa stagione e che ora abbiamo recuperato: il ritrovato legame tra squadra e gente è il punto da cui ripartire e, anche se i miei meriti sono relativi, vado orgoglioso di questo risultato. Ci ho sempre creduto fino alla fine nella possibilità di poter ricreare qualcosa e mettere le basi per lavorare. Il Cesena per tornare in B ci ha messo sei anni: la C è una categoria difficile e per risalire servono pazienza, visione e lungimiranza. Ovviamente prima si vince è meglio è: e per questo rimane quel pizzico di rammarico per il finale che avevamo fatto. Eravamo tutti convinti che a pieno regime ce la saremmo potuta giocare con tutti“.
“Se mi riconfermerei? Non mi voglio dare pagelle, né su gennaio né sul mercato di luglio. Buono o meno buono è facile dirlo solo con il senno di poi, basta leggere i giornali dell’epoca o lo testimoniano i messaggi di direttori sportivi di club di vertice che mi hanno fatto i complimenti per il mercato fatto a zero. Non è il mercato in sé su cui bisogna focalizzarsi o su cui tutto il giudizio di un direttore sportivo viene fatto. Le cose più importanti sono la gestione, la capacità di creare una certa atmosfera: una squadra di calcio è anche uno stato d’animo e creare questa identità è compito proprio del direttore sportivo. Il mercato di gennaio non va infatti giudicato positivo solo perché ci ha fatto vincere qualche partita in più, bensì per i miei valori, la mia professionalità e la serietà. Io penso di essere una risorsa per il club, ma per sfruttare questa risorsa ci vuole un comune sentire da entrambe le parti: io non chiedo una seconda chance, per me valgono molto di più i vincoli morali e se c’è volontà di proseguire di comune intento, la SPAL è un club importante e ambizioso. Ho ringraziato il presidente per avermi dato questa opportunità e la sua fiducia, ma non sento il giudizio di nessuno se non quello dei tifosi che sono i principali referenti“.
PROGRAMMAZIONE – “Io mi auguro ovviamente ci possa essere la maggior continuità possibile con quello che abbiamo create in questo finale di stagione. Io ragiono come se dovessi rimanere alla SPAL per altri dieci anni, è un obbligo morale e professionale. Tutti i giocatori che abbiamo preso in prestito hanno la possibilità di rimanere a Ferrara e questa sarà una scelta del direttore sportivo o eventualmente dell’allenatore. Dal mio punto di vista la continuità è un valore, riuscire a confermare almeno in parte questo gruppo è un aiuto per tutti i ragazzi. Ho parlato con loro sia nel momento in cui li abbiamo presi sia nelle ultime settimane nella gestione quotidiana e costante nel gruppo: per loro la SPAL è una priorità quindi prima di fare altre qualunque tipo di valutazione comunque loro aspetteranno e ascolteranno la SPAL“.
MISTER – “Di Carlo è l’allenatore che ho scelto io e mi auguro la stessa continuità che auguro al gruppo squadra. C’è stato un momento di difficoltà iniziale, nella mia storia professionale non ho praticamente mai esonerato un allenatore e il cambio non è stato semplice soprattutto proprio perché tutte le scelte tecniche venivano dal sottoscritto. Il mister ha fatto un grande lavoro nella seconda parte di stagione, così come probabilmente non era riuscito a fare a inizio stagione pagando le situazioni collaterali con cui anche Leonardo Colucci ha dovuto fare i conti. Colgo l’occasione per ringraziare anche lo stesso Colucci che ha dato tutto sé stesso per la SPAL: ha dovuto convivere con mesi difficili per i tanti infortuni che sono occorsi e non ha mai fatto mancare la sua professionalità e il suo impegno. Poi purtroppo dobbiamo essere giudicati sulla base dei risultati e il mio compito, a volte ingrato, è proprio quello di fare valutazioni contingenti in determinati momenti. Il ritorno di Di Carlo ha riportato entusiasmo e autostima, il mercato di gennaio è stato mirato e ci è stato riconosciuto come mercato di qualità nonostante fatto con costi limitati e ingaggi nei parametri imposti“.
AMBIZIONI – “Al di là dei valori della rosa, la continuità è sempre un valore aggiunto. Le due retrocessioni in pochi anni sono state pesanti per tutto l’ambiente e non mi riferisco solo al gruppo squadra, ma a tutto l’ambiente. Nel tempo queste scorie negative sono state limitate e la squadra è cresciuta: questo avviene per piccoli passi, ritrovando la fiducia, recuperando gli infortunati e anche grazie all’ambiente di un certo tipo che favorisce i calciatori ad esprimersi. Sicuramente i giocatori che sono arrivati hanno capito l’importanza di giocare alla SPAL e si sono conosciuti meglio reciprocamente: l’importante è sempre la visione di identità e per questo ci vuole del tempo. A volte può funzionare in fretta, come mi è successo al Bologna in cui siamo riusciti a risalire in A dopo un solo anno di B, a volte va meno bene come sta accadendo allo Spezia che arranca sul fondo della B nonostante gli anni di A. La C è un campionato molto equilibrato e a dimostrarlo ci sono le squadre che hanno vinto i gironi A e C: una retrocessa e poi ripescata, l’altra che non era assolutamente data tra le favorite. Le sorprese sono dietro l’angolo e purtroppo il blasone, il pubblico straordinario e la storia contano fino a un certo punto. Io però sono convinto che questa sia una squadra competitiva come ha dimostrato di esserlo nelle ultime giornate, ma le variabili sono sempre tantissime“.
RAMMARICO – “I numeri dicono che attualmente siamo l’undicesima squadra del campionato, ma come valori in campo siamo sicuramente nelle prime cinque. I fattori che hanno inciso sul rendimento dei giocatori sono tanti, a partire dagli infortuni e dal circolo vizioso negativo in cui siamo entrati per diversi mesi e da cui uscire diventa sempre complicato, al pari del circolo virtuoso in cui si può entrare inanellando prestazioni e vittorie. La serie C rimane quel campionato in cui a fare la differenza tra vittoria, pareggio e sconfitta sono i dettagli e questo vale per ogni risultato che abbiamo raccolto. I valori in campo sono così equilibrati che a fare la differenza è un qualcos’altro, che direttore, allenatore e società devono essere bravi a conferire alla squadra, soprattutto per un club che per ogni partita in casa ti può dare 5-7000 spettatori se non addirittura 10000“.
STABILITÀ SOCIETARIA – “Una retrocessione è un bagno di sangue per ogni club, figurarsi se in pochi anni una società scende di due categorie. Riuscire a riequilibrare i conti è l’obiettivo principale per qualunque manager: in questo caso quello sportivo sono io, quello finanziario è Corrado Di Taranto. Il nostro arrivo è stato tardivo, perché io sono entrato a fine giugno mentre Corrado a luglio inoltrato. La tempistica non ha sicuramente aiutato: iniziare a costruire la squadra a fine giugno non è facilissimo. La serie C è complicata anche per gli investitori e i soci che però non hanno mai fatto mancare il loro contributo negli ultimi anni grazie anche all’entusiasmo del presidente e alle persone che ha sempre coinvolto. Ciò significa che anche noi che gestiamo l’area sportiva non dobbiamo mai perdere di vista l’equilibrio, a partire dagli ingaggi che, al netto di quelli pregressi, sono sempre più contenuti di molte squadre di categoria, fino agli acquisti scellerati di determinati calciatori. Il duplice vantaggio della C è quello di poter vendere buoni giocatori a condizioni favorevoli e valorizzare dei giovani come i nostri grazie al lavoro svolto da Ludergnani, Catellani e De Gregorio quest’anno. In C non bastano le proprie risorse per essere autosufficienti, serve l’apporto dei soci e in questi anni Tacopina non l’ha mai fatto mancare“.
SETTORE GIOVANILE – “I giovani sono sicuramente una priorità per la SPAL. Dire oggi chi può rimanere, partire o tornare è difficile e dipenderà da tante valutazioni che riguardano il piano tattico, la scelta del tecnico, una continuità eventuale dell’attuale progetto tecnico. Il caso più emblematico di quest’anno è sicuramente quello di Nador: l’anno scorso ha fatto bene in prestito, ad Ancona è partito bene per poi non trovare più spazio e lo abbiamo riportato qui perché è un nostro patrimonio e ha fatto vedere buone cose. Oggi sappiamo che è un giocatore su cui si può puntare sia tecnicamente sia per un discorso di valorizzazione futura. Contiliano è un altro giocatore che ha dato un contributo importante quando è riuscito a giocare, per via dei tanti problemi che quest’anno lo hanno frenato. Puletto, che ho visto pochi giorni fa a Vicenza, è entrato a venti minuti dalla fine e ci ha messo tutta la voglia e l’energia che ci ha fatto vedere anche qui. Dumbravanu a Messina ha fatto un ottimo girone di ritorno, anche se qui non è riuscito a ritagliarsi lo spazio che probabilmente meritava. Per il prossimo anno andrà valutato sicuramente chi potrà rimanere in rosa sin da subito e chi invece potrebbe giovare di un’esperienza di prestito per tornare con più vissuto. Un grande rammarico personale è Orfei: dopo un inizio in cui si erano viste le sue qualità a gennaio ha avuto due o tre opportunità per andare a giocare in prestito, ma il ragazzo ha preferito rimanere qui. Penso sia stato un errore e infatti non ha trovato grande minutaggio. Al pari di Puletto e Parravicini, avevano tutti dimostrato di avere delle qualità e lo step successivo era quello di andare a giocare: il ragazzo ha fatto altre valutazioni e io le ho rispettate. Orfei è un altro di quei giocatori che può avere un futuro alla SPAL e per questo secondo me è stato un peccato. Saranno tutte valutazioni da fare per chi programmerà la prossima stagione: uno dei vantaggi di essere rimasti fuori dai playoff può essere questo“.
DIVERGENZE CON TACOPINA – “Nessuna divergenza. Tacopina mi ha scelto per questo ruolo, poi ognuno di noi due ha avuto punti di vista diversi, ma mai mi permetterei di dire che il mio o il suo siano quello giusto. Ovunque è andato Tacopina ha fatto bene: ha rilanciato il Bologna e il Venezia e ora sta provando con la SPAL: non ci è ancora riuscito ma sono convinto che con o senza Fusco ce la farà perché è in grado di farlo. Non ci sono state divergenze, semplicemente io ho le mie visioni, faccio questo lavoro da anni e ho le mie idee per la passione che ci metto. Non ho un carattere facilissimo, ma ci metto sempre tutto me stesso in tutto quello che faccio e nei rapporti personali con il club. Dai magazzinieri all’apice del club. Il presidente è colui che detta la linea, ha le capacità manageriali per gestire un club ed è giusto così: ci siamo conosciuti meglio e abbiamo capito che ci sono punti di vista diversi anche nella visione dei ruoli. Se poi queste cose possono essere sistemate per il bene comune sono aperto a tutto, ma ad oggi non posso dire che mi trovo allineato al 100% su tutto quello che pensa e che vuole attuare. Futuro? Non ho dubbi su questo, il percorso che ha fatto in Italia parla per lui e so quanto ci tiene alla SPAL e questo progetto, quindi sono sicuro che ci riuscirà nuovamente“.